DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
1. NEL SUO BLITZ AMBROSIANO DRAGHI HA VISTO ANCHE ANNA MARIA TARANTOLA E FLEBUCCIO DE BORTOLI
I contradaioli di Siena hanno capito tutto o quasi. Dopo la discesa in campo del Presidente della Repubblica che ha difeso a spada tratta il rigore esercitato dalla Banca d'Italia attraverso la Vigilanza, sono sempre più convinti che il gran polverone di MontePaschi costerà caro soprattutto a Peppiniello Mussari, ai dirigenti infedeli che hanno smanettato sui derivati, e a Gabriello Mancini, il ragioniere della Asl che presto sarà sollevato dal vertice della Fondazione.
Per dirla con un proverbio toscano nel sacco avrebbero dovuto finire i re e le pedine, ma tutto fa pensare che personaggi come Draghi, Visco e il pallido Vittorio Grilli (al quale finora nessuno ha chiesto il conto delle sue responsabilità quando era al Tesoro), saranno appena sfiorati dalle torbide vicende della banca.
A pagare il prezzo più alto saranno invece le pedine, quei 6 milioni di risparmiatori e di clienti che negli ultimi mesi sono stati trattati come bischeri. A fine novembre MontePaschi ha inviato ai titolari dei conti correnti una comunicazione di "modifica unilaterale delle condizioni contrattuali" nella quale si leggeva che gli interessi sui conti deposito erano pari allo 0,000%.
La banca era andata giù pesante già tre mesi prima quando aveva portato gli interessi sui conti correnti dei suoi stessi dipendenti allo 0,15% rispetto all'1% di fine 2011. E ai bischeri arrabbiati i funzionari di MontePaschi hanno continuato a consigliare ai correntisti di portare gran parte della loro liquidità sui titoli di Stato alimentando così l'enorme fardello dei bot e btp che la banca porta a bilancio.
E quando negli ultimi tempi gli interessi dei titoli di Stato hanno cominciato a scendere, i funzionari furbetti della banca hanno consigliato ai bischeri incazzati di mettere gran parte della loro liquidità su obbligazioni Mps promettendo il 4% con cedole semestrali.
Questo giochetto è molto rischioso perché le obbligazioni della banca possono essere fra le prime a essere colpite in caso di interventi d'emergenza da parte di Bankitalia.
I contradaioli si stupiscono che i grandi giornali non dedichino nemmeno una riga alle sfortune dei 6 milioni di clienti che Peppiniello e i suoi compari hanno sempre sbandierato per affermare la forza del terzo istituto italiano.
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++++TESTO SOTTOPOSTO A SEQUESTRO PREVENTIVO, Procedimento 8542/13 R.G.P.m. eseguito da compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma++++++
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à evidente che la grande stampa è più interessata a scavare sul ruolo di Gotti Tedeschi, un altro personaggio chiave legato all'Opus Dei, che probabilmente è stato cacciato dalla presidenza della banca vaticana quando Oltretevere hanno fiutato che il banchiere del Santander aveva le mani in pasta in questa e in altre vicende come ad esempio Finmeccanica.
A questo punto al popolo dei bischeri non resta che soddisfare la curiosità grattando dietro le notizie che toccano i personaggi di prima linea. E a questo proposito è molto interessante ciò che hanno scoperto in merito all'incontro tra Mario Draghi e il pallido Grilli rivelato da quel sito disgraziato di Dagospia.
Pare infatti che nel suo blitz ambrosiano Draghi non si sia limitato a dettare il compitino al pallido Grilli (oggi ministro e domani banchiere a Londra) che con diligenza lo ha ripetuto il giorno dopo davanti al Parlamento, ma che nelle stesse ore abbia visto, sempre a Milano, Anna Maria Tarantola, la signora dalla capigliatura barocca che fin dal 1971 si è occupata di Vigilanza alla Banca d'Italia.
Il risultato di questa riunione è stata la definizione di una linea che ha creato un formidabile fortino mediatico intorno all'Istituto di via Nazionale. E per rendere ancora più robuste le difese ecco salta fuori un altro incontro di Draghi: con l'amico di lunga data Flebuccio De Bortoli, direttore del "Corriere della Sera".
