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Paola Pica per “il Corriere della Sera”
La nuova Mediobanca ha anche il volto di Marie Bolloré, al debutto in consiglio e in sala stampa, dove arriva ad assemblea ancora in corso, al braccio di Tarak Ben Ammar. «Vi porto una ventata di gioventù e finalmente un po’ più di presenza femminile» dice l’imprenditore di origine tunisina presentando Marie, 26 anni, la figlia più piccola di Vincent Bolloré, l’influente socio francese con il 7,5% delle azioni, la seconda quota alle spalle di Unicredit (8,7%) «Io sono la prova che il gruppo Bolloré è interessato a Mediobanca nel lungo periodo», assicura lei.
Anche la neo vicepresidente Maurizia Comneno fa un’ apparizione in sala stampa, ma solo per aver sbagliato porta. La prima donna al vertice di Mediobanca è la discendente di una delle famiglie più antiche del mondo, i bizantini Comneni, ma la sua lunga esperienza professionale in Unicredit ne fa una figura pragmatica. «Sono consapevole dell’impegno che mi sono assunta, una bellissima sfida».
TARAK BEN AMMAR BOLLORe? PADRE E FIGLIA
L’assemblea degli azionisti scorre secondo copione, o quasi. L’animosità di due piccoli soci, costringe il presidente Renato Pagliaro a chiederne l’uscita. È la prima volta che accade. È una prima anche per il parlamentare grillino Carlo Sibilia che denuncia la «creazione di denaro virtuale» nelle pieghe del bilancio. E tra le tante prime volte, ci sono forse anche le parole di Alberto Nagel sulla quota Telecom. «Abbiamo fatto l’errore, va riconosciuto, di conferire i titoli alla scatola Telco con una maggiore esposizione al debito» dice l’amministratore delegato di Mediobanca.
Alle domande sul suo coinvolgimento nelle inchieste giudiziarie sui Ligresti, Nagel si limita a rispondere ricordando il segreto istruttorio e rassicurando sul fatto di non aver spostato all’estero la residenza. «Se vado in giro per l’Europa e il mondo è un plus , stiamo pensando alla Cina e stiamo aprendo in Messico». Commentando i conti del primo trimestre chiuso con un utile di 160 milioni e ricavi a 525 milioni (+25%), rappresentati per oltre la metà dalle attività di retail, l’amministratore delegato prospetta «con risultati come questi di poter aumentare il dividendo».
Quanto al sistema, per il capo di Mediobanca «gli stress test vanno presi cum grano salis» mentre «gli sforzi del governo per la competitività vanno accompagnati». In serata, il nuovo board costituisce i comitati. L’esecutivo è composto da Pagliaro, Nagel, Vinci, Sichel, Young, Comneno e Caso’; il comitato nomine da Pagliaro, Nagel, Vinci, Bollore’, Magistretti.
«Mediobanca non deve avere paura di cambiare» ripete infine Nagel: «Conservare un modello anni ‘80 non si può». È l’ennesima spinta alla vendita delle partecipazioni ex strategiche. Tutte tranne una. Come diceva Enrico Cuccia: «È caduto l’Impero romano, può cadere Mediobanca. Ma le Generali mai».
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