DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Andrea Greco per “la Repubblica”
La socializzazione delle perdite delle banche italiane malate (una decina ormai) si ripercuote anche sui loro correntisti. Che hanno ragione a lamentarsi: anche se le banche, specie le sane, non hanno torto a mugugnare perché la colletta miliardaria dei fondi settoriali cresce ogni ora.
Da gennaio, al fondo nostrano di tutela depositi si sono aggiunti i due simili fondi europei (risoluzione e tutela depositi), da aprile il fondo Atlante, che in pochi mesi deve concedere un bis. Un fiume di miliardi per tenere in vita Mps, Vicenza e Veneto, le 4 good bank (la cui cessione porterà altri ammanchi per oltre un miliardo al fondo di risoluzione).
Negli Usa, per non “sprecare la crisi”, in un weekend del 2008 molte banche furono rese pubbliche, poi con vigore risanate. In Italia vige la cultura opposta: nessuno è lasciato fallire, il sistema ingloba i costi e si campa tutti ma più deboli. E’ il contrario pure di ciò che vorrebbe Draghi, quando critica le banche zombi che intralciano l’economia.
L’ultima socializzazione italiana ribalta sui correntisti i costi dei due fondi europei di garanzia, da versare ogni anno finché vanno a regime (2024). Ubi, Unicredit e Banco popolare hanno già alzato le spese sui c/c, di qualche decina di euro l’anno, per arginare i nuovi costi; altre lo faranno (non Intesa Sanpaolo e Cassa di Ravenna).
Il punto è che le banche, con la legge Bersani, hanno un regime di prezzi semi-amministrato: a differenza di ogni altro settore possono aumentarli solo dopo nuovi costi (la norma non dice di che tipo). Per questo i fondi europei hanno dato il destro a nuovi rincari: scelta legittima per logica e diritto, ma di opportunità discutibile.
Anche perché i depositi fino a 100mila euro qui sono tutelati dal 1996: e i fondi Ue battono su identici importi e diritti. E’ più vicino al vero chi pensa che le banche ciurlano in varie pentole, arrabattandosi su tagli di costi, rincari e balzelli perché i tassi Bce a zero quasi annullano i loro margini sul credito.
Intanto Bankitalia, cui spettano presidi di trasparenza, fa sapere che «monitora la situazione», su pratiche che paiono eludere lo spirito del bail in (“salvataggio privato”). L’arma letale, per i clienti, resta cambiare la banca che rincara: grazie alla legge Bersani è gratis.
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