DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1.BORSA: WALL ST E TIMORI SU CRESCITA MANDANO KO LISTINI, MILANO (-2,6%) LA PEGGIORE
Radiocor - I timori sull'economia cinese e sulle difficolta' degli emergenti (Russia in primis) mandano ko le Borse europee, che chiudono sui minimi di seduta penalizzate anche dall'apertura in forte calo di Wall Street (-1,2% il Dow Jones). Milano e' la peggiore del Vecchio Continente con il Ftse Mib in rosso del 2,64%, depresso da Prysmian (-4,6%), Mediolanum (-4,7%) e Buzzi (-3,8%) che paga l'esposizione sulla Russia. Vendite su tutto il comparto bancario mentre si salvano soltanto le societa' sotto Opa come Ansaldo (+0,5%) e Wdf (+0,2%).
Vendite meno accentuate anche sulle societa' dell'energia come Terna (-1,3%) e A2A (-1,3%). Sul resto del listino balza Sorin (+6,1%) dopo che il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso di alcuni creditori contro la fusione con l'americana Cyberonics. A New York, dopo il crollo di ieri, il petrolio recupera lo 0,3% con il Wti a 40,9 dollari al barile. Con la stretta Fed che sembra allont anarsi l'euro risale a 1,119 dollari (1,1121 ieri). Euro/yen a 138,3 (137,78). Dollaro/yen a 123,6 (123,89).
2.GRECIA: MEGA TV, ELEZIONI IL 20 SETTEMBRE
(ANSA) - Le elezioni anticipate in Grecia si terranno il 20 settembre. Lo afferma Mega TV. Anche secondo Kathimerini la data è stata fissata al 20 settembre. Il premier, secondo questa fonte, informerà ora il presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos sugli sviluppi, e quindi incontrerà i leader degli altri partiti. La prassi prevede che il capo dello Stato affidi brevi mandati esplorativi per vedere se è possibile formare un altro governo. La guida ad interim dell'esecutivo che porterà il Paese al voto verrà assunta dal presidente della Corte suprema, signora Vassiliki Thanou.
3.CRISI: SPREAD BTP/BUND IN CHIUSURA SALE A 123,7 PUNTI
(ANSA) - L'incertezza politica sulla Grecia ha ampliato i differenziali fra i titoli dei paesi periferici e il Bund tedesco. Lo spread Bund/Btp in chiusura è salito a 123,7 punti con un rendimento sopra l'1,8%, dopo aver aperto la giornata a 117. Il Bono spagnolo ha raggiunto uno spread di 140 punti mentre il differenziale dei titoli greci sfiora gli 860 punti.
4.BORSA: ATENE RIMBORSA LA BCE MA LE ELEZIONI ANTICIPATE MANDANO KO LA BORSA (-3,5%)
Radiocor - La Borsa di Atene chiude la seduta in profondo rosso (-3,5%) nel giorno dell'approvazione da parte dell'Esm della prima tranche di aiuti finanziari alla Grecia, per 26 miliardi, e del rimborso di 3,4 mld in scadenza alla Bce. A pesare sul listino ellenico, oltre alle performance negative delle principali Borse europee e di Wall Street, anche indiscrezioni su un imminente annuncio delle elezioni anticipate greche, che si terranno il 13 o il 20 settembre.
5.CAMBI: TORNANO SOTTO PRESSIONE VALUTE DI RUSSIA, TURCHIA E KAZAKHSTAN
Radiocor - Tornano sotto pressione le valute di Russia, Kazakhstan e Turchia con diverse forze al lavoro a provocare i nuovi scatti al ribasso. In Russia e Kazakhstan e' il crollo del petrolio ( Wti a 40,66 $/b, in calo dell'1,5%) principale fonte di entrare per i due paesi, ad avere scatenato l'aggiustamento valutario.
