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“IN TRUMP SI COMBINANO LA PIÙ SCONFORTANTE IMPREPARAZIONE ECONOMICA E UN’OSTINAZIONE DI TIPO ADOLESCENZIALE NEL DECIDERE TUTTO COME VUOLE LUI” - ROBERT SHILLER, ECONOMISTA A YALE E PREMIO NOBEL NEL 2013, AFFOSSA LA STRATEGIA DEI DAZI DI TRUMP: “SIAMO AL PANICO GENERALIZZATO, A UN PASSO DAL PERICOLO CONCRETO DI UNA RECESSIONE GLOBALE. SE PROTESTANO LE PIAZZE, LA MAGISTRATURA, LA STAMPA, PERFINO I FINANZIERI, FORSE SI RIESCE A SCALFIRE IL MURO DI GOMMA. E TRUMP POTREBBE RENDERSI CONTO CHE COSÌ NON PUÒ ANDARE AVANTI…”
Estratto dell’articolo di Eugenio Occorsio per “la Repubblica”
[…] Robert Shiller, classe 1946, economista di Yale, premio Nobel nel 2013 per i suoi studi sui comportamenti umani che influenzano le quotazioni, cerca di trovare un barlume di speranza e di razionalità nel caos assoluto in cui il presidente americano ha gettato il mondo. […] il professore che fu il primo firmatario di un endorsement pubblico per Kamala Harris […]
Per un attimo a metà mattina (ora americana ndr) si era intravisto un segnale favorevole...
«Sì, anch’io mi sono chiesto cosa significasse l’uscita estemporanea di Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale, sulla moratoria. Dato che qui ormai tutto è possibile, non posso neanche escludere che fosse una mossa concordata per vedere l’effetto che faceva. […] nel frattempo è sceso in campo contro i dazi un pezzo da novanta come Jamie Dimon, il banchiere più potente d’America, e perfino Musk dà segni di insofferenza. Qualcosa significherà».
Lei è uno dei padri della behavioral economics, l’economia comportamentale: come definirebbe la situazione?
«Per ora […] siamo ancora al panico generalizzato, a un passo dal pericolo concreto di una recessione globale. Per alcuni aspetti siamo vicini a un bis della Grande Depressione, quando lo Smoot–Hawley Tariff Act del giugno 1930 (la crisi era iniziata il 29 ottobre 1929) introdusse tariffe pesantissime su 20mila prodotti d’importazione e affossò definitivamente l’economia non solo americana. Le tariffe furono ritirate in parte nel 1934 ma bisognò aspettare la fine della guerra perché si avviasse davvero un libero scambio. […]».
Lei ci sta dicendo che dissesti del genere vanno valutati sul lungo termine?
«Esattamente. La guerra commerciale è iniziata e l’aggressore è Trump. Però è troppo presto per prevedere gli sviluppi, anche se le premesse sono inquietanti. […]».
Quello che sconcerta è l’opera di un uomo solo. Ma non ha intorno a sé qualche consigliere in possesso di un minimo di lucidità?
MEME SUI DAZI DI TRUMP ALLE ISOLE MCDONALD E HEARD
«Purtroppo in Trump si combinano la più sconfortante impreparazione economica e un’ostinazione di tipo adolescenziale nel decidere tutto come vuole lui. Pensa di essere un genio […]». […] «[…] se protestano le piazze, la magistratura, la stampa, perfino i finanzieri, forse si riesce a scalfire il muro di gomma. […] Sarebbe troppo pretendere che Trump capisca il senso dei controlli e della separazione dei poteri in democrazia, però pragmaticamente potrebbe rendersi conto che così non può andare avanti».
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