DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Marco Ciaffone e Fabio Tonacci per "La Repubblica"
Più efficace di un decreto sulle liberalizzazioni, più potente delle lobby. Una nuova app per telefonini sta «facendo evolvere il modo in cui si muove il mondo», scrivono con una punta di megalomania i suoi creatori. Più prosaicamente, sta scardinando il sistema di spostamento su taxi e auto a noleggio in città .
Si chiama Uber: nome tedesco, cuore a stelle e strisce. Nata a San Francisco nel 2010, è un'applicazione gratuita per trovare autisti privati nelle vicinanze e prenotare una corsa su auto di lusso. Basta un clic. Semplice come tutte le idee geniali (tant'è che anche Google la sta finanziando),Uber ha fatto infuriare i tassisti di Roma e Milano. E con qualche ragione. Funziona così: si scarica sullo smartphone gratuitamente, si inseriscono i dati della carta di credito e Uber visualizza la mappa del luogo, con l'indicazione delle auto disponibili.
Tutte macchine di un certo livello: Bmw, Audi, Mercedes, anche Limousine, al massimo vecchie di cinque anni. A bordo c'è un autista privato in giacca e cravatta. Il cliente clicca su quella a lui più vicina e avrà una stima di quanto pagherà per la corsa. Se accetta, vedrà l'auto avvicinarsi sulla mappa. Dopo il viaggio con chauffeur in livrea, il costo è addebitato in automatico sulla carta di credito.
Il servizio è già attivo in 35 città del mondo, da New York a Melbourne. Dal marzo di quest'anno anche a Milano e a Roma, con tariffe leggermente diverse. Nella capitale la chiamata costa 7 euro, a Milano solo 5. L'importo totale è calcolato da un algoritmo che mescola tempo e distanza percorsa col gps. In generale, il prezzo è superiore del 20-30 per cento rispetto a una corsa diurna di taxi. La notte però le tariffe di Uber diventano più competitive.
«La partenza è stata ottima, centinaia di chiamate - racconta Arianna Tordi, community manager dell'azienda americana - all'estero offriamo servizi low cost, abbiamo Uber blacks, che è il segmento vip, e Uber suv, per capienze superiori. Speriamo di riuscire a portarli anche da noi». Attualmente ci sono una cinquantina di vetture attive a Roma e a Milano, anche se Uber non vuole precisare l'esatto numero: «Politica dell'azienda», spiegano.
Se un colosso come Google, che di solito annusa il business prima degli altri, ci ha investito ad agosto 258 milioni di dollari, vuol dire che Uber è già qualcosa di più di una scommessa. Potrebbe diventare lo strumento per realizzare il sogno di Mountain View: l'auto senza conducente. In questo senso viene letta anche l'acquisizione di Waze, applicazione israeliana di navigazione social, che Google si è comprata con mezzo miliardo di dollari.
«Useremo questi fondi - ha scritto uno dei fondatori di Uber, Travis Kalanick, nel suo blog - per espanderci in Asia, accelerare l'acquisizione di nuovi clienti e autisti, combattere gli sforzi protezionistici».
Ecco, di questi ultimi in Italia e in Europa ne sta incontrando parecchi. A Milano tassisti e conducenti Ncc hanno lanciato lo slogan "Uber go home". I sindacati hanno presentato due esposti al Comune, ottenendo un regolamento che vieta l'attesa delle auto di
Uber in strada (è obbligatorio avere una rimessa) e per concordare prima il costo della tratta.
A Roma, dove ci sono 7734 tassisti e 1114 noleggiatori, stessa "calorosa" accoglienza. «Uber viola la legge 21 del 1992 - spiega Loreno Bittarelli, presidente nazionale di Uritaxi - stanno mettendo in atto un vero e proprio servizio pubblico su piazza senza autorizzazione».
E Nicola di Giacobbe di Unica Taxi-Cgil aggiunge: «Non hanno tassametro, fanno una contrattazione tra privati, ma per trasportare terze persone serve che la vettura sia autorizzata. Dubito che le loro lo siano». Uber, sul punto, ribatte: «Siamo perfettamente legali». E non va oltre. Politica dell'azienda.
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