COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
1 - MA ORA RISCHIAMO DI RESTARE SENZA GAS? VALGONO I CONTRATTI?
Stefano Agnoli per il “Corriere della Sera”
1 Perché si parla di pagamenti del gas russo in euro o in rubli?
La scorsa settimana il presidente russo ha ordinato a Gazprom e Banca centrale russa di studiare il modo per far pagare in rubli il gas venduto alle controparti occidentali.
Queste ultime hanno rifiutato di cambiare i termini contrattuali in vigore, che comprendono una precisa determinazione della valuta (euro o dollari) e dei prezzi. Ciò ha creato un vicolo cieco: il rischio di restare senza gas dalla parte europea, quello di non incassare più euro e dollari dalla parte russa.
2 Che cosa cambia con il decreto di ieri di Putin?
Secondo una prima lettura del decreto emesso dalla presidenza russa, il meccanismo sembra non alterare i termini attuali e segnare una sorta di passo indietro di Putin o di uscita onorevole dalla questione: le compagnie occidentali continuerebbero infatti a pagare in euro o dollari.
Bisogna però decifrare bene il testo: se il meccanismo di cambio della valuta - che prevede che gli euro vadano dalle compagnie a Gazprombank, che li cambia in rubli alla Borsa russa e poi li restituisce alle compagnie, che a loro volta li girano a Gazprom - comportasse differenze di prezzo allora la situazione sarebbe diversa, e svantaggiosa.
Se le compagnie acquirenti (come Eni, Gasunie, Total, Uniper) dovessero accollarsi il rischio di cambio e dei trasferimenti bancari, come sembra, allora probabilmente non accetterebbero di uniformarsi. Le autorità russe e la Banca federale conoscono bene le quantità di gas in gioco e i prezzi.
Controllando le quantità di rubli in circolazione possono agevolmente calibrare l'offerta di valuta sul mercato, stabilendo così i cambi e il valore del rublo a loro piacimento. Dettagli tecnici che possono però fare la differenza sullo scenario complessivo, riportando al vicolo cieco di cui sopra.
3 Ma la Russia può interrompere il flusso di gas verso l'Europa?
Il rischio che Putin possa decidere di lasciare l'Italia e l'Europa senza gas esiste. In teoria l'interruzione delle forniture può essere effettuata dall'oggi al domani, ma solo prendendosi anche un rischio di danneggiamenti alle strutture produttive e ai giacimenti, causati dalle basse temperature e dalla possibilità di formazione di sostanze acquose.
Per fermare la produzione di gas senza doversi accollare alla ripartenza lunghe e costose manutenzioni dei giacimenti serve almeno qualche giorno.
Si tratta poi di gestire l'enorme quantità di combustibile presente in tubi lunghi migliaia di chilometri. Il gas deve comunque mantenere precise specifiche tecniche per il suo uso.
Più semplice sarebbe gestire una diminuzione dei flussi verso Occidente, anche notevole, come peraltro è già accaduto lo scorso gennaio, quando la riduzione ha toccato il 40%. Non va dimenticato poi che la maggior parte del gas siberiano serve per il mercato interno russo.
4 Il gas russo continua a passare senza problemi attraverso l'Ucraina?
Sì, il gasdotto che porta il gas al confine italiano di Tarvisio e che attraversa l'Ucraina continua a funzionare regolarmente e, anzi, dall'inizio della guerra sta trasportando volumi di assoluto rilievo, superiori alle medie dei periodi precedenti. Il che fa presumere che persino in questo mese di guerra lo stesso tubo soddisfi anche i consumi ucraini, che verosimilmente prelevano gas in modo non molto differente da quanto accade in tempo di pace.
5 I timori di Francia e Germania sono fondati?
Sì, ma la Francia acquista volumi limitati di gas russo (7-8 miliardi di metri cubi l'anno) mentre ad essere decisamente più esposta è la Germania, che importa circa metà del suo gas naturale dalla Russia (che pesa per un quarto dei suoi consumi totali di energia).
