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Andrea Giacobino per il suo blog andreagiacobino
giovanni malago foto mezzelani gmt
La crisi economica morde i conti dei business delle auto di lusso di Giovanni Malagò, l’imprenditore romano neopresidente del Coni. Il 2013 della Samocar, la nota concessionaria di auto di lusso coi marchi Ferrari e Maserati, controllata dai Malagò e presieduta dal padre di Giovanni, Vincenzo, si è chiuso infatti con vendite in calo a 22,6 milioni rispetto ai 24,4 milioni dell’anno prima. Samocar ha due sedi a Roma (via Smerillo e via Pinciana), una a Monterotondo e una a Prato.
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Il calo anno su anno del 7,2% dei ricavi è stato causato, secondo quanto spiega papà Malagò nella relazione sulla gestione, dal minor valore delle vetture usate vendute. Per contro il valore di vendita del nuovo, pari a 13,5 milioni, è salito del 6% sul 2012 grazie agli incassi della nuova vettura “La Ferrari” e ai primi modelli della “Ghibli” (Maserati) commercializzati a fine 2013.
Malagò lamenta che questa stagnazione è stata causata dalle “disposizioni fiscali vigenti e dalla mancanza di interventi significativi per il rilancio delle vetture ad alte prestazioni”. Un mix che ha colpito soprattutto le vendite della Ferrari (presieduta da Luca Cordero di Montezemolo che di Malagò è amico fraterno) in controtendenza in Italia rispetto alle maggiori vendite del Cavallino Rampante nel mondo. Cioé: tutta colpa del superbollo e del redditometro che hanno sconsigliato l’acquisto di auto di lusso. E così in casa Samocar il 2013 è stato un anno di cassaintegrazione in deroga, applicata a tutti i dipendenti.
Papà Malagò va giù duro e conclude: “per il mercato italiano non è sufficiente che la Ferrari sia stata riconosciuta come il brand più famoso al mondo. Per il rilancio è necessaria una ripresa dell’economia e che il governo prenda in seria considerazione i problemi del settore delle vetture ad alta prestazione che impediscono la ripresa delle vendite di un prodotto italiano apprezzato nel mondo”. Insomma, il premier Matteo Renzi è avvisato.
Parafrasando l’Avvocato Agnelli, secondo il Malagò-pensiero, “ciò che è bene per la Ferrari è bene per l’Italia”. Per Sergio Marchionne, invece, il bene della Ferrari sembra essere quello di lasciare che Montezemolo prenda in mano la cloche di Alitalia-Etihad e molli il volante della Rossa. Al più presto.
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