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Antonio Massari per il “Fatto quotidiano”
Da dove arriva il petrolio a bordo della White Moon che dal 23 maggio staziona al largo di Milazzo: è uno dei quesiti che la Commissione industria del Senato, presieduta dal senatore M5S Gianni Girotto, ha ufficialmente rivolto all' amministratore delegato dell' Eni, Claudio Descalzi, dopo le rivelazioni del Fatto Quotidiano. Una fonte che ha scelto l' anonimato sospetta che provenga dall' Iran.
E sul petrolio di Teheran dal 3 maggio scorso incombono le sanzioni predisposte dagli Usa. Interpellata dal Fatto, l' Eni ha risposto di non avere né "conoscenza" né "evidenza" di "una precisa provenienza geografica diversa da quella indicata nei documenti di origine e di scarico". E i documenti, spiega l' Eni, parlano di greggio iracheno. La Commissione industria vuole da Eni "piena contezza" sulla partita di greggio che da due settimane è a bordo della White Moon: il suo prolungato stazionamento al largo di Milazzo - scrive la Commissione a Eni - suscita preoccupazioni sotto il profilo ambientale e "dubbi" sulla "regolarità dell' operazione".
Il punto - come rivelato ieri dal Fatto - è che il contratto stipulato dalla Eni Trading & Shipping Spa con la nigeriana Oando, che le ha venduto il petrolio, non è andato come previsto. Le qualità del prodotto sono differenti da quelle previste. "Le specifiche chimico fisiche, la diversa percentuale di zolfo - ha spiegato Eni - sono diverse da quelle stabilite contrattualmente in misura tale da renderle (allo stato delle evidenze) incompatibili con la qualità 'Bashra Light' oggetto del contratto.
Eni non è in grado di (né ha interesse a) determinare i motivi di tali difformità, che possono essere disparati e che sono irrilevanti ai fini della intervenuta risoluzione dell' acquisto". Eni spiega di aver già risolto da giorni il contratto con Oando: "La Ets - aggiunge - è creditrice della restituzione del prezzo pagato che Oando s' è impegnata a versare con sollecitudine".
Quel che è certo, insomma, è che il carico non è di olio Basrah Light previsto dal contratto. I documenti parlano di greggio iracheno ed Eni spiega di non avere alcuna evidenza di una provenienza diversa. Ogni olio ha le sue caratteristiche. Il Basrah Light è infatti conosciuto come petrolio iracheno e per essere tale deve avere una percentuale di zolfo pari al 2,90%. Se lo zolfo scende all' 1,60%, invece, può essere olio che arriva da giacimenti iracheni o Usa.
In altre parole: dalle caratteristiche tecniche si può risalire al giacimento di provenienza. Abbiamo chiesto a Eni quali siano le percentuali di zolfo del carico della White Moon: "Si tratta di informazioni coperte da confidenzialità commerciale" è la risposta di Eni, che aggiunge: "Il carico della White Moon è risultato significativamente, e cioè in misura percentualmente rilevante, ben al di sopra delle percentuali di tolleranza o scostamento della usuale prassi tecnico commerciale".
Se la percentuale di zolfo e altre sostanze si discosta quindi in modo significativo, come spiega la stessa Eni, il carico è "incompatibile" con il Bashra Light, che è con certezza olio iracheno.
L' Eni non ha "evidenza" di altre provenienze geografiche.
Ma la Commissione industria del Senato ha intenzione di scoprire con esattezza da quale giacimento sia stato prelevato.
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