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GENERALI, CADE LA PRIMA TESTA? – E’ QUELLA CHE APPARTIENE AL COLLO DI GIOVANNI QUAGLIA, IL MALDESTRO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO CHE SI ERA SCHIERATO CON LA LISTA CALTAGIRONE - APERTURA DI FIDUCIA PER IL NUOVO PRESIDENTE ANDREA SIRONI, MENTRE PER L'AD PHILIPPE DONNET, DEI TRE CONSIGLIERI CALTAGIRINI, COME MAI MARINA BROGI SI È ASTENUTA? - MEDIOBANCA, DA ‘’SALOTTO DI CUCCIA’’ A PUBLIC COMPANY DI NAGEL, FINO A QUANDO SONO SBUCATI DEL VECCHIO E CALTA. PERÒ TUTTO APPARE BLOCCATO FINO ALL'OTTOBRE 2023…

ANDREA SIRONI

Andrea Greco per “la Repubblica”

 

Apertura di fiducia per il nuovo presidente Andrea Sironi, ancora ostilità con l'amministratore delegato Philippe Donnet, confermato dall'assemblea Generali venerdì scorso. In sintesi, è la posizione dei tre consiglieri della lista dei soci sfidanti, che hanno debuttato ieri nel primo cda del mandato 2022-24.

 

Francesco Caltagirone, Marina Brogi e Flavio Cattaneo hanno approvato la designazione del presidente. Ma continuano a schierarsi contro Donnet, che volevano sostituire con l'ex collega Luciano Cirinà: Caltagirone e Cattaneo avrebbero votato contro l'attribuzione delle deleghe operative all'ad, Brogi si sarebbe astenuta.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

La riunione, svolta in un clima piuttosto disteso si racconta, è stata breve ed è servita, oltre che a formare il duo di vertice, a prendere contatto tra i 13 rappresentanti, diversi dei quali di nuova nomina. Nei prossimi giorni il cda si riunirà per formare i comitati interni. Sarà quello il momento chiave per capire quanto l'organo deliberativo di Generali saprà operare nell'interesse di tutti gli stakeholder, ovvero prevarrà la logica dello scontro dell'ultimo anno.

massimo lapucci giovanni quaglia

 

La tattica del nuovo presidente potrebbe vertere sul più ampio coinvolgimento di tutte le figure e le competenze, per andare oltre i criteri di maggioranza. Non sarà facile: i due fronti hanno posizioni distanti, e molti fascicoli aperti con le autorità e le procure.

Intanto per uno dei principali azionisti critici del Leone alato si annuncia una resa dei conti interna.

marina brogi

 

È Fondazione Crt, dove il 18 maggio si riunirà la "Commissione 1" del consiglio allargato. L'organismo, con funzioni di raccordo tra il parlamentino e il cda ristretto dell'ente, ieri avrebbe scritto al presidente Giovanni Quaglia, chiedendo di ridiscutere il dossier Generali.

 

Tra un paio di settimane, a quanto si apprende, la stessa maggioranza chiederà a Quaglia di prendere atto della sconfitta nella conta di venerdì. Potrebbero sortirne cambiamenti radicali, come la richiesta di liquidare la quota dell'1,7%. Da capire come reagirà il vertice della Fondazione. Già il 20 aprile il cda di Crt, con mozione votata da cinque consiglieri e un astenuto, aveva deciso di non candidare Quaglia per i vertici Acri da nominare a giorni, indicando il vicepresidente Maurizio Irrera.

 

LA MUTAZIONE DI MEDIOBANCA DA SALOTTO AD AVVERSARIO DEL CAPITALISMO FAMILIARE

LE LISTE DEI CANDIDATI PER IL CDA GENERALI

Francesco Manacorda per “la Repubblica - Affari & Finanza”

 

Lo scossone non si è visto. A Trieste la pace torna - in apparenza - a regnare sotto il segno di un nuovo consiglio d'amministrazione scelto dai soci in base alla proposta dei cda uscente. Ma se la scossa non è evidente, questo non significa che sotto la superficie non ci sia un movimento tellurico che potrà portare a esiti meno scontati.

 

Donnet Caltagirone Del Vecchio

Il primo movimento da registrare ha un carattere quasi paradossale. La Mediobanca che per decenni ha rappresentato il capitalismo familiare italiano, attraverso la presenza di numerosi gruppi industriali e finanziari prevalentemente del Nord nel suo azionariato e nel suo patto di sindacato, adesso si trova sul fronte opposto a quel genere di capitalismo, o almeno a ciò che ne rimane.

