nissan - crisi delle auto elettriche

I MOTORI NON ROMBANO PIÙ - NON SOLO VOLKSWAGEN E STELLANTIS, ANCHE NISSAN SI PREPARA A LICENZIARE 9 MILA PERSONE A LIVELLO GLOBALE - LA CASA GIAPPONESE HA ANNUNCIATO UN PIANO D’EMERGENZA PER RIDURRE DEL 20% LA CAPACITÀ PRODUTTIVA E RISPARMIARE 2,4 MILIARDI DI EURO – NISSAN PAGA LA FRENATA DELL’ELETTRICO E, COME VOLKSWAGEN, SOFFRE LA CONCORRENZA CINESE – IL NUOVO AFFONDO DI URSO CONTRO TAVARES

Estratto dell‘articolo di Bianca Carretto e Francesco Bertolino per il “Corriere della Sera”

 

nissan - crisi

La crisi dell’auto si allarga a macchia d’olio da Occidente a Oriente. Così, mentre Stellantis annuncia il taglio di altri dipendenti negli Stati Uniti e in Italia si riaccende la polemica fra il gruppo e il governo, Nissan si prepara a licenziare 9 mila persone a livello globale. La casa giapponese ha annunciato ieri un piano d’emergenza per ridurre del 20% la propria capacità produttiva di veicoli e così ottenere un risparmio di circa 2,4 miliardi di euro, fra costi fissi e variabili.

 

Nel semestre compreso fra marzo e settembre, del resto, il gruppo ha visto le sue vendite ridursi a 1,6 milioni e, soprattutto, i suoi utili crollare da oltre 1,8 miliardi a poco più di 100 milioni. Numeri che hanno costretto Nissan ad abbassare del 70% le previsioni di profitto per l’intero esercizio, passate da tre a un miliardo.

 

il ceo di nissan Makoto Uchida

La situazione è «grave» e servono «misure urgenti per invertire la rotta», ha ammesso in una nota il gruppo guidato da Makoto Uchida che, con gli altri manager, ha optato per una decurtazione volontaria del 50% della retribuzione.

 

Priva di una gamma ibrida a differenza di Toyota, Nissan non è riuscita a compensare la frenata dell’elettrico e, come Volkswagen, sta soffrendo la concorrenza delle cinesi in Cina, dove ha da poco deciso di chiudere un impianto.

 

Dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, intanto, anche Stellantis si appresta a tagliare 1.100 posti di lavoro a tempo indeterminato nello stabilimento di Toledo, negli Stati Uniti, in Ohio, dove è prodotto il pick-up Jeep Gladiator. I licenziamenti partiranno all’inizio del 2025, quando avverrà il passaggio da due a un turno di assemblaggio, a causa delle scarse vendite del veicolo. Il costruttore ha già emesso gli avvisi necessari alle autorità locali e statali. Il Gladiator è costruito nello stesso complesso dove viene anche prodotto il suv Jeep Wrangler di cui è stata o rallentata o fermata la produzione.

 

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Un portavoce della società ha detto che «Stellantis attraversa un periodo di transizione, l’attenzione è rivolta al riallineamento delle sue operazioni in Usa per garantire una buona partenza al 2025. Sono incluse azioni difficili ma necessarie per ridurre gli elevati livelli di stock e, al contempo, poter gestire la produzione necessaria per soddisfare le vendite». Stellantis prevede di tornare ai livelli precedenti dopo aver riacquistato il suo «vantaggio competitivo».

 

adolfo urso foto di bacco (3)

Quali azioni siano necessarie per ridare slancio all’industria dell’auto è anche tema di discussione in Europa. Il governo italiano si appresta a presentare con la Repubblica Ceca un documento alla Commissione Ue per chiedere una revisione del bando a benzina e diesel nel 2035 all’insegna della neutralità tecnologica e un anticipo al 2025 della verifica del regolamento sulle emissioni.

 

L’attuale assetto del Green Deal «insostenibile» e «oggi siamo al collasso dell’auto europea, non italiana», ha detto Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che ha anche confermato la convocazione del tavolo automotive per il 14 novembre. «Ci attendiamo risposte concrete da Stellantis sul destino degli stabilimenti italiani e dei lavoratori», ha detto Urso.

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