DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1- CHI VUOLE FOTTERE MASTRAPASQUA?
Il suo mandato dovrebbe scadere nel 2014, ma è chiaro che la nascita del nuovo colosso previdenziale metterebbe i presupposti giuridici per ribaltare l'intero vertice.
Nessuno degli amici che lo frequenta al circolo Canottieri Aniene ha il coraggio di avvicinare Antonio Mastrapasqua, il presidente dell'Inps al centro della bufera con la ministra delle lacrime Elsa Fornero.
In queste ore il manager che dal 2008 governa il colosso previdenziale ed è riuscito a collezionare altre 25 poltrone, ha l'aria più smunta del solito e il volto scavato come un personaggio dipinto da El Greco.
Una settimana fa si è scontrato con la professoressa piemontese che lo ha accusato senza mezzi termini di aver dato numeri "parziali e fuorvianti" sugli esodati che secondo l'Inps sono poco meno di 400mila mentre la ministra insiste e fa finta di essere sorpresa per l'imponenza della cifra.
In realtà dentro l'Istituto previdenziale si continua a sostenere che da almeno quattro mesi il ministero del Welfare sapesse tutto, ma la Fornero ha preferito evitare lo choc di una ricaduta sul bilancio e ancora ieri in Parlamento si è presentata con un'orrenda camicina di pizzo per aggiungere ai 65mila fortunati un'altra manciata di esodati da salvare.
Da parte sua Mastrapasqua che per la lunga esperienza nelle stanze del potere fiuta le trappole, è convinto che la ministra e il Premier siano tutt'altro che animali mansueti e stiano studiando il modo di fargliela pagare. Così ieri mattina è saltato sulla sedia quando sul "Messaggero" è apparso un articolo molto dettagliato sulla "SuperInps", il nuovo carrozzone previdenziale che dovrebbe unirsi all'Inpdap e all'Enpals gestendo una massa pensionistica tra i 500 e i 700 miliardi.
Lo scoop del quotidiano romano era molto dettagliato e attribuiva la paternità del progetto a un documento firmato dallo stesso Mastrapasqua. L'idea di unificare gli enti previdenziali non è nuova, ci avevano già provato Romano Prodi e il Cavaliere peccaminoso ma entrambi si erano arresi di fronte alle resistenze dei sindacati e dei baroni, primo fra tutti lo stesso Mastrapasqua, che avevano sempre difeso l'autonomia delle diverse casse.
Di fronte al pressing di Monti con il decreto "Salva-Italia" che prevede all'articolo 21 l'unificazione dei diversi enti, anche l'ossuto presidente che governa l'Inps dal 2008 ha preso carta e penna ha dovuto fare buon viso e ha steso il suo progetto.
Nel documento si parla della soppressione di 23 direttori generali, 70 direttori di secondo livello e dell'accorpamento entro il 30 settembre della direzione regionale in un unico stabile.
Da queste operazioni lo Stato potrebbe ricavare in questo anno un risparmio di 20 milioni che nel 2013 diventeranno 50 e l'anno successivo addirittura 100. La scintilla che ha acceso le fiamme sul volto marmoreo di Mastrapasqua è stato il riferimento ai 5mila dipendenti che attraverso la razionalizzazione dei tre diversi enti previdenziali dovrebbero semplicemente andarsene a casa.
Su questa ipotesi si è scatenato ieri l'infermo e il 53enne presidente dell'Inps ,insieme al direttore generale Mauro Nori con il quale ha pessimi rapporti, ha diramato subito alle agenzie una secca smentita negando l'esistenza di "alcun programma di esubero o mobilità di dipendenti".
Adesso l'attenzione del pluridecorato manager romano è protesa a cercare la manina che ha buttato fuori il progetto rivoluzionario su "SuperInps". Anche se non lo dice agli amici del Canottieri Aniene, Mastrapasqua è convinto che la bomba dei 5mila dipendenti da mandare a casa sia stata confezionata da qualcuno che dentro l'Inps gioca di sponda con la ministra delle lacrime per fotterlo.
Il suo mandato dovrebbe scadere nel 2014, ma è chiaro che la nascita del nuovo colosso previdenziale metterebbe i presupposti giuridici per ribaltare l'intero vertice.
2- L'IRRUZIONE IRRESISTIBILE DI BEPPE GRILLO HA MESSO UN MACIGNO SULLE AMBIZIONI DI LUCA - TUTTE LE "TRAVERSINE" QUOTIDIANE DI MAURO MORETTI TRA LE RUOTE DEI TRENI "ITALO"
L'intervista a Luchino di Montezemolo pubblicata ieri sul "Financial Times" è passata letteralmente in sordina e questo è un brutto segno per il presidente della Ferrari che domenica ha raccolto un trionfo strepitoso sulla pista di Valencia. à un brutto segno anche perché il quotidiano inglese non parla di quel successo, ma pone al "ragazzo dei Parioli" alcune domande sulle sue attività industriali e si conclude con l'inevitabile interrogativo sulle sue intenzioni politiche.
