DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”
Su una cosa Andrea e Luca sono d’accordo: a Firenze non si riesce più ad abitare: «I turisti sono troppi, è una giungla». La differenza è che Andrea vive fuori e il suo monolocale ai limiti del centro — Porta al Prato — lo affitta ai viaggiatori su Booking e Airbnb: «Mi aiuta a integrare lo stipendio, è pieno 200 notti l’anno».
Mentre Luca, che in quella zona vive, dai turisti si ritrova circondato. L’appartamento sopra, quello sotto, quello a fianco al suo, frazionati e trasformati nel "nido a 15 minuti dagli Uffizi": «Sembra di essere in un albergo a ore — racconta — viavai continuo, rumori e le spese del condominio raddoppiate, tutto per difendere la rendita di qualcuno». Parti opposte dello stesso fronte: quello degli affitti brevi, con il loro dibattutissimo impatto sulle città.
Da un lato chi invoca una stretta: gli studenti in tenda contro il caro affitti, la classe media che non riesce a comprare, alcuni sindaci, tutti in nome dell’accessibilità dell’abitare. Dall’altro chi chiede di non soffocare un settore dall’indotto miliardario: le piattaforme digitali, ovviamente, i piccoli o grandi proprietari, i property manager che gestiscono in modo professionale decine di immobili. […]
Finora quasi nulla è stato fatto: il nostro è uno dei pochi Paesi europei che dal fenomeno degli affittacase 2.0 si è lasciata travolgere senza provare a governarlo. Da Barcellona a Parigi, da Berlino ad Amsterdam, tutti negli anni hanno introdotto paletti più o meno stringenti, come meccanismi di licenza o tetti al numero di notti vendibili.
E non si può certo dire che il fenomeno sia marginale: 600 mila case sui portali, tra città, borghi e località di villeggiatura. «In Italia la questione è stata molto poco discussa e regolata, al massimo da un punto di vista turistico o fiscale», dice Francesca Artioli, professoressa di Politiche urbane all’Università Paris-Est Créteil. […]
TURISTA A VENEZIA CADE DAL PONTE DI RIALTO
[…] Troppe case-albergo, per il bene di chi cerca una casa-casa? Ecco il primo oggetto del contendere. «In Italia ci sono 9,5 milioni di abitazioni sfitte, con poche eccezioni la demografia sta svuotando le città e si colpevolizza un fenomeno che in realtà pesa pochissimo, il 2% delle case», risponde Marco Celani, fondatore di Italianway, una delle principali società di property manager.
[…] «A Venezia il mercato degli affitti residenziali non esiste quasi più», racconta Silvia, 40 anni, organizzatrice di eventi che ha deciso di tornare a vivere nella sua città natale, salvo ritrovarsi a cercare casa per un anno, respinta da cartelli inquietanti: «no residenti, no studenti».
Il perché lo spiega la convenienza, in senso ampio. Il rendimento di un affitto turistico per chi compra o possiede un appartamento da 65 metri quadrati nelle maggiori città è superiore all’affitto tradizionale. A Roma, Venezia, Firenze, le più turistiche, la differenza è evidente: nella Capitale, secondo simulazioni di Idealista, si possono incassare oltre 26 mila euro l’anno contro 10 mila, al lordo delle tasse (che sono comunque le stesse, cedolare secca). […]
Che gli affitti brevi non siano la sola causa, e forse neppure la principale, dell’emergenza casa nelle grandi città, lo riconosce anche chi vuole la stretta. I centri si stavano spopolando già prima di Airbnb, trasformati in parchi turisti con case vecchie e sempre meno servizi. […]
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