1. SONO GIORNATE DECISIVE PER IL FUTURO DEL CORRIERONE DOVE LA FIAT DI KAKY ELKAN LA FA GIA’ DA PADRONA E S’APPRESTA A GOVERNARE L’RCS ALMENO FINO AL MARZO 2014 CON UN “PATTICCHIO” DEL 30% PREVISTO DALLA STATUTO DELL’AZIENDA 2. PER L’ALITALIA DI CARTA RESTA L’INCOGNITA DELLA LA MONTAGNA DI DEBITI DA SCALARE (UN MILIARDO E MEZZO DI EURO) E UNA RIVOLUZIONE EDITORIALE VOLUTA DALL’AD SCOTT JOVANE E DALLA SUA PREMUROSA BADANTE FLEBUCCIO DE BORTOLI 3. MENTRE STA PARTENDO LA CASSA INTEGRAZIONE, L’INTRODUZIONE DEL SISTEMA ‘’METHODE’’ FA CARTA STRACCIA DEL CONTRATTO DI LAVORO E DELLO STATUTO DEI GIORNALISTI 4. MA QUANTO È DISPOSTO IL PARA-GURU ELKANN, PRESIDENTE DI FIAT CHE CONTROLLA L'EDITRICE ‘’LA STAMPA’’, A VERSARE AI SOCI RCS PER CONFERIRE IL QUOTIDIANO TORINESE NEL ‘’CORRIERE DELLA SERA’’ E REALIZZARE L'AGOGNATO "GIORNALONE DEL NORD"? ‘’LA STAMPA’’ INFATTI NEGLI ULTIMI 5 ANNI HA PERSO OLTRE 45 MILIONI DI EURO…

DAGOREPORT

Milano. Giovedì mattina, 10 ottobre.
Abramo Bazoli recita le sue preghiere quotidiane nella chiesa di San Giuseppe in via Verdi, alle spalle della sede storica di Banca Intesa.

Un palazzone nel cuore della città distante soltanto pochi passi dalla Scala e dagli uffici della Banca Commerciale (Comit), che furono occupati dal mitico laico, Raffaele Mattioli.
L'edificio, disegnato dall'architetto Luca Beltrami, oggi è stato trasformato in gran parte in un museo dal pio professore bresciano quasi a voler cancellare, con protervia, anche l'ultima traccia di quel nobile istituto a suo tempo l'unico conosciuto e stimato in tutto il mondo.

E inginocchiato davanti all'altare, nelle sue orazioni forse il Gran Sacerdote della "finanza bianca" potrebbe aver invocato anche un aiutino del Padreterno nel tentativo estremo di riportare la pace tra i pattisti dell'Rcs Mediagroup.
Un "miracolo" che, almeno a dare ascolto alle voci raccolte a piazza Affari, è ancora lontano dal svelarsi sotto il cielo rannuvolato di via Solferino (e dintorni).

2013, LA GRANDE FUGA DAL "SALOTTO DI CARTA"?
Le ultime notizie che il notaro-ambasciatore, Piergaetano Marchetti, incaricato di sondare gli umori degli azionisti, ha (ri)portato all'orecchio dell'afflitto nume tutelare del Corrierone non sono davvero incoraggianti.

Dall'ex "salotto buono" (di carta), in buona sostanza, tutti hanno una gran voglia di scappare ben prima della scadenza del patto fissata per marzo 2014. Dopo averci rimesso una montagna di danari.
Un'uscita non indolore, per non perdere altri capitali nell'impresa.
Quanto alla faccia (impresentabile) l'hanno persa da qualche tempo.

Ma la disdetta dal patto, secondo quanto recita il gotico statuto dell'Rcs, deve avvenire prima della prossima primavera.
La data fissata per slegarsi dall'intesa era stata stabilita per il 14 settembre.
Poi, vista l'aria fetida che tirava tra gli azionisti del gruppo, è stata prorogata al prossimo 31 ottobre.

