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Carlotta Scozzari per “IlMessaggero.it”
La doccia fredda arriva dall'Europa dell'Est poco prima dell'ora di pranzo italiana. La Russia non sta "considerando" al momento l'ipotesi di una "riduzione della produzione" del petrolio ma solo "un congelamento ai valori attuali", afferma il ministro dell'Energia, Alexander Novak, alla Tass da Istanbul.
BRENT IL PETROLIO DEL MARE DEL NORD
Eppure, ieri il presidente russo Vladimir Putin, sempre a Istanbul, aveva aperto a un possibile congelamento o riduzione della produzione, provocando un'impennata del prezzo del greggio sui mercati delle materie prime. Novak ha aggiunto che con l'Arabia Saudita si discute "un piano di azione comune per ottimizzare la produzione di greggio e la cooperazione fra i due paesi".
Qualche minuto prima che giungessero le parole del ministro dell'Energia russo, è stato pubblicato il rapporto mensile sul greggio dell'Aie (Agenzia internazionale dell'energia). Dallo studio emerge che il mercato dell'oro nero potrebbe riequilibrarsi velocemente se la decisione raggiunta dall'Opec di tagliare la produzione si concretizzerà.
"Se l'Opec non rispetterà il suo nuovo obiettivo" di tagliare produzione tra 32,5 e 33 milioni di barili al giorno, "un riequilibrio del mercato potrebbe intervenire più rapidamente", sostiene l'Aie. L'Agenzia, nel report mensile, ha ridotto a 1,24 milioni di barili (da 1,3) le sue previsioni di crescita per la domanda mondiale di oro nero nel 2016 a 96,3 milioni di barili al giorno. Le parole di Novak, tuttavia, potrebbe avere rimescolato le carte.
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