RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 – SIAMO UOMINI O GENERALI? AD AGORDO LA CONFUSIONE REGNA SOVRANA - MA CHE SENSO HA CHE DEL VECCHIO PROCLAMI CHE INVESTE IN MEDIOBANCA PER FARE GENERALI GREAT AGAIN (DOVE ERA IN CDA NEGLI ULTIMI 13 ANNI?) E POI QUANDO C’È DA APPROVARE UN’OPERAZIONE DI CRESCITA (CATTOLICA) NON SI PRESENTA E NON LA VOTA?
2 – GENERALI, QUALCHE IPOTESI SUL PERCHÉ DEL VECCHIO E CALTAGIRONE NON HANNO APPROVATO IN CONSIGLIO IL BLITZ SU CATTOLICA
Carlotta Scozzari per “Business Insider Italia”
Sono le ore 23.59 del 24 giugno 2020 quando le Assicurazioni Generali, con un blitz a sorpresa, annunciano una “partnership strategica” con Cattolica Assicurazioni che, tra le altre cose, impegna il gruppo triestino a investire 300 milioni per rilevare il 24,4% della compagnia veronese.
“Il consiglio di amministrazione di Assicurazioni Generali – spiega una nota della società del Leone – riunitosi oggi sotto la presidenza di Gabriele Galateri di Genola, e il cda di Cattolica, riunitosi sotto la presidenza di Paolo Bedoni, hanno approvato l’avvio di una partnership strategica tra il Gruppo Generali e il Gruppo Cattolica”.
Il cda del gruppo triestino che dà il via libera all’operazione, e che a maggior ragione nell’era del Covid-19 prevede il collegamento video, registra, tuttavia, due assenze illustri (come riferito da Affaritaliani.it): Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente vicario e tra i maggiori soci con una quota del 5,11%, e Romolo Bardin, rappresentante in consiglio di Leonardo Del Vecchio, a sua volta azionista al 4,84% delle Generali e al 9,89% di Mediobanca, dove ha da poco domandato alla Bce di salire al 20 per cento. Come riportato sempre da Affaritaliani.it, fonti vicine a Del Vecchio hanno riferito che il patron di Luxottica “vede di buon occhio l’operazione”.
philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali
C’è tuttavia chi continua a interpretare le due rumorose assenze come un segnale se non proprio di mancato gradimento almeno di mancato entusiasmo per un’operazione, quella su Cattolica appunto, messa in piedi di corsa nel giro di pochi giorni dall’amministratore delegato Philippe Donnet.
francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt45
Occorre poi rilevare che è la prima volta che, nel 2020, Caltagirone e Bardin non partecipano a un consiglio di amministrazione delle Generali. Al 22 maggio scorso, infatti, i due consiglieri risultavano avere preso parte a tutte le nove sedute (sulle 15 inizialmente previste) tenute dal cda nel corso di quest’anno.
Stesso discorso per il comitato per le operazioni strategiche: da gennaio al 22 maggio 2020, l’organo si è riunito quattro volte (sulle due inizialmente previste) e Caltagirone e il rappresentante di Del Vecchio non hanno mai mancato un appuntamento. A ben vedere, i due, hanno preso parte anche a quello del 19 giugno, quando cioè – come da prassi in questi casi – il suddetto comitato si è riunito per esaminare proprio l’operazione su Cattolica.
Non è chiaro se l’occasione sia stata quella del comitato strategico, ma a quanto risulta i due azionisti Caltagirone e Del Vecchio, in parte pare appoggiati anche dalla famiglia Benetton (al 3,99% di Generali), avrebbero domandato di inserire condizioni più forti in relazione all’operazione.
Sembra, in particolare, che la trasformazione in società per azioni (Spa) di Cattolica fosse soltanto ipotizzata nella prima proposta disegnata da Donnet, mentre il comunicato del 24 giugno delle Generali fa sapere che la sottoscrizione dell’aumento di capitale riservato da 300 milioni è “condizionata alla trasformazione di Cattolica in Spa”.
Non va poi dimenticato che in Generali, in passato, sia Caltagirone sia Del Vecchio trovavano un importante punto di riferimento nel direttore generale Alberto Minali, poi uscito dal Leone, approdato proprio in Cattolica e da qui defenestrato nell’ottobre 2019 dopo essere entrato in conflitto col presidente Paolo Bedoni.
Un’altra condizione inserita successivamente all’iniziale disegno riguarderebbe un’elevata adesione da parte degli azionisti di Cattolica, alcuni dei quali in occasione dell’assemblea che domenica 28 giugno ha approvato l’aumento di capitale da 500 milioni complessivi hanno manifestato perplessità sull’operazione che coinvolge le Generali.
C’è poi chi tra i grandi soci del gruppo triestino avrebbe espresso qualche dubbio in relazione alla possibilità che gli attuali 500 milioni che oggi l’operazione impegna (300 milioni più 200 opzionali per una eventuale seconda tranche di aumento di capitale) possano aumentare in futuro, se per esempio Generali dovesse trovarsi a lanciare un’offerta. Fonti vicine al Leone spiegano che al momento non si prevedono ipotesi di questo tipo e tengono a precisare che operazioni strategiche come quella sulla compagnia veronese non passano se non esiste un consenso diffuso tra gli azionisti.
A ogni modo, al comitato strategico delle Generali che, cinque giorni prima del cda, ha preso in esame l’operazione su Cattolica, hanno partecipato tutti i componenti, ossia, insieme con Bardin e Caltagirone, anche lo stesso Donnet, Lorenzo Pellicioli e Clemente Rebecchini.
francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt42
Quest’ultimo, nel cda delle Generali, rappresenta il primo azionista al 12,86% Mediobanca, estremamente favorevole all’operazione anche perché, tra le altre cose, consente di schierare l’1% di Ubi Banca presente nel portafoglio di Cattolica dalla parte di Intesa.
La banca guidata da Carlo Messina, infatti, da febbraio è impegnata nell’acquisizione della banca nata sull’asse tra Bergamo e Brescia proprio con la consulenza di Mediobanca. L’istituto di Piazzetta Cuccia, tra l’altro, risultava essere consulente anche di Vittoria Assicurazioni che (come anticipato dal Giornale) aveva tentato in due diverse occasioni, ossia prima e dopo l’intervento dell’Ivass, di mettere le mani su Cattolica prima del blitz delle Generali.
L’ingresso di Generali in Cattolica però, oltre al tentativo di matrimonio in corso tra Intesa e Ubi, incrocia anche l’altra grande partita finanziaria del momento: l’ascesa di Del Vecchio al 20% di Mediobanca. E ripropone sulle Generali la stessa contrapposizione tra l’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, appunto entusiasta dell’operazione Cattolica, e il patron di Luxottica, come detto più scettico. La sensazione è che, se effettivamente Del Vecchio riuscirà a salire al 20% di Mediobanca, difficilmente in futuro a Trieste potranno passare operazioni che non incontrino il suo totale entusiasmo.
LEONARDO DEL VECCHIO LUIGI FRANCAVILLA FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIOLEONARDO DEL VECCHIOLEONARDO DEL VECCHIO NAGELfrancesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt41
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