Il risultato più evidente è il cordone sanitario steso dal Corriere intorno a via Nazionale. L'operazione sembra per il momento riuscita come testimonia il richiamo di Napolitano a evitare che siano violate le trincee di Palazzo Koch e dell'Eurotower. Adesso i contradaioli si chiedono se l'argine reggerà di fronte alle rivelazioni dei prossimi giorni che potrebbero alzare il velo sui conti segreti di Peppiniello Mussari e su altre operazioni misteriose di cui la Banca d'Italia ignorava l'esistenza.
2. SCOPPIA LA PACE TRA MORETTI E MONTEZEMOLO
Nel palazzo-obitorio delle Ferrovie non erano più abituati agli strilli di Mauro Moretti.
Una certa sorpresa hanno destato le sue urla quando due giorni fa ha saputo della decisione presa a Bruxelles per aumentare la concorrenza nel settore ferroviario.
La novità è stata annunciata dal Commissario Ue per i trasporti, il 65enne ex-presidente della Banca di Estonia, che ha invocato misure drastiche per ristrutturare il mercato dei treni in Europa.
La prima reazione di Moretti è stata violenta perché a suo avviso le direttive europee assomigliano di più alle "camicie di forza" che non alle regole per aiutare l'economia. Dopo una lettura più pacata con il suo braccio destro Sciarrone, l'ira dell'ex-sindacalista di Rimini si è ammorbidita perché è stato proprio Sciarrone a fargli capire che le indicazioni di Bruxelles rispetto alla prima versione che rendeva obbligatoria la separazione della Rete ferroviaria dalla gestione dei treni, è una semplice raccomandazione.
D'altra parte le aperture della Commissione europea verso una completa liberalizzazione delle ferrovie entro il 2019 non sembrano contraddire la politica dei due concorrenti italiani, Ferrovie e Ntv di Luchino di Montezemolo.
A ben guardare la guerra che si era scatenata tra la società pubblica e la compagine dei "compagni di merenda" di Luchino, da un po' di tempo ha preso una piega più morbida. Basta guardare i prezzi che Ntv e Ferrovie fanno ai loro clienti nelle stesse fasce orarie: sono praticamente gli stessi e oscillano tra gli 86 e 88 euro per quanto riguarda la tratta Roma-Milano.
C'è da chiedersi come sia possibile che l'ex-monopolista Ferrovie e l'ultimo arrivato Ntv che dispone di un numero inferiore di treni pratichino le stesse tariffe nonostante impieghino tempi diversi per collegare i passeggeri tra le due città . C'è chi dice che ad abbassare i toni tra i due belligeranti abbiano contribuito l'ex-ministro Tiziano Treu e Franchino Bernabè, che sta spendendosi per accreditare definitivamente Moretti come candidato ideale al posto di Giuseppe Orsi in Finmeccanica.
Dietro le quinte c'è però anche un altro personaggio che fa da pacificatore, ed è il professore napoletano Ennio Cascetta, un esperto di fama internazionale che punta alla presidenza dell'Authority per i Trasporti. Questo esperto è stato maltrattato dai suoi amici del Pd che non gli hanno tirato la volata per la poltrona dell'Authority e quindi ha fatto il salto nella piccola falange di Monti alla quale Luchino di Montezemolo ha dato la sua benedizione.
Il mediatore Cascetta si ritrova così tra un Moretti che si incazza quando a Bruxelles invocano la concorrenza e un Moretti che in Italia ha abbassato la guardia e strizza l'occhio al "montiano" Luchino patron di Ntv.
3. D'ALEMA GODE
A Massimo D'Alema le vicende di MontePaschi finora non hanno rovinato il sonno.
Il politico del Pd sta lavorando sottotraccia per aumentare il suo prestigio nell'area del socialismo europeo e non ha rinunciato all'idea di ritornare alla Farnesina.
Se questa ipotesi non dovesse realizzarsi il lider Maximo continuerà ad allargare il network dei rapporti internazionali utilizzando soprattutto la fondazione "Italianieuropei".