6 Che cosa accade sul mercato italiano?
Pur essendo l'Italia da un mese al livello di preallarme, da alcuni giorni alcuni operatori nazionali esportano verso il Nord Europa volumi di gas che vengono venduti a prezzi superiori sull'hub olandese TTf rispetto a quelli del Psv (Punto di scambio virtuale) italiano.
Si tratta di alcune decine di milioni di metri cubi che comunque escono dal Paese e farebbero comodo per il mantenimento delle riserve nazionali. Non si possono escludere infatti né improvvise riduzioni di gas russo, né un incidente sul gasdotto dall'Ucraina causato dalla guerra in corso.
7 Quali sono i piani del governo per le riserve?
Per incentivare gli operatori al riempimento degli stoccaggi (le riserve di gas) il governo ha allo studio un meccanismo che prevede il pagamento della differenza di prezzo tra il mercato italiano e quello olandese. Un sistema a due vie, che porterebbe a rimborsi nel caso che il prezzo italiano sia superiore a quello olandese. Nelle settimane scorse un'asta per gli stoccaggi a prezzi negativi (si pagano gli operatori perché li riempiano) era andata deserta.
2 - L'ULTIMATUM (AMBIGUO) DI PUTIN «RUBLI O STOP ALLE FORNITURE»
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
GASDOTTO TAP PUTIN ERDOGAN ALIYEV
(…) Secondo l'ordine di Putin ogni «compratore estero» dovrebbe aprire due conti presso Gazprombank, l'istituto di Stato che intermedia gli acquisti perché esente dalle sanzioni.
Un conto sarebbe in euro, l'altro in rubli. Il compratore europeo verserebbe euro sul proprio conto presso Gazprombank, la quale li venderebbe in cambio di rubli sulla Borsa di Mosca, per poi depositare la somma sul secondo conto del compratore: quello in rubli.
A quel punto il pagamento passerebbe dal conto in rubli del compratore (la compagnia occidentale) al conto in rubli del venditore (Gazprom), in cambio dei volumi di gas stabiliti.
L'intero ingranaggio sembra disegnato per non cambiare niente, ma salvare la faccia a tutti: Putin otterrebbe i pagamenti «in rubli», come aveva promesso il 23 marzo; gli europei invece potrebbero continuare a pagare in euro come previsto dai contratti, senza però toccare la valuta di Mosca.
Del resto mai come in questa guerra la moneta è potere, specie dopo che gli occidentali hanno congelato nelle riserve della banca centrale di Mosca l'equivalente di oltre 300 miliardi di euro in valuta europea, dollari e sterline.
(…) L'aspetto più sfuggente del meccanismo proposto da Putin riguarda però l'articolo 7 del decreto: vi si dice che «l'obbligo di pagamento» da parte del compratore di gas (per esempio la tedesca Eon, la francese Total o l'italiana Eni) «si considera compiuto» solo quando i rubli sono trasferiti al conto di Gazprom.
Questo punto è un campo minato, un incubo burocratico di stampo sovietico. Perché mentre i fondi passano da euro a rubli e poi da rubli del compratore a rubli del venditore, può sempre capitare un imprevisto. Può accadere che il rublo si svaluti o si rivaluti sull'euro, e allora la somma pagata dal compratore per la merce potrebbe diventare troppo bassa. O magari troppo alta. Chi deve subire un'eventuale perdita a quel punto, la parte russa o la parte europea?
Dalla risposta dipende il futuro di oltre il 40% del gas usato in Italia e del 60% di quello tedesco. Dipende la disponibilità di energia in Europa l'inverno prossimo. Se le potenziali perdite sul rischio di cambio andassero a Gazprom - come interpretano alcuni esperti - il decreto non sarebbe che un costrutto barocco per salvare la faccia a Putin dopo la minaccia di imporre il pagamento in rubli. In caso contrario il commercio di energia da oltre 300 miliardi l'anno fra Russia e Ue salterebbe con un tratto di penna: Italia, Germania e Francia rifiuterebbero di sottomettersi. (…)
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