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LA BANCA È ROTTA - IL PM DI AREZZO CHIEDE L'INSOLVENZA DI ETRURIA, CHE APRIREBBE LE PORTE ALL'ACCUSA DI BANCAROTTA FRAUDOLENTA PER GLI EX VERTICI, BOSCHI INCLUSO - L'AVVOCATO DI ROSI: ''ABBIAMO TUTTI CONTRO. MA LE PERDITE ERANO SOLO STIMATE, LE SOFFERENZE SVALUTATE DELL'80%, L'AUMENTO DI CAPITALE IMPEDITO. DIETRO AI CRAC BANCARI CI SONO GIOCHI A LIVELLO ELEVATISSIMO''

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1. BANCHE: ETRURIA; LEGALE DI ROSI, PERDITE SOLO STIMATE

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

 (ANSA) - I legali dell'ultimo presidente della vecchia Banca Etruria si sono opposti all'istanza di insolvenza perché "tutte le perdite della banca sono solo stimate, non sono effettive". Lo ha detto l'avvocato Michele Desario al termine dell'udienza di stamani davanti al tribunale fallimentare di Arezzo. Secondo l'avvocato c'erano "tutti i tempi per fare un aumento di capitale: quanto è stata commissariata era l'11 di febbraio 2014 e 9 mesi tempo bastavano per verificare se l'aumento di capitale aveva avuto successo e salvare così la banca senza arrivare alla decisione del 22 novembre", ha aggiunto.

 

LORENZO ROSI 2LORENZO ROSI 2

Per Desario, però, Banca Etruria, così come Banca Marche, Carife, e Carichieti sono vittime di "giochi che avvengono a livello elevatissimo. Vi erano tutti gli estremi perché questa crisi bancaria potesse essere aperta e risolta ma l'Unione europea non ha voluto". A proposito poi dell'eccezione di incostituzionalità sul bail-in l'avvocato di Rosi ha sottolineato come il giorno dopo che questo è entrato in vigore tutti "anche Draghi e Visco hanno detto che bisognava gestirlo in maniera diversa, che poteva avere un impatto dirompente".

 

 

2. LA PROCURA VUOLE L’INSOLVENZA ETRURIA

Fabio Tonacci per “la Repubblica

 

michele desariomichele desario

«Abbiamo tutti contro». La sintesi migliore della giornata la coglie Michele Desario, l’avvocato di Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente di Banca Etruria. L’udienza al Tribunale Fallimentare di Arezzo, con una trentina di risparmiatori rimasti fuori a protestare, è durata meno di due ore. I tre giudici si sono presi alcuni giorni per decidere sullo stato di insolvenza e sull’ammissibilità della questione di legittimità costituzionale del decreto Salva-Banche sollevata dagli ex manager.

 

Ma in aula il procuratore capo Roberto Rossi, Bankitalia e il commissario liquidatore Giuseppe Santoni non hanno avuto dubbi: «Va dichiarato il fallimento». Il passaggio è tutt’altro che un dettaglio, perché con la dichiarazione di insolvenza, ormai data per scontata, Rossi potrebbe aprire il quinto fascicolo di inchiesta sulla Popolare aretina, ipotizzando la bancarotta fraudolenta.

 

roberto rossiroberto rossi

A quel punto i 17 milioni di euro di consulenze, i premi produzione ai dipendenti, la liquidazione da 1,1 milioni di euro all’ex direttore generale Bronchi e i prestiti ad imprese “decotte”, potrebbero diventare malversazioni imputabili ai consiglieri di amministrazione. Un filone, questo, che potrebbe coinvolgere l’ex vicepresidente della Popolare Pier Luigi Boschi, padre del ministro delle Riforme.

 

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ieri non era presente, ma agli atti è depositato un suo parere bollato come “riservato”, nel quale si legge: «Al 30 settembre 2015 il patrimonio netto della banca, ridottosi ad appena 22,5 milioni, era del tutto insufficiente ad assicurare il rispetto dei requisiti prudenziali obbligatori». E ancora: «Le riserve liquide disponibili erano inadeguate, per effetto dei deflussi di fondi operati dalla clientela. Il saldo netto di liquidità, diminuito di 288 milioni da inizio ottobre, al 18 novembre era di soli 335 milioni di euro (il 4,6% dell’attivo)».

 

ignazio visco mario draghiignazio visco mario draghi

Secondo il legale di Rosi, però, «sui conti dell’Etruria è stata applicata una severità eccezionale, perché le sofferenze sono state svalutate dell’80%, contro una media del 55%». Desario ha ricordato anche quando, l’11 febbraio 2015, «i consiglieri decisero di proporre un aumento di capitale che avrebbe salvato i conti, ma durante la seduta arrivarono i commissari e non se ne fece niente». Difficile che venga ammessa la questione di legittimità del Salva-Banche, che secondo gli ex manager viola l’art 47 (tutela del risparmio) e l’art 3 della Costituzione. «Il decreto si conforma a una direttiva Ue – sostiene il procuratore – quindi a una fonte giuridica equiparabile alla Carta».