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Carla Lorenzini per "Economiaweb"
L'editore-costruttore romano, tra fine 2011 e inizio 2012 ha venduto le quote del Monte. Ma il tempismo prima della bufera gli è costato caro.
Mentre le notizie sui possibili guai giudiziari del Monte dei Paschi cominciavano a circolare il 9 maggio scorso, un azionista, anzi, un ex, tirava un sospiro di sollievo.
«L'uscita da Mps è stata un'idea nostra ed è legata al fatto che il settore bancario non sarà facile nei prossimi anni in Italia e legata anche ai prezzi dell'aumento di capitale di UniCredit». Così parlò il 26 aprile, nel corso dell'assemblea della Caltagirone Editore, Francesco Gaetano Caltagirone spiegando ai soci la scelta di disinvestire da Rocca Salimbeni con una minusvalenza e di entrare nel capitale di UniCredit.
Tra una banca interamente radicata in Italia, e UniCredit «che per il 30% ha le sue attività in Italia e ha molti punti di eccellenza in paesi con migliori prospettive di crescita come la Turchia e la Polonia, si è deciso di puntare su piazza Cordusio», aveva aggiunto in quella occasione.
UN TEMPISMO AZZECCATO MA ONEROSO
Oggi in molti fanno notare quanto sia stato tempestivo, e strategicamente azzeccato vista l'aria che poi ha cominciato a tirare sulla Rocca, l'addio al Monte dell'immobiliarista e editore romano col pallino della finanza (per anni è stato considerato uno degli imprenditori più liquidi d'Italia).
Uscita tempestiva ma comunque onerosa. I titoli (in carico fra 0,80 e 1 euro) sono stati ceduti a prezzi di saldo (0,2-0,3 euro) tra Natale 2011 e gennaio di quest'anno.
ADDIO ALLA ROCCA PER UN PEZZO DI UNICREDIT
La somma ricavata dalla vendita del pacchetto (un centinaio di milioni) è stata rimpolpata con altri fondi e investita per rilevare l'1% circa di Unicredit a prezzi poco sotto i 3 euro con un esborso stimato di circa 150 milioni.
Ma secondo i calcoli degli analisti, con l'investimento senese l'ingegnere ci avrebbe rimesso più di 300 milioni. Nel bilancio consolidato 2005 della Fgc spa, ad esempio, il pacchetto di 104,5 milioni di azioni Mps era valutato al costo d'acquisto di 225,58 milioni di euro. Negli anni sono stati poi aggiunti 197 milioni impiegati nell'aumento di capitale 2008 della banca e altri 96 milioni per quello di giugno 2011, più numerose altre operazioni di trading.
2011, UN ROSSO DA 50 MILIONI
Non solo. A pesare sul risultato netto 2011 del Gruppo Caltagirone (negativo per 50 milioni) sono state soprattutto «le minusvalenze realizzate nella vendita sul mercato di azioni quotate in portafoglio e delle svalutazioni di azioni quotate effettuate per adeguarne il valore di carico ai corsi di Borsa al 31 dicembre 2011», recitava la nota della società senza aggiungere dettagli. Anche se è presumibile che il riferimento principale fosse alla cessione della partecipazione nel Monte dei Paschi.
FORSE CONVENIVA USCIRE MOLTO PRIMA
«La quota in Mps», ha però sottolineato ad aprile Caltagirone nell'assemblea di Caltagirone Editore, «è stata lì per nove anni e tutti i soci l'hanno approvata. Non c'è mai stata nessuna critica in assemblea e questo perché quella partecipazione guadagnava. Ci sono stati dei momenti in cui valeva due volte e mezzo il prezzo di carico. Purtroppo, ha aggiunto Caltagirone, «è andata così, ma non mi sento di dare colpe al cda».
Quando era vicepresidente a Siena, si dice che Caltagirone volesse far diventare il Monte dei Paschi la prima banca di Roma. Ere geologiche fa, per i tempi della finanza.
Tanto che, in coincidenza con la sua uscita dal capitale di Mps, anche l'antica filiale della banca nella sede romana de «Il Messaggero» ha avviato il trasloco.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON MALVINA FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE montepaschi siena sedeGIUSEPPE MUSSARI
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