DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Estratto dell’articolo di Fabio Pavesi per “il Fatto Quotidiano”
È da sempre un gioiello pregiato di quell’industria italiana che ha scelto con successo la strada dell’internazionalizzazione (…)
(…) Ora quel pezzo di Italia se ne va. Recordati, la storica azienda farmaceutica, cambia bandiera e finisce nelle mani dei fondi di private equity. Non solo. Finisce così l’avventura tricolore per l’ultima dei big del pharma made in Italy(…).
(…) Il compratore è uno dei tanti fondi d’investimento del colosso globale del private equity, l’anglosassone Cvc Capital Partners. Il fondo acquisirà il 51,8% della Recordati posseduto dalla Fimei, la finanziaria che raggruppa i membri della famiglia di imprenditori.
(…) Un passaggio di mano che consegna di fatto il controllo delle strategie future dell’azienda ai mastini del private equity, la cui vocazione è “estrarre valore” per mantenere le promesse di una più che adeguata remunerazione ai loro investitori.
Che deve essere appunto adeguata, almeno a due cifre, e deve anche avvenire in un arco di tempo non remoto. Da azienda monolitica di una dinastia familiare ad azienda magari da spezzettare, appunto per creare più valore come è nella consuetudine dei fondi di private equity. Più investitori finanziari che industriali. (…)
I dettagli dell’accordo hanno fatto storcere il naso agli analisti finanziari. Sotto tiro il prezzo d’acquisto considerato troppo basso da molti broker.
Cvc infatti acquisirà la quota del 51,8% in mano ai Recordati per un corrispettivo di 28 euro per azione con un esborso di 3 miliardi e una valutazione dell’intera Recordati di 5,85 miliardi.
Peccato che in borsa il giorno dell’annuncio il titolo valesse oltre 34 euro per una capitalizzazione di 7,1 miliardi. E che i prezzi medi degli ultimi 12 mesi siano nell’intorno dei 34,9 euro.
Ballano quindi in meno oltre 1,2 miliardi che Cvc non è disposta a riconoscere rispetto ai prezzi di mercato. Un fatto che la dice lunga sui rapporti di forza nella cessione (…). La famiglia dalla scomparsa di Giovanni Recordati, oltre 2 anni fa, si è disunita (…)
Qualcuno dei membri della dinastia voleva da tempo monetizzare il lucroso investimento. E così è successo. Ma la debolezza contrattuale della famiglia divisa si vede anche dalle modalità di pagamento.
Il prezzo pagato ai Recordati sarà per 2,3 miliardi per cassa mentre per altri 750 milioni la famiglia riceverà obbligazioni subordinate. Non certo un modo veloce per portare tutto i soldi a casa.
Ma i più bistrattati sono gli azionisti di minoranza. Cvc dovrà infatti lanciare un’Opa totalitaria sui titoli non in possesso della famiglia. Quel prezzo di 28 euro è a forte sconto rispetto ai prezzi di Borsa.
A novembre del 2017 Recordati quotava 40 euro, poi scesi a 34 anche in virtù dell’incertezza sui destini della famiglia (…)
Non solo, ma nei patti c’è una clausola inusuale, penalizzante anch’essa per gli azionisti. Cvc si riserva infatti di allineare al ribasso il prezzo di 28 euro qualora nei prossimi mesi, da qui al closing l’indice Ftse Mib perda il 20%.
Una clausola mortificante per i soci attuali. C’è di più. Cvc di fatto assume il controllo e in questi casi si paga sempre un premio sui corsi di Borsa. Qui siamo al mondo alla rovescia.
Si compra a sconto. L’affare a ben vedere lo stanno facendo le locuste del private equity. Comprano a basso prezzo una delle aziende quotate più redditizie e con le migliori performance di Borsa di Piazza Affari.
Recordati ha invidiabili primati. Il titolo valeva 10 anni fa meno di 5 euro. È salito fino ai 40 euro dell’autunno scorso per poi ripiegare a 34 e scendere oggi a 30 per effetto del prezzo proposto per l’Opa. Un crescendo rossiniano (…)
La società fatturava meno di 700 milioni nel 2008, oggi siamo vicino a 1,3 miliardi. Il margine operativo netto è al 31% dei ricavi e l’utile netto ha chiuso nel 2017 a 288 milioni.
Vuol dire che ogni 100 euro di fatturato 22,4 euro diventano profitti netti. Solo 5 anni fa gli utili netti si fermavano al 14% del fatturato.
Recordati ha un patrimonio netto, frutto degli utili cumulati ed esclusi i copiosi dividendi, di oltre 900 milioni con debiti che sono sì saliti a 480 milioni ma pesano solo per metà del capitale e valgono solo un anno di margine lordo. Numeri di eccellenza.
Che potrebbero venire snaturati dal modus operandi dei fondi locusta. Gli alti flussi di cassa e il basso debito potrebbero in futuro spingere Cvc a indebitare la società per sfruttare al meglio la leva finanziaria e rendere più remunerativo l’investimento sul loro capitale.
Cose così si sono già viste in tutte le operazioni a leva del private equity. Una su tutte: la vecchia Seat pagine Gialle. Fu indebitata all’inverosimile, andò a gambe all’aria e gli unici a gioire furono proprio i fondi cavalletta. Si spera non accada anche per Recordati.
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