A incoraggiarlo su questa strada è una ricerca che gli è arrivata dall'università La Sapienza dove il Dipartimento comunicazione e ricerca sociale ha esaminato 105 think tank italiani per valutarne il ruolo e il prestigio.
Il lavoro è stato compilato da un'e'quipe guidata dal ricercatore Mattia Diletti che ha già dato alle stampe un libro sui think tank in America e in Europa. Il risultato dell'ultima fatica condotta dentro il Dipartimento presieduto dal sociologo Mario Morcellini, è che il 41% dei think tank è di stampo politico e che il 50% è vicino al centrosinistra con un budget medio di 800mila euro.
A D'Alema è piaciuta soprattutto la tabellina finale dove si legge che il primo think tank influente in Italia è la sua fondazione "Italianieuropei", seguito a ruota dall'Aspen di Giulietto Tremonti e dal Censis di Giuseppe De Rita.
4. SICILIOTTI SI ATTACA AL TAR
Alla fine di ottobre i 4mila commercialisti convenuti all'hotel Quisisana di Bari per il loro congresso se l'erano date di santa ragione.
C'è mancato poco che volassero cazzotti tra il presidente Claudio Siciliotti e l'avversario Gerardo Longobardi. Il primo è un bocconiano di Udine classe 1952 diventato famoso per le sue apparizioni nel salottino del reverendo Floris quando ha sventolato una capigliatura pel di carota da fare invidia alla rossa ex-ministro Brambilla.
Il secondo, Longobardi, è un romano di 54 anni che al congresso di Bari ha raccolto 348 voti contro i 354 di Siciliotti. Lo scarto è apparso esiguo e tale da suscitare un'infinità di polemiche con risvolti addirittura giudiziari perché i voti di Longobardi sono aumentati grazie alla mossa del commercialista Giorgio Sganga che da Cosenza ha trasferito la residenza ad Aosta pur di sostenere con il suo pacchetto di voti l'avversario di Siciliotti.
Il casino è stato così grande da richiamare l'attenzione della magistratura su Sganga e da irritare il ministro Severino che a dicembre ha deciso di commissariare l'Ordine al quale sono iscritti ben 113mila commercialisti.
Questa soluzione è apparsa indigesta al Siciliotti dalla lunga chioma che,dopo aver fatto un passo indietro, e'ricorso al Tar del Lazio. Mercoledì prossimo dovrebbe arrivare la sentenza del Tar e se il ricorso fosse accettato Siciliotti potrebbe tornare al suo posto senza bisogno di rifare le votazioni già fissate per il 20 febbraio. La sentenza è nelle mani di Franco Bianchi, il presidente della Terza Sezione del Tar del Lazio,un magistrato rigoroso e neutrale rispetto ai poteri incappucciati che considerano i commercialisti una lobby potente.
5. SAWIRIS HA FAME
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il faraone egiziano Sawiris non ha abbandonato l'idea di mettere le mani su qualche azienda italiana che opera nel campo dell'informazione e dei media.
Dopo aver subito lo schiaffo di TelecomItalia quando si è affacciato offrendo 3 miliardi, il magnate egiziano pare che stia gironzolando intorno a un gruppo editoriale specializzato nell'informazione economico-finanziaria con l'idea di acquistarne il 30%".
Mussari e Draghi GIUSEPPE MUSSARI E MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARI ETTORE GOTTI TEDESCHI FERRUCCIO DE BORTOLI GIUSEPPE MUSSARI NELLA SUA CASA A MONTALBUCCIO NAPOLITANO E MUSSARIANTONIO VIGNI GIUSEPPE MUSSARI FOTO ANSAnapolitano draghi monti mussari visco interna nuova MUSSARI GRILLI GUZZETTI VISCO resize Moretti e MontezemoloENNIO CASCETTAMORETTI E MONTEZEMOLO plt43 tiziano treuFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE FRANCO BERNABE MASSIMO DALEMA TARAK BEN AMAR ie39 dalema amatoeto124 amato reichlin romiti dalema caraccioloSICILIOTTICLAUDIO SICILIOTTI CESARE DE MICHELIS LUIGI BRUGNARO Samih Sawiris
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