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Per il salvataggio di Astaldi, dopo la recente decisione di procedere con un concordato in bianco, spunta Salini-Impregilo. Una soluzione che sarebbe vista con favore dalle banche d' affari che stanno seguendo il dossier.
Dal canto suo, il primo general contractor italiano non ha smentito le voci su un suo possibile intervento, ma si è limitato a ricordare che, «nell' ambito della strategia di consolidamento della propria posizione di leadership nel settore delle grandi opere infrastrutturali, valuta continuamente ogni opportunità di crescita».
In linea con questa strategia, quindi, «la società sta seguendo con attenzione le evoluzioni riguardanti società operanti nel settore delle costruzioni all' estero e in Italia, e tra queste anche il gruppo Astaldi, con l' obiettivo di valutare ogni possibile opzione coerente con i propri obiettivi di disciplina finanziaria e creazione di valore per i propri stakeholders. Ad oggi non è stata assunta alcuna determinazione in merito».
Salini Impregilo e Astaldi sono già oggi di gran lunga le prime due imprese di costruzione in Italia: la prima ha chiuso il 2017 con un fatturato consolidato di 6,1 miliardi, la seconda con oltre 3 miliardi, mentre la terza in classifica Pizzarotti segue a distanza con 1,1 miliardi.
Insieme, dunque, se dovessero prendere corpo il matrimonio, Salini e Astaldi avrebbero circa 9 miliardi di valore della produzione consolidata, contro gli 1,1 miliardi del secondo in classifica.
Tuttavia la gran parte dell' attività dei due gruppi è all' estero: in Italia Salini Impregilo nel 2017 ha fatturato 500 milioni, Astaldi 743 milioni. Insieme, dunque, arriverebbero a circa 1,2 miliardi, pari a solo l' 1% del valore delle costruzioni in Italia (totale 122,7 miliardi), o pari al 5% se consideriamo solo il mercato dei lavori pubblici.
Ieri, intanto, in una nota il gruppo Astaldi ha sottolineato che il declassamento da parte dell' agenzia Standard & Poor' s non è «in alcun modo da assimilare ad uno stato di fallimento del gruppo», dunque «proseguono regolarmente tutte le opere in corso».
Il gruppo romano spiega che la procedura di concordato preventivo in continuità, attivata lo scorso 28 settembre «ha lo scopo, tra l' altro, di garantire ai committenti la regolare prosecuzione dei lavori in tutti i cantieri in cui il gruppo sta operando, oltre che tutelare i creditori e preservare il patrimonio aziendale.
«S&P valuta la situazione attuale di Astaldi al pari di un default poiché la richiesta di concordato preventivo implica la sospensione dei pagamenti rivenienti da tutti gli impegni pregressi alla data di presentazione della domanda di concordato, salvo espressa autorizzazione del tribunale, durante il periodo del concordato», viene aggiunto. Precisando, infine, che «tutti i pagamenti maturati relativi alle obbligazioni emesse sono stati regolarmente pagati».
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