L'ATTESA PER IL "D DAY" DEL 31 OTTOBRE
Dunque, non resta che aspettare il "D Day" di fine mese per sapere se la disastrata Mediobanca di Nagel&Pagliaro, secondo pattista forte con il 14,73%, confermerà l'intenzione - come più volte annunciato - di volersi disfare della sua partecipazione diventata all'improvviso non più strategica da piazzetta ex Cuccia, ora ribattezzata largo Via dei "Papelli" Ignoti.

E se sulla strada del disimpegno Mediobanca sarà seguita da Unipol (ex Fondiaria di Ligresti) con 5,43%; Pirelli-Tronchetti Provera (5,4%); Immobiliare-Pesenti (3,8%), la Popolare di Carlo Bonomi (3,6%), Generali e la famiglia Merloni(0,5%).

DAL PATTO RICCO "MI CI FICCO" AL PATTINO DI YAKY
Tutto può ancora accadere in Rcs sul piano dell'azionariato pattista, insomma.
Tant'è che fin quando non si chiuderà il cerchio magico dell'azionariato forte nessuna ipotesi sul futuro del Corriere e del suo direttore, Flebuccio de Bortoli - mutatosi nella badante premurosa dell'amministratore delegato Scott Jovane -, può essere fatta con un minimo di attendibilità.

Che cosa accadrà il 31 ottobre?
Intanto, l'architettura dello statuto prevede, che in caso di recesso di alcuni soci forti (costretti a vendere le loro quote agli altri azionisti vincolati), il patto - che oggi detiene il 60,74% -, "resta in essere" almeno fino alla primavera 2014, sempre che la nuova compagnia riesca a rappresentare il 30% del capitale ordinario.

GOVERNARE IL "CORRIERE" CON IL 30% E I "TORINESI"
Ecco perché, sostenuto da Sergio Marchionne nella faida con lo scarparo Diego Della Valle ("Rcs è una nostra scelta strategia", ha dichiarato il Marpionne ferito nell'orgoglio), Yaky Elkan è convinto di poter continuare a fare il bello e cattivo tempo nell'ex Rizzoli con un "patticchio" al 30%.
Alla vigilia dell'incontro del vecchio patto annunciato per lunedì prossimo 14 ottobre, è questo lo scenario che ha il maggiore appeal.
E a confermare la futura presa di potere della Fiat post Agnelli c'è pure l'arrivo in massa dei "torinesi" al Corrierone.

Dopo Scott Jovane, in via Solferino è approdata in direttamente via Exor-Stampa, Raffaella Papa che affiancherà l'amministratore delegato. Ed è dell'altro giorno la notizia che il torinese Claudio Calabi, ex numero uno di Rcs fino al febbraio 2001 quando fu messo bruscamente alla porta 2001 da Cesare Romiti, andrà a presiedere la Pandette. L'holding dello scomparso re della Sanità lombarda, Giuseppe Rotelli (3,37%).

Il che sembra rafforzare l'ipotesi, appunto, di un ritorno in forza del Corrierone nell'area Fiat. Com'era avvenuto già, e ben due volte, nell'era di Gianni Agnelli.
Tra i "torinesi" acquisiti o vicini al nipote dell'Avvocato va incluso anche, sia pure fuori dall'attuale patto, l'editore de La7 e presidente del Torino Calcio, Urbano Cairo, (2,8%) che qualcuno, invece, dava per contiguo a Dieguito Della Valle.

