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GENERALI-NATIXIS, ‘STO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE – IL PRESSING PER CONVINCERE IL TESTARDO DONNET A FARE MARCIA INDIETRO SULLA JOINT VENTURE PER CREARE UN COLOSSO ITALO-FRANCESE DEL RISPARMIO GESTITO SI INTENSIFICA: ALLA CONTRARIETA' DEL GOVERNO E DEGLI AZIONISTI MILLERI E CALTAGIRONE, SI AGGIUNGONO ORA QUELLI DI NAGEL (MEDIOBANCA) – L’AD DEL LEONE TIRA DRITTO: VUOLE SIGLARE UN ACCORDO DEFINITIVO ENTRO LA FINE DI GIUGNO, A CUI POI SEGUIRÀ LA NOTIFICA A PALAZZO CHIGI PER IL GOLDEN POWER (CHE BOCCERA' DEFINITIVAMENTE L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS...)
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per "la Stampa"
Il fidanzamento tra Generali e Natixis scricchiola. Nella difesa a spada tratta dell'accordo sul risparmio gestito, l'amministratore delegato del Leone, Philippe Donnet, è più solo. E anche i toni del manager francese si sono fatti concilianti. Anche perché il pressing per fare marcia indietro è in crescita. Parte dagli azionisti per arrivare al governo. Persino a Parigi qualcuno inizia a pensare che l'operazione possa non vedere mai la luce.
Adesso, però, i segnali si stanno moltiplicando. Mediobanca ha sostenuto con decisione l'operazione votandola in consiglio e nel ruolo di advisor, ma ora sembra che lo stesso ad Alberto Nagel sia più dubbioso: non tanto per la sostanza, quanto per la forma. Al punto che diverse fonti finanziarie raccontano che in Piazzetta Cuccia non tutti sarebbero dispiaciuti di una marcia indietro da parte di Donnet. Anche in attesa di capire se l'Ops annunciata da Mps vedrà la luce.
Il manager francese, però, resiste alla pressioni. Sull'accordo con Natixis si è speso in prima persona, lo ritiene un punto fermo del proprio piano industriale e soprattutto è convinto che per essere competitivi sul mercato dell'asset management servano dimensioni globali. […]
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
Se la ratio industriale è evidente […], un po' meno evidente è il ritorno prettamente finanziario della partita: fino al 2027 l'impatto complessivo della transazione - al netto delle imposte - è atteso tra zero e -25 milioni di euro. A partire dal 2028 - dopo la fine dell'effetto del dividendo preferenziale riconosciuto a Natixis - «l'impatto sull'utile netto rettificato è atteso esser superiore a 50 milioni» che dovrebbe salire oltre i 125 milioni l'anno «a dal 2030».
Nel 2024 il risultato operativo di Generali è salito a 7,3 miliardi con utile netto per 3,7 miliardi. Delfin, azionista al 9,9% di Generali e in attesa del via libera a salire oltre il 10%, e Caltagirone, socio al 6,9%, hanno aspramente criticato l'accordo perché metterebbe a rischio la sovranità del risparmio italiano: alla joint venture con i francesi verrebbero conferiti 630 miliardi di euro del Leone (i transalpini metterebbero 1.200 miliardi).
Risorse - secondo i contrari all'operazione - che non sarebbero più investite in Italia, ma rischierebbero di finanziarie imprese e attività all'estero - soprattutto se più redditizie. Motivo per cui l'obiettivo principale dei sei candidati di Caltagirone nella lista di minoranza - ovvero che non indica né un presidente né un amministratore delegato - è proprio quello di bloccare l'operazione.
Una riflessione condivisa anche dal governo. Ieri a margine del convegno annuale dell'Aifi, il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, parlando della lista dei candidati per il cda di Generali, presentata dal gruppo Caltagirone ha detto: «Bene che ci siano anche manager di società pubbliche» riferendosi all'ad di Enel, Flavio Cattaneo e all'ad di Acea, Fabrizio Palermo.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
Freni non si è sbilanciato sul futuro del fidanzamento con Natixis ma l'endorsment a Cattaneo e Palermo che sono contrari all'operazione è un segnale forte.
Lo sa bene Donnet che infatti non ha mancato di sottolineare come l'accordo sarà comunque finalizzato sotto il prossimo cda: in Francia sono ancora in corso le consultazioni con i sindacati e continueranno fino a inizio maggio, poi quando l'intesa diventerà vincolante verrà notificata a Palazzo Chigi per seguire l'iter del Golden power […]. L'idea di Donnet è quella di siglare un accordo definitivo con i francesi entro la fine di giugno.
FEDERICO FRENI ALLE PRESE CON LE SALSICCE A PONTIDA
Di certo, il disappunto di Caltagirone e Delfin, sommato alle perplessità del governo, fanno sussurrare a più di una fonte che «forse si sarebbe potuto aspettare il rinnovo del cda prima di prima di muoversi su Natixis». Generali, però, ha già risposto all'obiezione a gennaio spiegando che le occasioni sul mercato «vanno colte».
Poche settimane fa, per andare incontro al governo, Donnet annuncio l'idea di acquistare più Btp, dopo che a fine 2024 sono scesi a 35,6 miliardi di euro dai 39 miliardi dell'anno precedente e dai 63 miliardi del 2021. Difficile che basti a convincere Palazzo Chigi.
Certo, sciogliere la joint venture prima che l'accordo diventi vincolante costerebbe 50 milioni di euro, dopo sarebbe molto più caro.
fabrizio palermo
FLAVIO CATTANEO
sede di natixis a parigi
philippe donnet 3
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natixis
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