A questo proposito Luchino risponde: "la situazione politica non è buona, non possiamo più accettare le ramificazioni politiche della Seconda Repubblica che sono catastrofiche per l'immagine dell'Italia", e aggiunge: "io supporterò le persone che vorranno rinnovare la classe politica. Poi vedremo".
I due giornalisti inglesi che lo hanno intervistato non conoscono la musica di Puccini e le note famose di "un bel dì vedremo..." altrimenti avrebbero potuto divertirsi chiedendo a Luchino la ragione per cui continua a fare la parte di Madame Butterfly e a dilazionare indefinitamente la sua discesa in campo. Da parte sua Montezemolo deve essere grato al "Financial Times" per non aver insistito più di tanto perché in una situazione così fluida dove si parla di elezioni anticipate è chiaro che il suo animo e le sue intenzioni sono dominati da una tremenda incertezza.
Nelle ultime settimane sono usciti articoli piuttosto enfatici sui 30mila aderenti a "Italia Futura" che lungo la strada sono diventati 50mila mentre alcuni giornali hanno tentato di tracciare una mappa dei supporters più pesanti che in ogni regione potrebbero aiutarlo a "cambiare l'Italia".
In realtà , gira che ti rigira, alla fine il nocciolo duro del "partito dei carini" gira sempre intorno ai nomi di Calenda, Romano, Rossi e della professoressa Irene Tinagli che sicuramente è la più carina dei carini. La verita' e' che l'irruzione irresistibile di Beppe Grillo ha messo un macigno sulle ambizioni di Montezemolone che è crollato nei sondaggi e deve a questo punto ripensare profondamente la sua strategia.
La sua presenza salvifica non è più invocata nemmeno dai giornali piu' compiacenti e perfino il suo amico filosofo Massimo Cacciari ieri sera nel programma della Gruber ha fatto capire che Luchino ha perso il treno per colpa di troppi stop and go.
In questa situazione non gli resta che "supportare le persone che vorranno rinnovare la classe politica" (come dice lui stesso nell'intervista al "Financial Times"), e questo significa in parole povere che prevede di fare la ruota di scorta rispetto a chi saprà lanciare sul mercato della politica un'offerta culturale più robusta di quella messa a punto nel salotto della sua Fondazione.
à probabile che nelle prossime settimane lo vedremo ancora più disincantato e proteso a ritagliarsi il profilo dell'imprenditore vincente. Questo è il terreno dove può ancora raccogliere successi e consensi.
A parte la Ferrari c'è la sfida di Ntv rispetto alla quale Luchino non sembra affatto distratto. Domenica scorsa ha polemizzato duramente con il governo per la barriera che alla stazione Ostiense impedisce il transito diretto dei passeggeri di Ntv. Con voce vibrante ha tuonato: "è un'umiliazione e mi dispiace che un ministro come Passera, che ha un misterioso viceministro delle Infrastrutture, Mario Ciaccia, che mai ho avuto piacere né di vedere né di sentire in otto mesi, siano stati così silenti su questa cosa".
A parte il malizioso riferimento al "misterioso viceministro Mario Ciaccia", è evidente che Luchino ha l'ansia di dimostrare che è stato il primo a rompere il monopolio di Moretti. Purtroppo la sfida è ardua e non priva di polemiche e di incidenti.
La questione della stazione Ostiense, l'hub dei treni Italo, rappresenta un handicap non indifferente. à difficile da raggiungere, non ci sono parcheggi, i lavori in corso sono perenni, i taxi latitanti e non c'è un bar degno di questo nome per non parlare delle attese lungo i binari sporchi e senza riparo ai quali si aggiunge l'annosa questione della cancellata che impedisce l'accesso ai treni di Ntv.
A queste difficoltà si aggiungono quelle di natura tecnica: ieri ad esempio un convoglio "Italo" è arrivato a Milano con un'ora di ritardo a causa di un treno Frecciarossa che si è rotto, e questo costringe Luchino e i suoi soci ad affrontare il problema del rimborso ai clienti e della rivalsa su Trenitalia che ha provocato l'incidente.
Così mentre Mauro Moretti se la gode e passa il tempo a polemizzare sui soldi per i pendolari e con il suo storico collega Elia (amministratore di Rete Ferroviaria Italiana)che sente avvicinarsi l'ora della verità per la strage di Viareggio, il povero Luchino non ha più tempo per dedicarsi alla politica per la quale rimanda alle arie di Puccini in "Madame Butterfly".
3- LA CROCIATA DI BAGNASCO PER DIFENDERE ANSALDO ENERGIA: SCENDE IN PISTA MALACALZA
Una parte importante potrebbe giocarla Vittorio Malacalza
Gli uscieri di Finmeccanica sono rimasti molto delusi quando oggi hanno saputo che il miliardario americano Warren Buffett consegnerà il suo impero nelle mani del figlio 57enne che di mestiere fa l'agricoltore.
