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Due anni e 6 mesi di carcere per Franzo Grande Stevens e 2 anni per Gianluigi Gabetti: sono le pene, le stesse avanzate in primo grado, chieste dal pm Giancarlo Avenati Bassi al termine della requisitoria durata due ore che il magistrato ha pronunciato davanti ai giudici della Corte di appello di Torino, dove stamane è iniziato il nuovo processo Ifil-Exor.
Grande Stevens e Gabetti sono imputati, assieme alle società Ifil-Exor e all'accomandita Giovanni Agnelli sapaz, con l'accusa di aggiotaggio informativo in occasione dell'equity swap che nel settembre del 2005 consentì alle finanziarie degli Agnelli di mantenere il controllo della Fiat non scendendo sotto il 30 per cento delle azioni, impedendo quindi la diluizione che sarebbe stata causata allo scadere del convertendo con le banche.
Si è aperto oggi, davanti alla Corte d'appello di Torino, il nuovo processo sull'operazione di 'equity-swap' che permise, nel 2005, alla società Ifil (oggi Exor) di mantenere il 30 per cento di Fiat allo scadere del prestito-convertendo delle banche.
Lo scorso giugno la Cassazione aveva annullato la sentenza di primo grado, che aveva assolto dall'accusa di aggiotaggio informativo Gianluigi Gabetti, all'epoca presidente della finanziaria, e Franzo Grande Stevens, legale della famiglia Agnelli, disponendo la ripetizione del giudizio.
Al centro della vicenda c'erano i comunicati stampa di Ifil e dell'accomandita Giovanni Agnelli Sapaz, imputati come persone giuridiche, emessi su richiesta della Consob il 24 agosto 2005, in cui si precisava di non aver intrapreso nè studiato alcuna iniziativa in relazione alla scadenza del prestito-convertendo.
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Il collegio giudicante ha respinto le eccezioni dei difensori, che hanno sostenuto che gli imputati erano già stati processati e condannati a una sospensione dalla Consob. In giornata dovrebbero arrivare le richieste di pena del pm, Giancarlo Avenati Bassi, e del pg, Marcello Maddalena. Sul nuovo processo incombe la prescrizione, i cui termini scadono entro la fine del mese di febbraio.
"Sono stato colpito da una pesante sanzione amministrativa dalla Consob che mi ha sospeso dal mio ufficio. Per uno come me, dirigente del massimo vertice, l'impossibilità di andare in ufficio per sei mesi è stato come subire i domiciliari". Lo ha detto Gianluigi Gabetti rendendo una dichiarazione spontanea davanti al giudice Roberto Pallino al processo ex Ifil-Exor a Torino. "Che poi - ha aggiunto - sia intervenuta la Corte di appello lascia il cittadino di fronte all'incertezza su quale sia la giurisdizione". Era stata la Consob a ordinare a Gabetti l'interruzione dell'attività lavorativa, quando era ancora presidente di Ifil, nel 2007.
Secondo la difesa di Gabetti, che aveva fatto ricorso in appello contro la decisione della Consob, se era stata la Corte d'appello a ridurre la sanzione da sei mesi a quattro, questo significherebbe che Gabetti aveva subito una pena e non una mera sanzione amministrativa. Quindi il processo non si dovrebbe rifare perché Gabetti è stato già giudicato e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo non permette che un uomo venga processato due volte per lo stesso fatto.
UMBERTO E GIANNI AGNELLI
Marrone Gabetti e Grande Stevens
GIANLUIGI GABETTI ALLA MESSA PER AGNELLI FOTO ANSA
Marrone Gabetti e Grande Stevens
Gabetti Grande Stevens
GIANNI AGNELLI IN TRIBUNA
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