 

Marina Brogi

Il voto del gruppo Benetton, assieme a quello della Delfin di Del Vecchio, a sostegno della lista Caltagirone, ha segnato in modo chiarissimo la contrapposizione tra un modello "padronale", convinto che il modo migliore per gestire e liberare le energie del grande gruppo assicurativo fosse quello di avere la presenza diretta dei soci in consiglio, e un modello "manageriale" che invece affida alle tecnostrutture dell'azienda il compito di gestirla al meglio, dando alla presenza dei grandi azionisti in cda un ruolo diverso, seduti tra i passeggeri e non più tra i conducenti.

sabrina ferilli flavio Cattaneo

 

È noto che questa interpretazione è contestata proprio da chi - come Caltagirone - ha presentato una propria lista in opposizione a quella del cda uscente, considerandola una semplice emanazione del potere di Mediobanca.

 

giovanni quaglia

Ma va detto che venerdì al voto di Trieste questa linea non ha retto. Gli istituzionali hanno votato in maggioranza proprio per la lista del cda, considerando evidentemente il piano industriale presentato da Philippe Donnet più convincente di quello illustrato dalla sua controparte.

 

E anche lo scarto con cui si è affermata la lista del cda - scarto superiore alla somma dei titoli presi in prestito da Mediobanca e da quelli su cui la De Agostini si è riservata i diritti di voto pur avendo ceduto le proprie azioni - riduce in modo radicale la possibilità per Caltagirone e i suoi alleati di un ricorso legale contro l'esito dell'assemblea.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

L'opposizione tra Mediobanca e il capitalismo familiare italiano dipende a sua volta da un mutamento della natura della banca d'affari, guidata da quasi un quindicennio da Alberto Nagel. Da "salotto buono" del capitalismo italiano, quale era tradizionalmente Mediobanca - anche se il fondatore Enrico Cuccia era più burattinaio che burattino in mano ai suoi grandi soci - Nagel ha spinto sempre più l'istituto verso un modello simile a una public company, con gli investitori istituzionali arrivati alla metà del capitale e il vecchio patto di sindacato ridotto adesso a un leggerissimo patto di consultazione che coinvolge poco più del 10% del capitale.

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Allo stesso tempo l'attività dell'istituto si è diversificata, mettendo accanto alla tradizionale attività di banca d'affari il private banking, la gestione del risparmio e il credito al consumo.

Il modello public company è stato così tanto spinto da management e azionisti che la lista del cda è spuntata in Mediobanca all'ultimo rinnovo del consiglio e prima ancora che facesse la sua comparsa in Generali, a segnare appunto l'autonomia di chi gestisce l'istituto nei confronti dei grandi soci e l'interesse a soddisfare tutti gli azionisti.

philippe donnet

 

Tutto sarebbe lineare, se non fosse che nell'ultimo anno la presenza di soci tutt' altro che da public company è aumentata vertiginosamente in Mediobanca proprio con l'arrivo di Del Vecchio, a un passo dal 20%, e di Caltagirone, che oggi ha poco più del 3% ma con l'opzione di arrivare fino al 5%.

 

Lo sbarco dei due alleati in Generali anche a piazzetta Cuccia è stato ovviamente letto come un modo per aumentare la pressione su Nagel in vista dello scontro a Trieste. Adesso che quello scontro si è risolto per loro con una prevedibile sconfitta, che cosa succederà? L'ipotesi più improbabile è che la pace torni davvero a regnare sia in Generali sia in Mediobanca. Una spinta di Donnet verso le grandi operazioni che gli azionisti dissidenti chiedevano potrebbe contribuire a portare anche loro con la maggioranza del consiglio, ma al momento non c'è da ritenere che l'ad defletta dalla linea di prudenza che ha illustrato anche in occasione dell'ultimo piano industriale e che il mercato ha premiato venerdì.

 

Francesco Saverio Vinci DG Mediobanca Alberto Nagel Ad e Renato Pagliaro Presidente di Mediobanca 0_pr

Molto più possibile che adesso in Generali si formi una sorta di minoranza di blocco, con i tre consiglieri della lista Caltagirone pronti a ostacolare alcune mosse dell'amministratore delegato. In questo scenario è prevedibile che la tensione si riverberi su Mediobanca, dove però tutto appare bloccato fino all'ottobre 2023, quando si dovrà rinnovare un consiglio d'amministrazione che oggi non vede presenti né Del Vecchio né Caltagirone. Se battaglia sarà tra Mediobanca e il capitalismo familiare, come è probabile che sia, sarà una lunga battaglia. l