UNA CENA PER “SPOLPARE” FONSAI - GHIZZONI, NAGEL E IL “PAPELLO LIGRESTI” INVIATO PER RACCOMANDATA

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Alberto Gaino per La Stampa

Il "papello" fu inviato da Salvatore Ligresti ai vertici di Mediobanca per posta con una raccomandata. Il primo incontro fra Cimbri e i Ligresti fu organizzato con una cena in Mediobanca. Rivelazioni anche sui contrasti fra gli advisor rispetto ai concambi della cessione della seconda compagnia assicurativa italiana.

Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, e Alberto Nagel, ad di Mediobanca, hanno raccontato i rapporti coi Ligresti e il loro gruppo al pm Marco Gianoglio, uno dei due magistrati titolari delle indagini torinesi su Fondiaria Sai. Parecchio è noto, qualche significativo dettaglio è inedito. In particolare sul percorso seguito per la cessione a Unipol di Fondiaria.

Nagel è indagato a Milano per ostacolo all'attività di vigilanza in relazione al papello e per questo non è stato sentito a Torino sullo specifico argomento del bonus di 45 milioni alla famiglia Ligresti perché si decidesse (l'ipotesi di accusa) a cedere a Unipol. Il 16 aprile scorso mette a verbale: «Si organizzò una cena nella quale Cimbri venne presentato ai Ligresti. La cena fu fatta in Mediobanca e io vi presi parte».

«Il 28 dicembre 2011, siccome Salvatore Ligresti non era convinto dell'ipotesi Palladio, gli dissi che un'alternativa perseguibile, per quanto mi poteva risultare, era quella dell'intervento di Unipol; Ligresti si mostrò volonteroso di approfondire e per questo, lo stesso giorno, si organizzò la cena.

La trattativa poi subì una forte accelerazione per effetto della volontà della famiglia Ligresti di pervenire al progetto di cessione. Ricordo che la lettera di intenti tra Unipol e i Ligresti venne sottoscritta intorno al 13 gennaio 2012 e che tale conclusione non fu preceduta da una vera e propria due diligence».

A Ghizzoni il pm «fa presente che Giulia Maria Ligresti, nel corso della deposizione del 27 febbraio, nel sostenere che Unipol fosse compagnia non in grado di acquisire Fondiaria, ha evidenziato come gli advisor non fossero stati in grado di accordarsi sui concambi. Tant'è che avrei indicato alla fine il predetto valore».

Ghizzoni aggiunge: «Preciso che ero presente alla riunione cui si riferisce Giulia Maria Ligresti e che in effetti vi erano difficoltà fra gli advisor ad accordarsi. Rappresentavano interessi contrapposti ed ognuno tentava di individuare valori più favorevoli per il rispettivo cliente.

Nel corso della riunione feci presente la necessità di pervenire comunque ad un accordo, fermo restando che per noi Unipol era una soluzione adeguata; in alternativa, o veniva individuato nell'immediato un nuovo possibile acquirente, oppure le banche si sarebbero trovate nella necessità di esercitare il diritto di pegno. Vero che vi era un'offerta di Sator e Palladio, ma non si è concretizzata».

Precisa Ghizzoni, su domanda del pm: «Per quanto riguarda Unicredit, come manager valutavo positivamente la clausola di esclusiva, in quanto la ritenevo un elemento di serietà sia da parte di Unipol sia da parte di Unicredit e comunque valutavo positivamente le sinergie che sarebbero derivate dall'integrazione fra i due poli assicurativi».

Mediobanca e Unicredit avevano notoriamente interesse, come maggiori banche creditrici, che il gruppo Ligresti passasse di mano. La storia del papello cade lì ad opera delle sorelle Ligresti e Ghizzoni rivela, oltre alla storia della raccomandata, di «non averne mai saputo nulla, nonostante compaia il mio nome in quella lettera. Ho avuto solo una posizione: far rientrare la banca del credito verso i Ligresti. Mi sono mosso in quella direzione senza fare loro concessioni».

 

 

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