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LA GRANDE FINANZA AMERICANA NON PERDONA: I BIG DI WALL STREET SONO IN PRESSING SU TRUMP E CHIEDONO DI LICENZIARE IL SEGRETARIO AL COMMERCIO, HOWARD LUTNICK E IL CONSIGLIERE PETER NAVARRO, ENTRAMBI FALCHI DEI DAZI – IL TYCOON PER ORA NON MOLLA, FA FINTA DI NON VEDERE I SEGNALI DI RECESSIONE E RILANCIA: PRESTO ARRIVERANNO NUOVE TARIFFE SU FARMACI E CHIP – “STIAMO ANDANDO ALLA GRANDE, INCASSIAMO MILIARDI DI DOLLARI AL GIORNO”

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Estratto dell’articolo di Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

donald trump nayib bukele foto lapresse

Dazi e prigioni. Donald Trump ha mescolato economia e sicurezza nazionale, ieri, nello Studio Ovale dove ha ricevuto il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, 43 anni. Il leader Usa, in diretta tv, è partito dal commercio: «Non cambio idea, ma sono flessibile».

 

Poi ha annunciato la prossima mossa. Sono in arrivo, «molto presto», prelievi mirati su due settori strategici: i farmaci e soprattutto i chip, i semiconduttori che sono una componente fondamentale per assemblare apparecchi elettronici, automobili e molti altri prodotti. Il presidente Usa sta «valutando» anche se sospendere i dazi al 25% imposto sull’import di vetture, in cerca di «una soluzione che possa aiutare alcuni costruttori; hanno bisogno di un po’ di tempo, perché verranno a produrre qui».

 

donald trump howard lutnick

La Casa Bianca,quindi, sembra voler procedere settore per settore, ascoltando le lobby più influenti e tenendo l’orecchio a terra per prevedere la reazione dei mercati finanziari. Secondo il sito «Axios», Wall Street i vertici delle grandi aziende starebbero facendo pressioni su Trump per esautorare i due fautori della linea dura sui dazi: il Segretario al Commercio, Howard Lutnick, e il consigliere Peter Navarro.

 

Ma ieri Trump ha risposto indirettamente così: «Stiamo andando alla grande. Incassiamo miliardi di dollari al giorno, quando prima ne perdevamo due. Una volta che si sono abituati, i mercati hanno reagito molto bene. Siamo un grande Paese, ma siamo stati governati da persone inette».

 

PETER NAVARRO

Trump punta a concludere rapidamente accordi con gli altri Paesi, in modo da dimostrare il suo teorema: «Presto ci saranno vantaggi» per le aziende e i lavoratori americani. Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, sta dando la precedenza al confronto con Regno Unito, Australia e Corea del Sud. Kevin Hassett, consigliere economico della Casa Bianca, ha fatto sapere che «almeno dieci Paesi hanno presentato offerte straordinarie».

 

Trump ha poi trasformato l’incontro con il presidente salvadoregno in un’occasione per rilanciare un’altra proposta traumatica: «Stiamo studiando la possibilità di mandare anche i criminali americani nelle prigioni di El Salvador».

 

nayib bukele donald trump foto lapresse

[…]  Sarebbe un’evoluzione storica del sistema penitenziario statunitense. Dopo la privatizzazione delle carceri, si passerebbe alla delocalizzazione dei reclusi nella più grande struttura dell’America Latina, il Cecot (Centro di confinamento anti terrorismo) a Tecoluca, El Salvador. Qui è detenuto anche Kilmar Armando Abrego Garcia, un cittadino salvadoregno che risiedeva legalmente nel Maryland, dove è sposato con un’americana.

 

[…] L’uomo è stato arrestato il 15 marzo scorso dall’Ice, l’Agenzia che vigila sui confini, e deportato senza un processo, ma sulla base del semplice sospetto che fosse un affiliato della temibile gang Ms13. In un primo momento l’Amministrazione Trump ha fatto sapere che l’arresto era stato «un errore amministrativo». Il 4 aprile una Corte federale ha ordinato al governo di «facilitare» il ritorno di Abrego Garcia negli Stati Uniti.

KILMAR ARMANDO ABREGO

 

La sentenza è stata confermata dalla Corte Suprema il 10 aprile. Ma ieri, il presidente, i suoi ministri e consiglieri ne hanno dato pubblicamente un’interpretazione diversa: spetta solo al presidente di El Salvador decidere se rimandare il detenuto negli Usa. Bukele, sorridendo, ha risposto: «Non lo farò. Sarebbe come un’azione di contrabbando, introdurrei di nascosto un terrorista negli Usa».

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