DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
1. DELLA VALLE: «AUMENTO OK MA DEVE CAMBIARE TUTTO»
GianMaria De Francesco per "il Giornale"
Diego Della Valle scende in campo nell'aumento di capitale di Rcs, ma ribadisce la richiesta di un cambiamento sostanziale del piano. «Ci sono ancora 10 o 12 giorni, ci penseremo», ha detto partecipando al programma 2Next su Rai2. Ma per l'editore del Corriere ci vuole «un piano serio, che possa dare un futuro» perché quello attuale «non funziona, non va bene». In pratica, l'adesione di Mister Tod's equivarrebbe a un avviso di sfratto per l'attuale ad Pietro Scott Jovane. Della Valle ha sottolineato la necessità di «ragionare assieme alle banche, visto che ci sono molti che non seguono l'aumento».
Ieri in Borsa sono decollati gli scambi sui diritti: sono stati trattati 19,67 milioni di opzioni, pari al 18% circa del totale. I titoli sono crollati del 52,34% a 0,11 euro. L'imprenditore marchigiano è l'unico realmente interessato a crescere, ancorché rilevare il 13% che fa direttamente capo a Rotelli (il restante 3,5% è relativo a opzioni sulla quota del Banco) sottoscrivendone i diritti costi poco più di 67 milioni ai quali aggiungere i 33 milioni della quota di Mister Tod's.
La Consob, comunque, vuole vederci chiaro e ieri ha chiesto agli azionisti rilevanti e ai soci del patto di render noto quanto prima l'esercizio dei diritti in modo da poter avere una mappa dell'azionariato post-aumento prima del 5 luglio.
Della Valle ha sostanzialmente confermato l'opera di moral suasion svolta negli ultimi tempi da Intesa e Mediobanca, che al momento rischiano di diventare, insieme a Fiat, le azioniste di riferimento del gruppo editoriale. Il presidente del gruppo del lusso ha affermato di aver incontrato il presidente del cds di Intesa, Giovanni Bazoli definendolo «una persona perbene» perché «ha preso atto che le cose cambiano. E se cambiano bene anche con il suo aiuto, dobbiamo dirgli grazie».
L'imprenditore marchigiano ha attaccato ancora il presidente Fiat, John Elkann: «Deve ancora mangiare tante pagnotte prima di fare lo stratega di cose più grandi di lui come questa. Ci ha provato e si è visto la frittata che ha fatto».
Anche Mediobanca si è attivata con decisione nelle scorse settimane, ma negli ultimi giorni l'impegno dell'ad Alberto Nagel si è un po' attenuato in vista della presentazione del piano strategico (approvato ieri all'unanimità dal board) che si svolge oggi. Piazzetta Cuccia concentrerà i propri sforzi da una parte sull'investment banking e, dall'altra, su Compass e CheBanca!. Le partecipazioni non sono intoccabili. Rcs in primis.
2. UN PADRONE AL CORRIERE - NON Ã ANCORA CERTO, MA DIEGO DELLA VALLE POTREBBE FARSI EDITORE
Giuliano Ferrara per "Il Foglio"
Diego Della Valle, di seguito DDV, potrebbe diventare padrone o editore del Corriere della Sera. E' dura, perché nemmeno l'avvocato Agnelli è mai stato editore a pieno titolo del giornalone nazionale al centro da sempre di tutti gli appetiti (ora un po' meno perché comincia a costicchiare).
La logica che portò a un non molto costoso rimpiazzo del Rizzoli in galera fu quella del patto di sindacato, con banche e salotti buoni della galassia del nord, la Fiat di allora in prima fila, impegnati a sostenere l'impresa e all'occorrenza a mungerla, a parte i decisivi risultati di influenza politica (meno forti oggi) ottenibile alla guida di un quotidiano terzo e per definizione altamente e autorevolmente censorio dei vizi cosiddetti della classe dirigente (salvo quella riferibile ai corposi interessi e alle pratiche del patto di sindacato). Della Valle al timone sarebbe una rivoluzione, che alcuni danno già per fatta, con corredo di nuovo direttore (Giulio Anselmi, buon professionista di tutti gli establishment).
