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Da "il Fatto Quotidiano"
Sul suo blog del New York Times il premio Nobel Paul Krugman è molto drastico: "O la Bce comincia a fare grandi acquisti [di titoli di Stato] o dell'euro resteranno solo crostini". A preoccupare l'economista di Princeton è soprattutto l'Italia. Il suo ragionamento è questo: "Se l'Italia non avesse alcun vero rischio di fallire, sarebbe capace di ottenere prestiti a lungo termine allo stesso tasso della Germania, sotto il 2 per cento".
Ma così non è e quindi il tasso dell'Italia si sta assestando 3 o 4 punti percentuali più in alto, ormai al livello del 6 per cento. E qui arrivano i problemi: visto che il vecchio debito in scadenza non viene rimborsato, ma sostituito con debito di nuova emissione al tasso di mercato, in breve tempo l'Italia si troverà ad avere una parte consistente del suo debito a un tasso del 6 per cento.
Quindi se l'Italia vuole mantenere la sua (pur non solidissima) posizione attuale "dovrà aumentare sensibilmente il suo avanzo primario", cioè la differenza tra entrate e spese prima di aggiungere al conto gli interessi sul debito. Già ora il governo si è preso impegni difficili da rispettare, nei documenti ufficiali: l'avanzo primario che nel 2011 dovrebbe arrivare all'1 per cento è previsto al 3,7 nel 2012, al 5,4 nel 2013 e al 5,7 nel 2014.
Ma anche ammesso che si riesca a raggiungere questo obiettivo, sostiene Krugman, non basterà . Bisognerà aumentare ancora, tagliando le spese (o aumentando le tasse, anche se questo è poco praticabile), questo cuscinetto protettivo: "E quella differenza è verosimilmente la differenza tra pagare il proprio debito e andare in bancarotta".
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