giovanni zonin

BACCALA' ALLA VICENTINA – CON L’USCITA DI SCENA DI ZONIN, FINISCE L’ERA DI UNA BANCA CHE DICEVA DI ESSERE “VICINA AL TERRITORIO” E INVECE ERA SOLO VICINA AGLI AMICI DEGLI AMICI – PRESTITI FACILI, AZIONI SOPRAVVALUTATE E CONFLITTI D’INTERESSE MACROSCOPICI

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Roberto Mania per “la Repubblica

 

antonio patuelli premia gianni zoninantonio patuelli premia gianni zonin

Il “signore di Vicenza” si è dimesso. Il ventennio di Gianni Zonin alla presidenza della Banca popolare è finito. Travolto dallo scandalo della supervalutazione delle azioni, da un buco di quasi un miliardo di euro, dalle accuse della magistratura di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, il viticoltore- banchiere ha gettato la spugna ieri pomeriggio. Lo ha fatto obtorto collo. Vicenza, tradita da un sistema clientelare a dir poco opaco, non lo vuole più.

 

Si dice che nelle ultime settimane i fedeli rumoreggiassero all’ingresso in chiesa dell’ex presidente; che in alcuni ristoranti gli altri avventori gli avessero fatto capire di non gradire la sua presenza. Reazioni da fine impero. Pettegolezzi, forse, di una provincia che si è risvegliata arrabbiata. E impoverita.

gianni zonin gianni zonin

 

La Popolare era “la musina”, il salvadanaio di questo territorio. Ora si è rotta in mille pezzi. Si ricomporrà in un’altra cosa. Forse una banca moderna. Ma la vicentinità è largamente a rischio. Intanto chiuderanno un po’ di filiali e si ridurrà di circa 600 unità il personale. Stefano Dolcetta, imprenditore metalmeccanico (sua la Fiamm), vicepresidente di Confindustria, è da ieri il nuovo presidente.

 

STEFANO DOLCETTA STEFANO DOLCETTA

Certo i piccoli risparmiatori (abituati al “tira e tasi”, lavora e taci, come dicono da queste parti) che avevano investito tutto nelle azioni della Popolare (sono 35 mila i vicentini azionisti su una popolazione di poco superiore ai 110 mila abitanti) ne usciranno malconci.

 

Sono stati indotti a comprare titoli il cui valore è destinato a più che dimezzarsi con la quotazione in Borsa prevista per il prossimo anno. Vicenza si scoprirà più povera, almeno sotto il profilo patrimoniale. Comunque più povera.

 

«Sta diventando un problema sociale», dice l’avvocato Renato Bertelle che da Malo, a poco più di quindici chilometri da Vicenza, si prepara alla battaglia nelle aule giudiziarie a tutela dei piccoli risparmiatori di tutta Italia, da Prato a Pordenone, che non hanno più potuto rivendere le azioni, come invece hanno fatto i grandi, i risparmiatori di seria A, da Renzo Rosso a Giuseppe Stefanel. Quelli che – dice Bertelle - «sono stati truffati, raggirati ».

 

BANCA POPOLARE DI VICENZA BANCA POPOLARE DI VICENZA

Molti si vedranno azzerare i risparmi. Hanno ingoiato azioni Bpvi pensando al futuro di figli e nipoti, si ritrovano con in mano più o meno dei fogli di carta. Perché “la musina” concedeva i prestiti in cambio dell’acquisto di azioni il cui valore teorico, deciso dal cda e non dal mercato, continuava a crescere. Perché? Era il sistema. Che è crollato. La Popolare comprava il consenso. Ai tassisti – racconta uno di loro - che offrivano il lunotto posteriore per il banner della Popolare (sponsorizzazione inferiore ai 10 mila euro) fu controproposta l’apertura di un conto corrente e la sottoscrizione di 6.400 euro di azioni. Non se ne fece nulla. Ma è un caso raro. Perché chi ha provato a mettersi di traverso ha sempre pagato pegno.

salvatore rossi ignazio viscosalvatore rossi ignazio visco

 

Come, in qualche modo, anche Gian Carlo Ferretto, il commendatore come ama farsi chiamare, l’anti- Zonin ante-litteram. Perse nel 1996 la battaglia al vertice della banca con Zonin, subito dopo, per un po’, gli furono chiusi i fidi. «Oggi finisce un’epoca», dice dall’ufficio della sua Ferretto Group (40 per cento ceduto da poco a un gruppo cinese con cui ha sottoscritto una joint venture), azienda per sistemi di immagazzinaggio, lungo la strada che da Vicenza porta a Verona. Ora Ferretto, 82 anni, presidente di Confindustria Veneto a fine anni Ottanta, è tra i promotori dell’Associazione azionisti Banca popolare di Vicenza.

 

ANTONINO CAPPELLERI PROCURATORE CAPO DI VICENZAANTONINO CAPPELLERI PROCURATORE CAPO DI VICENZA

Soprattutto imprenditori, che provano a ricomporre i cocci. Ma il rischio è che intanto debbano vedersela in tribunale – come ha scritto il giornale online VVox, dove la prima V sta per Veneto, molto presente sullo scandalo Bpvi - con Alessandro Dalla Via, commercialista, già parlamentare del Pli negli anni Novanta, che anni fa ha fondato un’associazione con identico nome e che si appresta ad aggiungere l’aggettivo “nazionale”, perché la questione non è solo vicentina.

 

Associazioni contro associazioni.

GIOVANNI ZONIN P BANCA POP VICENZA GIOVANNI ZONIN P BANCA POP VICENZA

Nulla sarà più come prima a Vicenza. La Popolare era tutto. Soldi, lavoro, sponsor per lo sport, per la cultura, per il sociale, per la Curia. Ricorda il Monte Paschi di Siena, ma qui non c’è la politica. Eredità democristiana che entrava direttamente nel territorio, senza quindi doverlo guidare. Mischiava famiglia e imprese, risparmi e investimenti. Il nucleo finanziario di un’intera economia. Tutti complici.

 

Con i rappresentanti della Confindustria dentro il consiglio di amministrazione, incuranti, proprio come Zonin, di tutti i possibili conflitti di interesse. Anzi. Un intreccio perverso, custodito gelosamente in questa chiusa, laboriosa, provinciale del Nordest, che ha consentito a un modello di piccole imprese, più artigianali che industriali, di reggere l’onda d’urto delle lunga recessione. Poi è arrivata la Bce, la magistratura, il disvelamento di un grande raggiro. Quel modello è finito.