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Antonella Baccaro per il "Corriere della Sera"
Alla polemica sugli «stipendi d'oro» dei manager pubblici, l'amministratore delegato e direttore generale di Enel (al 31,24% in mano al Tesoro), Fulvio Conti, risponde senza polemiche e con l'autoriduzione dei compensi. Che restano cospicui.
Nell'audizione tenuta ieri alla commissione Industria del Senato, il manager, il cui mandato è in scadenza, ha precisato di aver percepito nel 2013 una retribuzione fissa e variabile a breve termine per le due funzioni di circa 2,2 milioni, contro i 3,5 del 2012. La riduzione (-39%), ha sottolineato Conti, è dovuta interamente al taglio volontario del 65% del compenso variabile di breve termine, ratificato ad aprile 2013, «prima ancora che diventasse evidente» il dibattito. In più Conti beneficia di piani di incentivazione di lungo termine subordinati ad obiettivi di performance pluriennali: gli importi maturati nel 2012 e 2013, circa un milione e 400, non sono ancora stati incassati.
Nell'audizione il manager ha ripercorso i nove anni alla guida dell'Enel rivendicando un cambiamento completo della struttura, una «crescita imponente», l'allargamento «sensibile» della presenza all'estero, il ruolo acquisito di «multinazionale dell'energia» e un contributo di 100 miliardi di euro al Paese. Se lo Stato vendesse la propria quota in Enel, che gli rende il 4%, potrebbe incassare circa 10-12 miliardi e rimborsare il Btp trentennale con cedola del 7%, ha spiegato il manager per dare un'idea del valore dell'azienda. «Per noi non cambierebbe niente» perché le centrali non si delocalizzano. La decisione «spetta all'azionista», ha osservato, schierandosi per il mantenimento di Enel Distribuzione nel perimetro di Enel.
Fulvio Conti e Paolo Scaroniimage
Fulvio Conti age
MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE
Enel
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