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Milano Finanza
‘’L’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel è in procinto di lasciare il board della Fondazione Del Vecchio, dove sedeva come consigliere dal 2021 dopo essere subentrato al predecessore Jean Pierre Mustier’’.
DELFIN APRE IL DOSSIER UNICREDIT
Marigia Mangano per il “Sole 24 Ore”
Dopo il blitz che ha permesso di blindare l’italianità del Monte dei Paschi di Siena, Delfin apre ora il dossier UniCredit dove la holding è il primo socio privato con una quota del 2,7%.
FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO
Tutto questo mentre il mercato inizia a ragionare su nuovi equilibri e alleanze che hanno preso forma nella cartina geografica di Siena dopo il blitz della cordata guidata da Bpm.
Un’operazione giudicata “win win” per tutti i soggetti coinvolti, dal Governo ai soci privati, ma che secondo alcune ricostruzioni rappresenta solo il punto di partenza di un riassetto che potrebbe essere di ben altra portata.
Un portafoglio di 10 miliardi
La cessione del 15% di Siena da parte del Governo a un partner industriale – il polo Banco Bpm-Anima che avrà il 9% – scortato da due solidi soci imprenditoriali, il gruppo Caltagirone e la Delfin della famiglia Del Vecchio, ciascuna con il 3,5%, ha due immediati riflessi per la holding lussemburghese guidata da Francesco Milleri.
Andrea Orcel giuseppe castagna
Il primo, prettamente finanziario, è il superamento della soglia dei 10 miliardi di valore del portafoglio, dove insieme alla quota del 3,5% in Mps figurano i pacchetti in Mediobanca (20%), Generali (10%), Covivio (26%) e UniCredit (2,7%).
Il secondo effetto riguarda proprio la strategia sull’investimento nella banca di Gae Aulenti. Già, perché secondo alcuni osservatori, il coinvolgimento di Delfin nella partita Mps di fatto marca, in un certo senso, le distanze proprio da UniCredit. Terzo azionista stabile e primo socio privato del gruppo bancario guidato da Andrea Orcel, Delfin ha una quota del 2,7%.
Una partecipazione storica che ne fa un interlocutore sempre più centrale in UniCredit alle prese con la delicata partita Commerzbank il cui esito appare incerto. Proprio l’operazione tedesca, si racconta, avrebbe incrinato la sintonia incondizionata che ha contraddistinto il rapporto tra Delfin e UniCredit, perché avrebbe spiazzato Milleri.
In questo contesto, diverse fonti leggono la scelta di Delfin di intervenire in Mps – in passato esaminata da Orcel e sulla carta la seconda opzione dopo Commerzbank – come un altro segnale di maggior debolezza di quel link storico costruito da Leonardo Del Vecchio.
I SOCI DI MEDIOBANCA A SETTEMBRE 2023
I nuovi equilibri
Ad oggi nessuna decisione sarebbe stata presa, ma è pur vero che la plusvalenza di Delfin su quel pacchetto è del 400% su una quota che vale 1,8 miliardi. Naturale dunque che un eventuale disimpegno sia visto più d’attualità rispetto al passato.
Tanto più in questo momento, dopo il blitz su Mps, che stando ad alcune ricostruzioni sarebbe stato accolto con entusiasmo dalla famiglia Del Vecchio, ancora divisa sull’eredità ma unanime nel riconoscere a Milleri la validità e il senso della mossa su Siena.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Opinione condivisa sul mercato, convinto che il riassetto di Mps sia una operazione vincente per tutti i soggetti coinvolti. In primo luogo per il Governo che, in un colpo solo, ha creato un nocciolo duro di soci italiani stabili, ha messo le basi per una prospettiva industriale della banca, ha chiuso i conti con l’Europa e ha incassato una bella plusvalenza.
Ma anche per Bpm che, osservano alcune fonti, oltre a creare le condizioni per un terzo polo bancario, di fatto inserendosi nella partita senese, si è accreditata a Palazzo Chigi e si è probabilmente assicurata l’adesione all’Opa lanciata su Anima da parte di Poste italiane (11,9%) e del gruppo Caltagirone (3,5%).
Infine per i due soci privati, Caltagirone e Delfin, già allineati in partite sensibili come Mediobanca e Generali e che proprio a Siena potrebbero diventare l’ago della bilancia dei futuri sviluppi.
Tanto più che c’è chi scommette che UniCredit, nel caso in cui la partita su Commerzbank non dovesse decollare, potrebbe valutare di rientrare in gioco. Magari alleandosi con quei francesi del Crédit Agricole da cui il Governo ha voluto mettere al riparo Siena.
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