DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Sara Bennewitz per “la Repubblica”
La divisione in due società, quella della rete che sarà chiamata Telecom Italia, e quella dei servizi - che si chiamerà Tim - verrà presentata al mercato il prossimo 7 luglio. L'ad del gruppo Pietro Labriola ha quindi due mesi di tempo per fare quello che finora è stato rinviato, ovvero firmare un accordo con Cdp per dare vita alla rete unica e trovare una quadra con il fondo Usa Kkr, che possiede il 37,5% della rete secondaria di Fibercop, e che si sarebbe messo di traverso sull'accordo commerciale per condividere le infrastrutture di Tim con la rivale Open Fiber nelle aree bianche (ovvero quelle poco popolate).
L'accordo negoziato tra Tim e Open Fiber prevedeva il pagamento di un canone di circa 200 milioni (190 euro a palo per oltre un milione di pali), da pagare nell'arco di un quinquennio.
Lo schema di lavoro concordato avrebbe fatto risparmiare investimenti inutili a Open Fiber (dato che costruire un palo da zero costa circa 300 euro), dividendo anche le manutenzioni future. Per Tim, che i pali li ha già piantati e ammortizzati da tempo, si tratta di ricavi in più e costi in meno.
Ma Kkr avrebbe contestato sia il tempo sia il valore, che potrebbe essere in entrambi i casi essere migliorato, così come altre componenti tecniche. Pagare il canone in due anni permetterebbe a Fibercop di avere un extra ritorno, e quindi di distribuire subito una cedola anche a Kkr; diluire il pagamento in 5 anni servirebbe invece a finanziare gli investimenti.
pietro labriola sul tetto della sede milanese di tim a via negri
Ma l'accordo crea valore per tutti, anche per il fondo Usa, dato che è una voce di ricavo che non era prevista dai piani originali di Fibercop. Kkr ha in teoria potere di veto, ma se per dirimere lo stallo dovesse essere convocato un arbitrato, difficilmente ne uscirebbe vincitrice. Solo che per Tim il tempo è denaro. Per questo già domani la società e il fondo Usa dovrebbero incontrarsi, per provare una quadratura del cerchio.
Intanto ieri la società ha licenziato i conti di un trimestre in calo ma di poco superiori alle attese e in linea con i target annunciati il 3 marzo. Il Brasile è andato meglio del previsto (+8,9% i ricavi e +5,1 il mol) e l'Italia (-7,7% le vendite e - 18,3% i margini) è andata male come previsto, anche per il venir meno di componenti straordinarie come i voucher. Tim chiude quindi il trimestre con ricavi giù a 3,6 miliardi (-4,5%), un mol di 1,3 miliardi (-13,3%), 120 milioni di flussi di cassa e 21,5 miliardi di debiti.
Labriola ha poi completato la sua squadra, ingaggiando Elio Schiavo per guidare la divisione grandi clienti, dentro cui confluiranno i servizi cloud di Noovle e l'Ict di Olivetti: si tratta della divisione per cui Cvc ha manifestato un interesse per il 49%, formulando una valutazione indicativa di 6 miliardi.
Schiavo, con un lungo passato ai vertici di Apple Latam, ha lavorato con Labriola sia quando l'ad era ai vertici di Tim Brasil, sia quando era in Seat Pagine Gialle. Carlo d'Asaro Biondo, finora ad di Noovle e con un lungo passato in Google, potrebbe invece lasciare presto il gruppo.
PIETRO LABRIOLALOGO KKRpietro labriolapietro labriolahenry kravis 1PIETRO LABRIOLA
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