MA COME SALVARE l'ALITALIA DELLA CARTA STAMPATA?
Al di là della bontà delle nobili intenzioni della Fiat di Elkann di salvare il Corrierone dal fallimento, resta in piedi la montagna di debiti che i Poteri marci hanno accumulato negli ultimi anni. Nell'ultima semestrale presentata dall'Rcs si leggono numeri paurosi. Un miliardo e mezzo di Euro, con buona pace del Gabibbo alle vongole, Sergio Rizzo, che sul Corriere si straccia di sdegno per il rosso astronomico dell'Alitalia:

"Il totale delle passività correnti del Gruppo Rcs al 30 giugno 2013 ammonta a 1.564,7 milioni depurate delle poste prive di una scadenza contrattuale quali le Quote a breve termine fondi rischi ed oneri e i debiti derivati dalla valutazione a patrimonio netto di partecipate del Gruppo, sono pari a 1.472,9 milioni. Le posizioni non scadute, pari a 1.406,8 milioni, rappresentano oltre 95% del totale. Al 30 giugno 2013 non si rilevano scaduti per posizioni debitorie finanziarie, tributarie e previdenziali".

UN SECOLO DOPO LA CASSA INTEGRAZIONE AL "CORRIERE"
Roma. Mercoledì 9 ottobre. Il comitato di redazione alza bandiera bianca e al ministero del Lavoro accetta lo "stato di crisi" imposto dall'azienda in default (non per colpa dei giornalisti).

Dal 1 novembre partirà la cassa integrazione per tutta la redazione. E, gradualmente, si procederà agli oltre settanta pensionamenti annunciati. E' la prima volta che ciò accade in via Solferino nella sua lunga storia ultracentenaria.
Una resa incondizionata, benedetta dal direttore Flebuccio de Bortoli, che da qualche tempo, come detto, si muove in perfetta sintonia con il "rottamatore" di casa Agnelli, Pietro Scott Jovane.

E c'è del Méthode made Fiat-La Stampa su come la redazione, forse pure inconsapevolmente, alla vigilia di Natale dello scorso anno ha accettato l'introduzione del nuovo sistema editoriale (Méthode) che, di fatto, straccia ogni garanzia e autonomia professionale sancita dal contratto nazionale del lavoro e lo stesso mitico Statuto dei giornalisti del Corriere.

LA REDAZIONE S'IMARCA SU UNA ZATTERA SENZA META
E l'ultimo piano editoriale presentato alla redazione dai due "becchini" dell'edizione di carta (Jovane&deBortoli) è la messa in pratica di una nuova organizzazione del lavoro che, nonostante le premesse (o promesse) non salverà un terzo dei redattori dall'uscita forzosa dal quotidiano.

Resta così il mistero su quali "garanzie" reali la truppa del "Corriere" abbia scelto di salire su una zattera di salvataggio che, nolente o volente, presto sarà costretta ad abbandonare il porto storico di via Solferino per approdare nella palude di Crescenzago.
Un viaggio ricco d'incognite dato che a tutt'oggi non si conoscono ancora né i futuri armatori (azionisti di riferimento) né la rotta imprenditoriale da seguire.

PS
Qualche azionista importante di Rcs Media Group si pone in queste ore una domanda alla vigilia della riunione di questo pomeriggio del patto di sindacato. Ma quanto è disposto John Elkann, presidente di Fiat che controlla l'Editrice la Stampa, a versare ai soci Rcs per conferire il quotidiano torinese nel Corriere della Sera e realizzare l'agognato "giornalone del Nord"?

La Stampa infatti negli ultimi 5 anni ha perso oltre 45 milioni di euro: -4,3 milioni nel 2008, -14,4 milioni l'anno dopo e -27 milioni nel 2012 dopo due anni di utili risicati, a 336.000 euro nel 2010 e 714.000 euro l'anno dopo. Insomma, per realizzare la fusione fra i due giornali e liberare le auspicate sinergie editoriali, c'è da pagare un badwill, considerato che il Corriere è in pareggio.

 

JOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE JOHN ELKANN ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE SEDE CORRIERE DELLA SERA sede corriere della sera.jpgPIERGAETANO MARCHETTI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO ALBERTO NAGELAlberto Nagel article Paolo Pagliaro Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.FERRUCCIO DE BORTOLI INGE FELTRINELLI FRANCESCO MICHELI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano diego della valle vogue fashion night out foto lapresse Claudio Calabi