DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessia Meloni per "la Stampa"
«Gli diedi da investire almeno 450mila euro. Erano tutti soldi che avrei utilizzato più in là per portare avanti una serie di progetti artistici e realizzare un po' di sogni, come l'acquisto di una casa. E invece niente». Un amaro racconto quello dell'attore di origini toscane David Riondino che ieri ha testimoniato in tribunale a Roma nell'ambito del processo contro Gianfranco Lande, noto come il «Madoff dei Parioli», l'uomo che è accusato di aver truffato un migliaio di risparmiatori della Roma bene.
Anche Riondino è tra coloro che sono cascati nella sua «tela». Proprio lui che da anni, artista poliedrico, in versi, parole, canzoni ha cercato di tenere desta l'attenzione della gente contro i malcostumi che affliggono l'Italia. Ironico e fustigatore si è fidato prima di Roberto Torregiani, il socio di Lande, e poi dello stesso Madoff finendo per essere truffato due volte. Non solo i suoi soldi sono spariti, ma a nulla è valso versare 65 mila euro per utilizzare lo scudo fiscale, di cui tra l'altro oggi nemmeno si vergogna. Anzi.
à sparito tutto e quando Riondino ha capito, era troppo tardi. «Ho chiesto indietro il mio denaro quando ormai i giochi erano fatti - spiega - dal 1999 al 2006 ho consegnato a Roberto Torregiani e alla Eim che lui rappresentava almeno 450mila euro. Torregiani era rassicurante, lo conobbi su indicazione di alcuni amici - ha riferito - mi propose di investire i soldi in parte in titoli aggressivi e in parte in titoli a tasso fisso. Mi diceva che avrei riavuto la somma quando ne avessi avuto bisogno. I soldi sarebbero stati investiti in una banca inglese».
«Ho considerato l'agenzia di Torregiani prima e Lande poi una specie di banca dove mettere un capitale che sarebbe stato recuperato più avanti, una sorta di pensione: fatto sta che mi trovo adesso senza pensione, e Lande, che sono sicuro sappia dov'è il tesoro, rischia di spassarsela coi nostri risparmi in qualche isola tropicale. Maledizione! Ero, insomma, il cretino perfetto, il perfetto parrocchiano: consola poco sapere che non ero il solo», scrive amaramente sul suo sito Internet. Già perché tra i tanti raggiranti c'è anche una sua compagna di avventure artistiche: Sabina Guzzanti. La sua testimonianza è prevista per oggi.
Riondino, che si è presentato in Aula dicendo «Canto, suono, faccio produzioni», ha raccontato l'incontro con Lande: «Nel 2009 cominciai a manifestare a Torregiani l'intenzione di voler riprendere i soldi e di capire come "scudare" il denaro in nero investito all'estero. Anche Lande, presentatomi come un grande esperto di finanza era rassicurante, parlava di astrologia del denaro e garantiva alti tassi di rendimento nonostante la crisi economica. Nell'autunno di quell'anno, i miei investimenti passarono da Eim a Egp: Torregiani aveva avuto problemi perché non aveva il patentino per poter fare le operazioni finanziarie che faceva prima».
Nell'autunno del 2010, Riondino versò alla Egp in contanti altri 65mila euro per lo scudo: «Calcolarono la somma sostenendo che i 450mila euro investiti erano lievitati fino a un milione e 300mila. Quella cifra non l'ho mai incassata. E pensare che mi reputo mediamente competente».
Si sente fregato oggi Riondino («o si nasce commercialisti o è facile finire nelle trappole del denaro» ha fatto mettere a verbale ieri). Quanto all'utilizzo dello scudo fiscale per recuperare i soldi illegalmente investiti all'estero, l'attore oggi cerca di difendersi: «Non è bello che ci si possa ritrovare non in regola. Ma essere demonizzati per essersi messi in regola nonostante la truffa è troppo. à per questo che ho deciso di spiegare le mie ragioni nel mio sito. E comunque sono favorevole agli scudi, è giusto dare la possibilità di regolarizzarsi».
DAVID RIONDINOGianfranco Lande SABINA GUZZANTI
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