Le cose non sono ancora definite, e tutto può cambiare, perché DDV ha appena finito di insultare gli "arzilli vecchietti" delle banche (tra cui Giovanni Bazoli, il capo di Intesa che ha in parte le chiavi utili all'ingresso come socio di riferimento in Rcs); ha appena finito di accapigliarsi con John Philip Elkann e Sergio Marchionne, oggetto di lazzi populisti per la ritrosia a mettere del proprio se non in imprese finanziarie ad alta redditività , incuranti di nuovi modelli di auto e vecchi giornali, e anche loro hanno una parola da dire sulla crisi Rcs-Corriere della Sera; per non farsi mancare nulla, Della Valle ha anche litigato con Mediobanca, che però vuole uscire dai patti, con Generali e con tanti altri, trattati con i suoi modi bruschi, villanzoni, ma piuttosto spontanei e chiari. Può entrare in paradiso a dispetto dei santi? Forse sì, e per una ragione semplice.
Il Corriere e il suo editore hanno bisogno disperatamente di soldi freschi, e subito, per un aumento di capitale che non si riesce per ora a combinare in modo intelligentemente controllato. Il rischio è non farlo, e fallire, oppure lasciare al mercato o alle banche, con conseguenze di ondeggiamento fuori controllo e di forti conflitti di interesse, il grande capitale inoptato per l'aumento che si è reso disponibile dopo la rinuncia del socio Rotelli a parteciparvi. E i soldi freschi è Della Valle ad averli, essendo disposto a tirarli fuori per un'ambizione di quella fatta: diventare il patron del Corrierone.
DDV è una figura interessante. Lo scorticammo vivo con una satira a tutta pagina quando fece il bullo con le classi dirigenti della politica, quindici giorni prima della cacciata di Berlusconi dal governo (a noi i bulli antipolitici non piacciono, e quei toni erano fastidiosi).
Ma DDV ha alcune caratteristiche: il fuoco nelle vene, il grande successo d'impresa di livello internazionale, un'ambizione da nuovo capitalista che fa i conti con il paludoso mercato italiano ma non per questo rinuncia alle sue libere nuotate, il mecenatismo così raro in Italia, il paternalismo d'azienda a sfondo filantropico, un andazzo personale da Cavaliere del lavoro non banalmente confindustriale, una tendenza a rompere i bicchieri nelle cristallerie di ogni dove nell'ambito di un attivismo non banale (è con Carlos Slim in Sacks Fifth Avenue, con LVMH e nel giro del Monde, nella privatizzazione ferroviaria eccetera).
Se dismettendo i braccialetti e le pochette, percorso obbligato anche per la sua forte mediatizzazione, riuscisse a entrare al Corriere come editore, senza troppi compromessi e con quel suo spirito ribaldo, bè, ne vedremmo delle belle e delle brutte, ma comunque uno spettacolo per cui sarà valsa la pena di pagare il biglietto.
3. DELLA VALLE Ã UOMO D'IMPRESA
Pietrangelo Buttafuoco per "Il Foglio"
Diego della Valle è uomo d'impresa. Ha le idee chiare, si fa largo nella giungla delle vicende italiane. Ha un suo stile, una fluidità di concetto che ben si coniuga con la parlantina forse un po' naif ma efficace; tanto da saper stare al mondo per come sa stare sotto i riflettori della tivù.
Rispetto ai furbetti di tutti i quartierini, ha un codice di tutt'altra levatura nella lotta a prendersi il Corriere della Sera. Ma con tutti quei lenzuoli al collo e quei braccialetti (perfino sonagli e tirabaci con gli sfilacci), ai nostri occhi di antropologi della domenica desta un sospetto. Anzi, lo certifica: DdV è uno che fa la macumba. E spara spilloni sui pupi di pezza del capitalismo italiano. Insomma, li affattura.
SANTORO DELLA VALLE E ROSSELLA SULLO YACHT DELLA VALLE DA SANTORODELLA VALLE DA SANTORODELLA VALLE DA SANTORO- BRACCIALETTIDELLA VALLE A SERVIZIO PUBBLICO DA SANTORODELLA VALLE ELKANN DELLA VALLE E MASTELLA Clemente J. Mimum Diego Della Valle Enrico Mentana - Copyright PizziPietro Scott Jovane GIOVANNI BAZOLI FOTO ANSAAlberto Nagel article
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