In Russia occorrono ora 75 rubli per un euro e 67,4 per un dollaro. Si tratta dei livelli piu' bassi da sei mesi. In Kazakhstan invece la Banca centrale e' stata costretta a sganciare la moneta locale, il tenge, dal rapporto fisso con il dollaro e il risultato e' stato quello di una svalutazione del 22% nel giro di poche ore arrivando a un minimo record di 256,98 tenge per un dollaro. Ha invece motivazioni principalmente politiche e di sicurezza la nuova crisi valutaria in Turchia.
Dopo aver gia' perso il 27% da inizio anno e il 10% nel solo ultimo mese, oggi la lira turca ha toccato un nuovo minimo storico qua ndo per comprare un dollaro occorrevano 3,0031 lire turche. Il cambio si e' poi lievemente aggiustato a 2,97. Per comprare un euro occorrono invece 3,32 lire turche.
6.FED DIVISA SU TASSI, PRIMO VERO TEST PER YELLEN
(ANSA) - Un riunione cruciale alla quale la Fed arriva divisa. L'appuntamento di settembre si presenta come il primo vero banco di prova per Janet Yellen: il presidente della Fed dovra' mostrare di essere in grado di guidare una banca centrale spaccata su una decisione di impatto globale, cioè il primo rialzo dei tassi di interesse dal 2006. I verbali della riunione del 28-29 luglio non hanno offerto indicazioni certe sulla tempistica della stretta. La Fed si e' limitata dire che le condizioni per un aumento dei tassi si stanno ''avvicinando'' ma ''non sono ancora state raggiunte''.
Una affermazione che lascia sul tavolo la possibilita' di una stretta a settembre, ma che allo stesso tempo lascia intravedere anche un possibile slittamento. Se fino a qualche settimana fa un aumento dei tassi per settembre veniva considerato scontato alla luce dell'andamento dell'economia americana, ora i dubbi sono molti con la svalutazione dello yuan che conferma il rallentamento dell'economia cinese, e l'apprezzamento del dollaro che rischia di frenare la ripresa americana.
La Fed ha assicurato che non alzera' i tassi fino a che non avra' maggiori fiducia sull'inflazione e sulla sua corsa verso l'obiettivo del 2%. Alcuni all'interno della banca centrale temono che un aumento prematuro con un'inflazione cosi' bassa possa mettere a rischio la ripresa. Altri ritengono che una stretta invierebbe un segnale chiaro di fiducia. In gioco c'e' la credibilita' della Fed e di Yellen, di fronte alla sfida piu' difficile dei suoi 19 mesi alla presidenza. ''E' il presidente e se la Fed e' divisa deve lavorare per plasmare una decisione. E' il lavoro del presidente.
La sua eredita' sara' determinata da come mettera' a punto e attuera' la exit strategy e la normalizzazione della politica monetaria'' afferma l'ex presidente della Fed di Dallas, Richard Fisher, con il Wall Street Journal. Yellen, nelle sue precedenti posizioni di presidente della Fed di San Francisco e di vice presidente della banca centrale, si e' chiaramente distinta come 'colomba' e forte sostenitrice della politica monetaria accomodante della Fed. Yellen non partecipera' al simposio annuale di Jackson Hole, usato in passato come palco per aprire la strada alle prossime mosse di politica monetaria. Questo aumenta l'incertezza in attesa della riunione del 16-17 settembre.
7.CALO PETROLIO. RUSSIA E KAZAKHSTAN IN GINOCCHIO
(di Claudio Salvalaggio) (ANSA) - Il calo del prezzo del petrolio, insieme a quello delle materie prime, rischia di mettere in ginocchio la Russia e il Kazakhstan, i due giganti dell'ex Urss la cui economia dipende in gran parte dall'export di questi beni. Mosca e' ormai entrata in recessione, con un pil crollato a -4,6% nel secondo trimestre e una divisa in caduta libera: euro e dollaro oggi hanno rispettivamente superato i 75 e i 67 rubli, avvicinandosi sempre di piu' alle soglie da panico di fine 2014. Le sanzioni occidentali per la crisi ucraina centrano poco o nulla, secondo gli esperti.
