DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1. PER IL MARCHIO GLI ANALISTI SOGNANO IL GUCCI-BIS
Estratto dell'articolo di Federica Camurati per “Milano Finanza”
Con Alessandro Michele al timone creativo, Gucci ha più che triplicato i ricavi. Da 3 a 10 miliardi di euro in meno di dieci anni. Lo stilista romano troverà la formula vincente per far decollare anche Valentino? È ciò su cui si interroga il mercato. Indubbiamente, le aspettative sono ambiziose.
«Questa nomina conferma come l’obiettivo del deal tra Kering e Mayhoola for investments di luglio fosse quello di ampliare sul mercato l’impatto di Valentino il cui fatturato, al momento, non rispecchia la percezione della maison», spiega a MFF Dario Minutella, partner di Kearney […] L’esercizio 2022 è stato infatti archiviato con un fatturato di 1,4 miliardi di euro. Pochi, se paragonati ai numeri di altri competitor che negli ultimi anni sono cresciuti in maniera più importante.
«Si può ipotizzare che un rilancio creativo fosse già nel radar nel momento in cui è stato siglato l’accordo di acquisizione da parte di Kering. La nomina di Michele è una sfida, ma immagino sia una scelta soprattutto commerciale legata alla sua capacità di interpretare i consumatori.
Mi aspetto che avrà un impatto positivo sui numeri». Impatto che non sarà tuttavia visibile almeno fino all’anno prossimo, dal momento che i primi drop della sua collezione di debutto non arriveranno nelle boutique prima della fine dell’anno. […]
2. ALESSANDRO MICHELE LO STILISTA DELLE STAR FIRMA PER VALENTINO
Estratto dell'articolo di Maria Corbi per “La Stampa”
[…] Alessandro Michele piace per quella sua barba da profeta (d'altronde è lui a dire che «la bellezza è una pratica religiosa») il glamour hippie chic, gli anelli che gli coprono tutte le dita, ma soprattutto per aver saputo cambiare la narrativa della moda, immergendola non solo nella society, ma anche nelle battaglie sociali, liberandola dalle gabbie di genere.
Strettissimo il suo rapporto con le star, da Jared Leto a Harry Styles e Dakota Johnson, Lady Gaga, Gwineth Paltrow, Gus van Sant con cui ha girato un film. E nella musica in prima fila Billie Eilish e i Måneskin che hanno scalato l'Olimpo della fama in abiti Gucci.
D'altronde per Alessandro Michele il sogno era il Cinema: «Volevo fare il costumista, alla moda ci sono arrivato quasi per caso».
[…] ecco allora il link con Valentino Garavani, anche lui adorato dai divi di ieri ma anche da quelli di oggi. E in questo solco si costruirà la nuova stagione della maison che vedrà la luce solo a settembre, a Parigi, durante le sfilate di Alta Moda. «Provo un'immensa gioia e avverto un'enorme responsabilità», dice lo stilista.
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«Una maison de couture che ha la parola "bellezza" scolpita su una storia collettiva in cui si fondono peculiare eleganza, raffinatezza e grazia estrema». È stato Jacopo Venturini, CEO Valentino a volere Alessandro (hanno lavorato insieme da Gucci): «Il suo talento, la sua creatività, la sua profonda intelligenza sempre legata ad una meravigliosa leggerezza, scriveranno un altro capitolo della Maison Valentino».
Ma niente nostalgia, sentimento che i grandi gruppi hanno fatto diventare «commerciale» e oggi uno dei problemi del sistema. Gucci disse addio a Michele perché troppo poco nostalgico, distante dall'estetica sexy-glam portata da Tom Ford.
Mentre oggi il creativo arriva da Valentino per rivoluzionare i codici. Ennio Flaiano direbbe: «poche idee ma confuse». Soprattutto perché Gucci appartiene al gruppo Kering che ha una partecipazione anche in Valentino con l'intenzione di acquisire il brand entro il 2028.
Quindi il nuovo direttore creativo ha avuto il via libera di François-Henri Pinault, Presidente e Chief Executive Officer di Kering «felice della nomina». Una decisione che contraddice la precedente (mandarlo via) dopo che in questi mesi si è delineata una crisi del lusso profonda con un calo delle vendite e i fatturati che reggono solo per l'aumento di valore, ossia per l'aumento esponenziale che c'è stato dei prezzi.
Si richiama all'ovile il ragazzo dalle «uova d'oro» per lo stesso motivo per cui è stato mandato via un anno e mezzo fa quando era considerato troppo forte rispetto al marchio, un fuoriclasse capace di stravolgere i canoni della moda, di inventare, di trasgredire, di stupire, cosa che la moda in mano alla Finanza non è più capace di fare.
C'è un altro «ma» in questa nomina legato al fatto che i proprietari in carica della Valentino sono gli emiri del Qatar, paese dove l'omosessualità è un reato. Mentre Alessandro Michele «ricama» il suo stile con messaggi inclusivi. Ma come si dice? «Business is business».
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