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Alessandro Barbera per la Stampa
Potrebbe intitolarsi «I capitani coraggiosi 2». O «Back to 2008». Scegliete voi. Di certo Carlo Calenda e Graziano Delrio non hanno nessuna voglia di essere protagonisti di quel film. Gli appassionati del genere ricorderanno bene la sceneggiatura del lungometraggio di dieci anni fa: Alitalia, ormai pronta alle nozze con i francesi benedette dal governo uscente (quello di Romano Prodi) bloccata sul' altare da uno scatenato premier in pectore, Silvio Berlusconi.
Vero è che il tempo passa per tutti, ma poiché la storia potrebbe ripetersi in farsa, meglio non correre rischi. «Chiudete in fretta, possibilmente entro le elezioni», è il messaggio recapitato ieri dai due ministri ai tre commissari.
Per paradosso, dopo la deludente parentesi araba Alitalia oggi è più appetibile di allora: più piccola, con una flotta più giovane, e senza l' emorragia di perdite che nel 2008 costrinse Prodi a concedere un prestito ponte da 300 milioni di euro nel suo ultimo consiglio dei ministri.
Fonti di governo e della compagnia garantiscono che dopo otto mesi di rigida gestione commissariale i conti sono sotto controllo e l' emorragia di perdite è stata fermata; di certo dopo ben due prestiti (uno da seicento milioni, un secondo per altri trecento) oggi ci sono soldi per garantire l' operatività almeno per tutto il 2018. Le trattative con i tedeschi sono a buon punto, ma per il governo la promessa di assumere solo seimila degli attuali dodicimila dipendenti resta un problema serio.
Ecco perché Calenda - il ministro che più di tutti segue la partita - vede di buon occhio il ritorno sulla scena degli alleati storici di Alitalia, Air France-Klm e Delta. Ad una sola condizione: che il tavolo aperto da Luigi Gubitosi non si trasformi in un alibi per prendere tempo. In astratto Gubitosi potrebbe avere la tentazione di attendere l' esito delle elezioni: difficile che il prossimo governo non confermi l' attuale terna di commissari. Stessa cosa potrebbe dirsi per francesi e tedeschi: a che pro chiudere subito se fra poche settimane ci saranno un nuovo premier e un' Alitalia più debole di oggi?
COMMISSARI ALITALIA GUBIOSI PALEARI LAGHI
Ma se allora la risposta era semplice, oggi la scommessa potrebbe trasformarsi in un azzardo. Le probabilità di una chiara vittoria del centro-destra sono ancora basse, e anzi lo scenario più probabile è quello di una grande coalizione che potrebbe confermare come ministri entrambi i protagonisti di questa trattativa.
O peggio, che accadrebbe se dalle urne non uscisse nessuna maggioranza? Il governo uscente - e ancora nel pieno dei suoi poteri - si sta facendo forte di questa prospettiva. Il mandato di Gentiloni ai due ministri è di chiudere un accordo vincolante prima delle elezioni, nella speranza che i tedeschi - al momento i più avanti nei colloqui - considerino quella firma un' assicurazione sul futuro.
Sulla carta i pretendenti sono cinque, la verità è che la gara è fra le due grande compagnie di bandiera continentali e Delta, a sua volta azionista di Air France-Klm e dunque in partita con questi ultimi. Governo e Gubitosi preferirebbero chiudere con i cugini transalpini.
Alitalia ne uscirebbe certamente meno penalizzata, sia perché Alitalia e Delta sono legate da un accordo transatlantico, sia perché il colosso tedesco ha già svariati hub europei (Francoforte, Monaco, Vienna, Zurigo) e moltissimi collegamenti verso di essi dalle città del nord Italia. Ma nella storia infinita di Alitalia c' è poco da fare gli schizzinosi: per il governo quel che conta è chiudere questa saga una volta per tutte. E possibilmente prima del 4 marzo.
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