ORMAI LA CONCORRENZA DEL WEB NON SI GIOCA PIÙ SUI COMPUTER, MA IN TRIBUNALE E GOOGLE FINISCE SOTTO IL MIRINO DELL’ANTITRUST AMERICANA - IL MOTORE DI RICERCA PIÙ POTENTE DEL WEB, NELL’ORDINARE I RISULTATI, FAVORIREBBE ALCUNI SITI E PRODOTTI LEGATI A GOOGLE PENALIZZANDO I CONCORRENTI - È PROBABILE CHE L’AZIENDA SI METTA A RIGARE DRITTA PER EVITARE IL PROCESSO...

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Maurizio Molinari per "La Stampa.it"

C'è Google nel mirino dell'Antitrust americana. La commissione federale per il Commercio (Fcc) ha redatto un memorandum di cento pagine di accuse nei confronti del più popolare motore di ricerca sul web e se entro la fine dell'anno non avrà ricevuto tutte le chiarificazioni necessarie, partirà la denuncia per violazione delle leggi sulla concorrenza.

Il contenuto del documento è trapelato sul New York Times nell'evidente intento di aumentare la pressione su Google, i cui portavoce continuano ad assicurare di aver dato e di voler continuare ad assicurare «completa collaborazione alla commissione per chiarire ogni dubbio». Gli addebiti riguardano il funzionamento del motore di ricerca che, secondo i sospetti sollevati, tende a privilegiare siti e prodotti di Google rispetto a quelli della concorrenza.

Milioni di persone dunque, ogni singolo giorno, affiderebbero le proprie ricerche online a un motore viziato all'origine per favorire alcuni prodotti a dispetto di altri. La denuncia da cui è partita l'indagine su questo fronte viene da NexTag, una società di servizi online che dopo aver lanciato il servizio «Wize Commerce» ha registrato la brusca riduzione del traffico in arrivo dal sito di Google. NexTag è un concorrente di Google e in quanto tale sarebbe stato penalizzato da una misteriosa correzione del funzionamento del motore di ricerca che ne mette in dubbio l'imparzialità.

Altri sospetti riguardano la presunta «discriminazione» da parte di Google ai danni di inserzionisti pubblicitari concorrenti di AdWord così come i dubbi sull'originalità dei brevetti del sistema operativo di Android che ha consentito lo sbarco sul mercato dei cellulari. Una denuncia contro Google riproporrebbe il braccio di ferro fra governo federale e nuove tecnologie che negli anni Novanta vide Microsoft sul banco degli imputati.

A spingere la Fcc in questa direzione sono non solo le denunce dei concorrenti di Google ma anche le indagini iniziate dai procuratori generali di sei Stati diversi: Texas, Ohio, New York, California, Oklahoma e Mississippi. Nelle prossime settimane i cinque componenti della Fcc dovranno esprimersi sul memorandum e se in maggioranza sosterranno la denuncia vi sarebbe ulteriore tempo per un tentativo finale di composizione con Google, prima di andare allo scontro in aula.

«Ci troviamo di fronte ad un tema assai difficile» spiega al New York Times Albert Foer, presidente dell'Istituto dell'Antitrust, esprimendo la convinzione che le rivelazioni possano spingere Google ad adottare le modifiche tecniche necessarie per non incorrere nella procedura di infrazione della concorrenza.

 

 

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