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Francesco De Dominicis per "www.liberoquotidiano.it"
Accordo (quasi) raggiunto per il contratto di lavoro dei 309mila lavoratori bancari. L'intesa andrà formalizzata nelle prossime settimane e ovviamente si tratta di capire ancora parecchi dettagli. Tuttavia, dopo mesi di tensioni tra istituti di credito e sindacati (con tanto di sciopero della categoria, lo scorso 31 ottobre) uno spiraglio si è aperto.
L'idea, emersa ieri nel corso del ventesimo congresso della Fabi, la principale sigla del credito, è quella di un congelamento dell'attuale piattaforma regolamentare per un periodo piuttosto lungo - un anno o, più verosimilmente, due - nell'arco del quale le "parti" studieranno un nuovo modello di banca. Una rivoluzione che porterà i colletti bianchi a trasformarsi in superconsulenti sia per le imprese sia per le famiglie.
Per i bancari, probabilmente, non ci saranno aumenti di stipendio nei prossimi 12-24 mesi e sarebbe la seconda volta dopo la rinuncia del 2012. Ma forse è il male minore. Del resto, la crisi morde i bilanci delle banche che, grazie a questa misura, potrebbero guardare con meno preoccupazione al futuro.
Proprio oggi, Unicredit ha annunciato perdite per quasi 14 miliardi di euro e 8.500 esuberi nel personale, di cui 5.700 in Italia. Risultati che ovviamente risentono di errori del passato, a cominciare dai prestiti concessi a occhi chiusi "agli amici" che ora non vengono rimborsati e pesano - eccome - sul conto economico. Da Unicredit a IntesaSanpaolo, i casi di Zaleski, Telco, Alitalia, Sorgenia, Risanamento stanno zavorrando i bilanci con le sofferenze che sono schizzate, complessivamente, oltre quota 160 miliardi di euro.
E mentre la seconda banca del Paese portava alla luce un bilancio 2013 da dimenticare, a Roma il vicepresidente dell'Abi, Francesco Micheli, è uscito allo scoperto con le intenzioni delle banche sul versante del lavoro. Le parti - l'Associazione bancaria italiana e le organizzazioni dei lavoratori, torneranno a incontrarsi formalmente il 14 aprile dopo aver registrato nella riunione del 3 marzo distanze siderali. I banchieri, per la verità , volevano prendere tempo e aspettare che fossero i sindacati a fare la prima mossa sullo scacchiere delle trattative. La Fabi non ha avuto timore di aprire a un confronto ampio e a 360 gradi e ieri il segretario generale, Lando Maria Sileoni, al termine di un faccia a faccia davanti a oltre 2mila dirigenti sindacali, ha costretto Micheli a svelare le intenzioni dei banchieri. Una proposta, quella rivelata a denti stretti dal rappresentante dell'Assobancaria, di fronte alla quale Sileoni non sembra aver opposto particolari resistenze: contratto in freezer per uno o due anni. O forse di più.
Il percorso è tracciato. Restano i dettagli, che vanno messi sul tavolo e concordati entro giugno, termine ultimo per rinnovare il contratto dei bancari. Abi e sindacati vogliono (e devono) riscrivere "da zero" organizzazione del lavoro e regole: l'intera architettura del business bancario va ribaltata. Una vera e propria rivoluzione che, tuttavia, impone tempo. Il minimo comune denominatore su cui Micheli e Sileoni hanno mostrato ampia sintonia è quello dell'alta consulenza. Ai bancari non verrà chiesto di vendere biglietti del cinema o dello stadio, ma semmai di trasformarsi - dopo un percorso di formazione e una adeguata retribuzione, stavolta sì - in consulenti a tutto tondo dei clienti che vanno allo sportello. Magari andando a scippare quote di mercato ad altre categorie, come i commercialisti o gli avvocati. Una sfida che i bancari non hanno paura di affrontare.
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