Anche Astana vacilla: oggi il tenge ha perso quasi il 30% del suo valore rispetto al biglietto verde dopo che il governo ha annunciato la libera fluttuazione del cambio, mantenuto dal 2014 a caro prezzo con iniezioni della banca centrale per un valore di 28 miliardi di dollari. Si tratta della peggiore svalutazione subita negli ultimi 17 anni dal Kazakhstan, che nel secondo semestre rischia una crescita economica zero. Il presidente Nursultan Nazarbaiev ha introdotto inoltre una moratoria sull'aumento degli stipendi e dei dipendenti pubblici sino al 2018.
Del resto anche Astana deve fare i conti con il crollo del barile (che rappresenta un quarto del suo pil), nonche' con la recessione del vicino russo e la caduta della domanda in Cina, altro Paese che ha svalutato recentemente la sua moneta. Il corso del petrolio, determinato anche dalla decisione dell'Opec di non tagliare la produzione e dall'imminente ingresso nel mercato del greggio iraniano, mette a nudo la fragilita' di Russia e Kazakhstan.
Le torri dorate di Astana Kazakistan
Colpita dalle sanzioni, Mosca ha cercato di sfruttare la situazione per diversificare l'economia incentivando la sostituzione dei prodotti di importazione ma finora senza risultati. E' fallita anche la diversificazione dei Paesi di approvvigionamento per sostituire quelli occidentali. Colpa anche di una crisi che taglia redditi e soffoca la domanda: il salario medio reale, secondo l'agenzia statistica statale Rosstat, si e' ridotto del 9,2% nell'ultimo anno, mentre i prezzi salgono, con una inflazione prevista dal governo a fine anno dell'11,9%.
Secondo Andrei Klepakh, capo economista della banca Veb ed ex vice ministro dello sviluppo economico, nel primo semestre il commercio al dettaglio e' diminuito di oltre l'8%: ''e' un grande shock, piu' grave di quello del 1998 (l'anno del default, ndr) e del 2009'', anno in cui non c'era stato un calo di redditi e stipendi. "La miglior opzione e' stabilizzare la caduta", titola oggi l'autorevole quotidiano finanziario Vedomosti, riportando i commenti foschi di alcuni esperti, dopo che il pil e' scivolato dal -2,2 del primo trimestre al -4,6% del secondo, con il timore che nel secondo semestre si avvicini al -5,3 del '98 (il governo prevede ancora un -2,8 annuo).
Negativo anche il trend degli investimenti, con dati che riportano al 2009, secondo Vladimir Tikhomirov, della societa' di brokers Bks: -5,6 nel primo semestre (-8,5% in luglio). A confermare lo scenario negativo e' stato oggi pure il ministro russo dello sviluppo economico Alexiei Uliukaiev, dicendo di ritenere possibile una deflazione nel Paese, nonché un ulteriore calo del rublo. ''Se i prezzi del petrolio continuano a calare, cosa che mi sembra molto probabile, continuerà anche l'indebolimento del rublo'', ha ammesso. ''Il tempo gioca contro la Russia.
L'economia e' rimasta ferma nella sua struttura inefficiente, e' diventata ostaggio del prezzo del petrolio, sembra che solo un vero shock di rottura del sistema possa portarla fuori da questa situazione'', ha commentato Serghiei Romanciuk, presidente della filiale russa dell'Aci (associazione internazionale dei mercati finanziari). Un bel problema per Putin, che rischia di affrontare le elezioni legislative del prossimo anno con un Paese ancora in piena crisi mentre pensa gia' a ricandidarsi nel 2018 al Cremlino. Una corsa con l'incognita del prezzo del petrolio, e nella quale la sua recente immersione in batiscafo nelle riconquistate acque di Crimea potrebbe diventare la metafora di un Paese che affonda lentamente.(
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