Nel quartier generale di Orsi e Pansa si aspettavano di vedere arrivare da un momento all'altro una bella limousine con a bordo l'oracolo di Omaha che dopo aver aperto il rubinetto dei dollari avrebbe potuto acquistare alcune partecipazioni strategiche dentro Finmeccanica. Così avevano scritto i giornali una settimana fa, e a dare fiato alle trombe più di altri era stato il quotidiano "La Stampa". Adesso arriva la notizia dallo stesso giornale che Buffett non sa niente di Finmeccanica, passa il tempo a comprare giornali locali, e ha intenzione di affidare al figlio ciccio-contadino e non laureato le redini del suo impero.
Questa delusione è in parte compensata da altre notizie che arrivano da Genova dove sembra che la battaglia per conservare nel capoluogo ligure i 5mila posti di lavoro abbia messo le ali ai piedi al governatore Burlando, al sindaco di Genova Doria e al cardinale Bagnasco che è riuscito a infilare un nipote Enrico Maria dentro un'azienda del Gruppo.
A quanto pare i politici e i sindacati genovesi non hanno alcuna intenzione di dare semaforo verde a Orsi per la cessione del 45% di Ansaldo Energia ai tedeschi di Siemens. Dopo l'incontro a Roma della settimana scorsa con Corradino Passera gli amministratori liguri sono tornati convinti che i gioielli genovesi non debbano finire in mano straniera e che su questo punto anche il Governo faccia quadrato.
La crociata per difendere Ansaldo Energia comincia ad avere qualche successo se è vero che per l'acquisto della quota in mano agli americani del Fondo First Reserve si sono fatti sotto alcuni soggetti locali primo fra tutti Banca Carige. Il prezzo però è alto (si parla di 1-1,3 miliardi) e l'operazione ha bisogno di altre risorse.
Una parte importante potrebbe giocarla Vittorio Malacalza, l'imprenditore genovese di 73 anni di stretta osservanza cattolica, che all'inizio degli anni 2000 aveva diversificato la sua attività siderurgica anche attraverso l'acquisto della Asg da Ansaldo Energia. Stiamo parlando di quell'uomo che con la sua famiglia ha costruito un impero a partire dagli anni '60 sulle orme del padre Paolo che in origine era titolare di un'azienda autostradale.
Il nome di Malacalza è spuntato fuori recentemente nella battaglia per la conquista del San Raffaele che si è conclusa con la vittoria dell'imprenditore delle cliniche Rotelli. Adesso è su questo imprenditore devoto e miliardario che gli ambienti genovesi vorrebbero puntare le loro carte per sostituire in corsa i tedeschi di Siemens e della Merkel. Per il comandante supremo Orsi le notizie da Genova - rilanciate dal quotidiano "MF" - rischiano di complicare la partita.
In queste ore la sua attenzione e quella di Pansa è rivolta a chiudere una semestrale decente con tagli e dismissioni in grado di rimettere linfa nel bilancio disastroso del Gruppo. Gia' si sa che sara' una semestrale dignitosa sotto il profilo finanziario,ma deludente nel portafoglio degli ordini provenienti dai mercati stranieri dove ad eccezione di Israele sembrano pesare le vicende del Gruppo.
A Orsi interessa sopratutto dimostrare che l'efficienza vale piu' di ogni altra cosa. Molti tagli sono già avvenuti, 45 e piu' top manager sono stati decapitati, ma questo non ha impedito di assumere nei giorni scorsi il giornalista Andrea Nativi che dopo essere stato ingaggiato come consulente per la rivistina aziendale d'ora in avanti dovrà dedicarsi anche al marketing di Agusta Westland, l'azienda sulla quale Nativi , esperto di cose militari e collaboratore de "Il Giornale", ha scritto parole magnifiche.
4- DOMANI A MILANO IMPORTANTE INCONTRO TRA BOCCONIANI E MANAGER DI GOLDMAN SACHS
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che domani pomeriggio si terra' a Milano un importante incontro tra le teste d'uovo della Bocconi (la madre di tutti i sapientoni) e alcuni top manager di Goldman Sachs. L'evento,organizzato dal Centro di Ricerca Applicata in Finanza dell'Universita', sara' dedicato agli strumenti per finanziare le infrastrutture europee. Oltre a Peter Oppenheimer, capo delle strategie Global Equity della merchant bank americana, saranno presenti anche gli amministratori di Autostrade e Telecom, Giovanni Castellucci e Marco Patuano".
ANTONIO MASTRAPASQUA ELSA FORNEROinpsmauro nori inpsLuca Cordero di Montezemolo carlo calenda ANDREA ROMANOnicola rossi lapMASSIMO CACCIARI MARIO CIACCIA La banca del fareCORRADO PASSERA LE CANCELLATE ANTI ITALO AD OSTIENSE MAURO MORETTI VITTORIO MALACALZAALESSANDRO PANSA E GIUSEPPE ORSICARDINALE ANGELO BAGNASCO giovanni castellucci ad autostrade01 lapMarco Patuano Telecom Italia
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