DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Francesco Spini per la Stampa
Sul Sole 24 Ore non si allenta la tensione. Nonostante in Borsa ci sia solo il 30% del capitale e le azioni quotate siano «speciali», limitando al 2% il possesso azionario, gli scambi sul titolo si mantengono altissimi: ieri è passato di mano il 10% del capitale, dopo che almeno altrettanto era stato scambiato nelle ultime tre sedute. Dopo giorni di crescita, nel pomeriggio il titolo ha frenato la sua corsa con un -2,8%. Ma dai minimi del 10 marzo ha recuperato il 97%.
In mezzo a tanto agitarsi, Confindustria per il momento appare intenzionata a non allentare la presa sul giornale che controlla col 67,5%, decisa a contribuire all' aumento di capitale per quel che serve, si sussurra tra i 65 e i 70 milioni, necessari per colmare un fabbisogno più patrimoniale che finanziario.
«Nei prossimi giorni prenderemo le nostre decisioni come azionisti», ha dichiarato il presidente Vincenzo Boccia. Oggi Confindustria riunisce il consiglio generale, dove il presidente del Sole, Giorgio Fossa, terrà un' informativa sul piano industriale del gruppo editoriale. Nel frattempo alcuni imprenditori si starebbero organizzando nel caso Viale dell' Astronomia dovesse passare la mano. Al punto che avrebbero già sondato il patron di Investindustrial, Andrea Bonomi, il quale però per il momento resta alla finestra.
Si è poi parlato di un interesse (respinto) di Vivendi e di gruppi cinesi. Tutto prematuro, secondo Boccia: «Sono notizie che emergono solo dalla stampa: non sappiamo nemmeno quanto è il fabbisogno, pensate se possiamo immaginare l' articolazione». L' ad del Sole 24 Ore, Franco Moscetti, mostra fiducia: «Credo che vinceremo la sfida del rilancio», ha detto, in attesa del cda sull' aumento che potrebbe tenersi settimana prossima.
2. COSI’ LE COPIE VENIVANO GONFIATE
Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera
La società inglese Di Source «è stata "creata ad hoc" per consentire alla società Sole 24 Ore spa di procedere a un incremento dei propri dati diffusionali concernenti le sole copie digitali», ha avuto «come cliente principale (se non unico) la società di viale Monterosa», è stata costituita nel novembre 2012 «appena 40 giorni prima della firma del primo contratto con il Sole», e dietro lo schermo di una serie di trust «il 60% delle quote» sarebbero state «detenute da soggetti direttamente o indirettamente collegati a Il Sole 24 Ore spa come l' ex direttore amministrativo Massimo Arioli (e moglie), l' ex responsabile diffusione e vendite Alberto Biella (e moglie), e Giovanni Paolo Quintarelli», imprenditore fratello di Stefano, cioè dell' attuale deputato ex direttore dell' area digitale del Sole.
La Procura ha depositato il contributo alle indagini dato con i propri interrogatori da un dipendente di Di Source, Filippo Beltramini. Questi ha spiegato il singolare contratto per il quale il gruppo editoriale perdeva 10 centesimi per ciascuna copia digitale che faceva «promuovere» all' inglese Di Source (3 milioni di euro il passivo, mentre le copie digitali «gonfiate» sarebbero state quasi tutte le 109.000).
«L' ex capo ufficio diffusione del Sole 24 Ore spa, Biella, mi ha informalmente comunicato - aggiunge Beltramini - che nelle riunioni in cui veniva deciso il numero delle copie da ordinare alla Di Source vi era anche, fra gli altri, il direttore del quotidiano Roberto Napoletano» (ora in aspettativa e sostituito ad interim da Guido Gentili).
Beltramini premette di non aver mai parlato con Napoletano, ma asserisce che Biella «mi descrisse quelle riunioni con l' aggettivo "pirotecniche". Sempre Biella mi descrisse il desiderio del direttore di vedere crescere i numeri afferenti le copie multiple digitali».
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