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1- MUSSARI VUOLE AMATO PER IL DOPO-MUSSARI
Dall'articolo di Sergio Luciano per "Il Secolo XIX"
Chi sostituirà Mussari? Anzi, ancor prima: chi sarà il "king maker" del dopo-Mussari? Probabilmente, lo stesso Mussari. In teoria, la nomina spetta alla Fondazione, azionista di maggioranza assoluta del Monte, con il 50,1% dei diritti di voto: ma la Fondazione è al minimo storico di credibilità e potere, perché è oppressa da oltre un miliardo di euro di debiti, non può farne altri anzi deve restituirli, non ha soldi per ricapitalizzare la banca, e i suoi azionisti istituzionali - gli enti locali senesi - hanno saputo tutto questo a novembre e di sorpresa.
Sarà quindi Mussari il king maker: e si sa che pensa in grande, a un Giuliano Amato, a un Franco Bassanini... E per sé prefigurando un futuro in politica: ma si sa anche che fino all'ultimo i grandi soci privati del Monte - primo fra tutti Caltagirone - insisteranno perché Mussari si faccia un altro triennio, garantendo il passaggio dalla gestione Vigni a quella di Viola, che dovrà sviluppare il nuovo piano strategico in dirittura d'arrivo per la prossima settimana
2- IN PIAZZA MA NON PER IL PALIO...
Da "Libero" - Nel giorno in cui il cda di Mps ha reso ufficiale la nomina di Fabrizio Viola a direttore generale di Rocca Salimbeni (il Viola è un colore molto fiorentino più che senese, sebbene Viola sia bocconiano) i sindacati della storica banca toscana sono scesi in piazza. Con bandiere, fischietti e slogan, proprio sotto le finestre dove era riunito il consiglio di amministrazione del Monte. Non succedeva da oltre 15 e soprattutto non era in corso il Palio delle contrade.
3- SIENA E PIAZZA AFFARI SCOMMETTONO SU VIOLA - MPS +8% IN BORSA NEL GIORNO DELL'ARRIVO DEL NUOVO DG...
Gianluca Paolucci per "La Stampa"
Fabrizio Viola, 53 anni, è ufficialmente l'uomo sul quale Monte dei Paschi di Siena scommette per tirarsi fuori dalle secche della crisi. Il cda di Rocca Salimbeni, riunitosi ieri pomeriggio, ha ufficializzato il nuovo direttore generale e ha affidato le deleghe gestionali al banchiere ex Bper. Il mercato pare apprezzare la nomina: ieri il titolo ha vissuto una seduta in grande spolvero, per chiudere in progresso dell'8,8 per cento sopra la soglia dei 23 centesimi di euro.
A Viola spetterà il compito, il prossimo 20 gennaio, di convincere la Banca d'Italia che Mps può rafforzare il suo capitale di 3,2 miliardi di euro come richiesto dall'Autorità bancaria europea senza dover procedere con un nuovo aumento. A questo appuntamento guarda tutta la città , palazzi del potere in primis.
Il questi giorni il nuovo direttore generale dovrà affinare, con il presidente Giuseppe Mussari, il piano da presentare a via Nazionale. Se è scontata la contabilizzazione dei Fresh a capitale con la loro conversione (avvenuta in parte alla fine dell'anno e in parte a inizio febbraio) che apporteranno un totale di 1 miliardo di euro, più complicato dovrebbe essere far passare il miglioramento di circa 70 punti base del Core tier 1 - pari a circa 800 milioni - relativo all'applicazione dei nuovi criteri di rating interni sugli accantonamenti. Da ultimo, il piano prevederebbe una serie di cessioni per circa 1,2 miliardi o più.
Tra questi, oltre alla ricerca di un partner per Consum.it, c'è anche la dismissione di asset immobiliari non strumentali per circa 500 milioni di euro. Mentre non sarebbe prevista, almeno al momento, la vendita della quota del 60 per cento detenuta in Biverbanca, anche perché le valutazioni attuali del mercato non rispecchiano gli obiettivi della banca. Il tema generale del piano è stato affrontato ieri dal consiglio nei suoi termini generali, mentre la sua versione definitiva sarà al vaglio del cda in una riunione apposita convocata per il 19 gennaio prossimo, alla vigilia dell'appuntamento in Bankitalia.
L'ex direttore generale Antonio Vigni, ringraziato ieri dal consiglio,dovrà affrontare un compito ancora più gravoso. Andrà infatti a fare il consulente per la Fondazione Mps, schiacciata da un miliardo di debito e da una situazione finanziaria insostenibile per una serie di scelte quantomeno avventate fatte dal 2008 in avanti. Entro il 15 marzo l'ente senese, azionista di maggioranza assoluta della banca con oltre il 50 per cento, dovrà predisporre un piano di rientro da sottoporre ai creditori: Mediobanca e Credit Suisse per quanto riguarda il prestito per il contratto Fresh, al quale erano agganciati contratti derivati rivelativi particolarmente onerosi.
E un pool di dieci istituti con la stessa Mediobanca, Intesa, Unicredit e altre sette banca per il prestito da 600 milioni che ha consentito alla Fondazione di sottoscrivere tutta la quota di sua pertinenza dell'aumento di capitale della primavera scorsa, mantenendo la soglia del 50 per cento del capitale ritenuto fino ad allora il limite invalicabile e oggi drammaticamente superato, almeno come argomento.
Il tonfo del titolo proseguito senza sosta dall'estate in avanti ha portato infatti tutta Mps a capitalizzare in Borsa 2,2 miliardi di euro. e l'intera partecipazione della Fondazione vale ormai poco più del suo debito. Per questo, a Siena sta crescendo il risentimento nei confronti dei presunti colpevoli della situazione. Fondazione in primis, con il suo presidente Gabriello Mancini che ribadisce però di aver soltanto seguito gli indirizzi degli enti locali in merito all'imperativo di mantenere il 50% del capitale.
Ieri il sindaco Ceccuzzi ha ricevuto i sindacati e ribadito, il presidente della provincia Simone Bezzini, che Viola potrà contare sull'attaccamento dei dipendenti dopo le polemiche dei sindacati per la nomina del manager. Ma mentre a Siena crescono i malumori, c'è chi inizia a temere che la soluzione della crisi possa arrivare da fuori. Sarebbe la cosa peggiore, da queste parti.
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