DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY…
Nicola Borzi per il “Fatto Quotidiano”
Il motto sportivo delle Olimpiadi è "Più veloce, più in alto, più forte-insieme". Ma se si guarda ai risultati economici, in realtà dovrebbe essere "più lento, più in basso, più debole - da soli". Ormai da decenni i Giochi, se misurati sulle spese e lo sviluppo, non hanno più ragion d'essere. I Paesi ospitanti spendono miliardi per prepararli, fronteggiano enormi sforamenti dei budget e finiscono per indebitarsi. Tokyo poi è stata sfortunata: nonostante il rinvio di un anno, la pandemia ha colpito il bilancio. Ma il disastro era previsto da tempo.
cerimonia apertura olimpiadi tokyo 2020 15
I giochi che si chiudono oggi, secondo stime dei media nipponici Nikkei e Asahi, sono costati 23,8 miliardi di euro al cambio attuale. Gli introiti finali di Tokyo non sono ancora noti, ma la parte del leone andrà al Comitato olimpico internazionale: i diritti tv sono la quota più sostanziosa e quelli Usa valgono più della somma di quelli di tutti gli altri Paesi. Ma i telespettatori a stelle e strisce hanno latitato, per il fuso orario "impossibile" e i mediocri risultati del team, mentre il Covid ha ridotto di1,1miliardi l'incasso dei biglietti, secondo l'Istituto Nomura, e azzerato quello del turismo estero.
Gli sponsor hanno bruciato i 2,55 miliardi investiti. Eppure il Giappone ha speso meno dei 38,3 miliardi che costarono le Olimpiadi di Pechino 2008, le quali raccolsero ricavi per soli 3,06 miliardi nonostante il boom di turisti e diritti tv. Molto meno del budget stimato in 42,5 miliardi per i giochi invernali russi di Sochi 2014. È prevedibile che il conto si chiuderà dunque "in rosso" per una ventina di miliardi.
settembre nero olimpiadi monaco
Si sta così ripetendo il ciclo negativo degli anni 70, analizzato dall'economista Andrew Zimbalist nel suo volume Circo Massimo: la scommessa economica dietro le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Cinquant' anni fa i Giochi stavano crescendo rapidamente ma ogni Olimpiade, da Roma 60 in poi, vide grandi sforamenti dei costi. I Giochi di Città del Messico 68 e di Monaco di Baviera '72 furono poi macchiati dal sangue, i primi dei manifestanti, i secondi degli atleti israeliani.
Le gare del '76 a Montreal, da un preventivo di 124 milioni di dollari, finirono per costare1,5 miliardi. Così sempre più città decisero di sfilarsi dalla candidatura, tanto che nel '79 Los Angeles fu l'unica a presentare un'offerta per i Giochi estivi dell'84, facendo affidamento quasi solo su stadi e infrastrutture esistenti. Grazie ai diritti tv, la megalopoli californiana ottenne dai giochi un piccolo saldo attivo. Quel successo, male interpretato, fece scattare una nuova corsa a candidarsi, con le città in gara che salirono da due per le Olimpiadi 1988 a 12 per quelle del 2004, finendo per favorire i Paesi che spendevano di più.
Gli esperti parlano di "maledizione del vincitore". Esemplari furono i giochi di Atene del 2004, costati oltre 10 miliardi, che tra corruzione e sprechi sono considerati tra le cause del default della Grecia. Molte città negli ultimi anni hanno così ritirato le proprie offerte, dopo referendum vinti da elettori contrari o per la pressione di cittadini preoccupati. Per mancanza di candidati, nel 2017 il Cio ha scelto contemporaneamente le sedi del 2024, Parigi, e del 2028, Los Angeles.
Il fatto è che costi e ricavi dei Giochi ricadono su tasche diverse. Le candidature sono spinte da grandi interessi privati: dietro ci sono le lobby di costruttori, architetti, hotellerie e turismo, media, compagnie di sicurezza, assicurazioni, banche, consulenti, avvocati e pr che per questi gruppi di pressione elaborano iperboliche stime sui potenziali benefici. I costi però non gravano sulle spalle di questi gruppi, che invece ne incassano i lucrosi appalti.
Per garantirsi i Giochi la città ospite deve spesso pagare centinaia di milioni solo per presentare e "spingere" la propria candidatura. Poi finisce per stravolgere i suoi piani urbanistici, il che spesso significa trasferire comunità e posti di lavoro, assumere manodopera migrante, ma soprattutto togliere risorse rilevanti ai servizi sociali, indebitarsi per miliardi, appesantire le tasse future.
proteste olimpiadi tokyo 2020 7
Ma le promesse non si realizzano e lungo il percorso le comunità locali sperimentano invece traffico e inquinamento in nome della costruzione di infrastrutture che spesso non hanno più alcun uso dopo i Giochi (Torino 2006 insegna) o che per restare attive dovrebbero far costare troppo i propri biglietti. A soffrire, anche in termine di costi-opportunità, sono i bilanci pubblici. Il servizio del debito dopo aver ospitato i giochi può gravare sugli Stati anche per decenni e la crescita promessa quasi sempre è un miraggio.
strade da fare al villaggiodegli atleti
Nemmeno gli effetti occupazionali sono certi: per i giochi di Salt Lake City del 2002 vi fu un aumento a breve termine di 7 mila posti di lavoro, un decimo di quelli preventivati, ma nessuna crescita di lungo termine, mentre la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha calcolato che solo il 10% dei 48 mila posti temporanei creati dalle Olimpiadi di Londra 2012 è andato a disoccupati.
Anche il turismo ne beneficia, ma a breve termine, mentre a correre è la corruzione, come nei casi di Nagano (1998), Salt Lake City (2002) e Rio (2016). Senza una vera riforma del Cio e controlli sovranazionali efficaci, affiancare affari e sport non sarà più un gioco.
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