DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1. PER IL PROGRESSO DELL’UMANITÀ O DEL PROFITTO? JAIME D’ALESSANDRO
Estratto dell’articolo di Jamie D’Alessandro per “la Repubblica – Affari & Finanza”
Bisognerebbe chiedere a Ilya Sutskever per sapere come stanno le cose davvero. Cofondatore di OpenAi, 37 anni di origine russa ma cresciuto in Israele e formatosi in Canada, è il grande sconfitto nella querelle che ha tenuto banco nel mondo dell’intelligenza artificiale.
Si è conclusa come sapete con il ritorno di Sam Altman, […] che Sutskever ha tentato di allontanare dalla guida di OpenAi […] Sutskever […] è stato in passato critico nei confronti dell’attitudine rampante di Altman, la stessa che ha snaturato la missione originaria dell’azienda portandola però ad una valutazione di circa 80 miliardi di dollari […]
«Il nostro obiettivo è quello di far progredire l’intelligenza digitale a vantaggio dell’umanità nel suo complesso, senza essere vincolati dalla necessità di generare un ritorno economico». Sul sito di OpenAi si legge ancora oggi questo passaggio, evidentemente superato dalla vittoria di Altman che invece punta tutto sul mercato. Il colpo di mano è stato disinnescato fra gli altri da Satya Nadella, a capo di Microsoft dal 2014, che in OpenAi ha investito circa 13 miliardi di dollari e che fornisce l’infrastruttura necessaria a far funzionare i suoi algoritmi.
Nadella ha rimesso in riga i discoli ai quali era sfuggito il dettaglio che OpenAi non è più un loro giocattolo. Bisognerebbe chiedere a Ilya Sutskever come stanno davvero le cose […]
A marzo, durante la Gpu Technology Conference (Gtc) di Nvidia, ha spiegato che è un errore considerare le potenzialità delle Ai generative fermandosi alla loro abilità di individuare ricorrenze statistiche nel mare magnum di scritti e immagini che abbiamo prodotto così da poterne realizzare di nuovi per suo conto.
È […] un sintomo di una forma di comprensione del comportamento umano che sta diventando sempre più profonda al punto da poterlo prevedere. Ecco, Sutskever trova tutto ciò preoccupante come Yoshua Bengio, premio Turing nel 2018, e tanti altri. […] Per questo la sconfitta di Sutskever è una pessima notizia.
2. OPEN AI: ETICA VS BUSINESS
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per “L’Economia – Corriere della Sera”
I cinque giorni dello scontro per il controllo di OpenAI, la società apripista dell’intelligenza artificiale generativa, diventeranno probabilmente un serial tv […] diventa sempre più chiaro che quella di OpenAI è stata molto più di una saga: una battaglia […] per la conquista dell’anima digitale dell’umanità […]
[…] vale la pena concentrarsi sul primo fotogramma di questo film: venerdì 17, quando a mezzogiorno si collega in videoconferenza coi membri del cda, Altman non sospetta nulla: è a Las Vegas dove sta seguendo le prove del Gran premio di Formula Uno. La comunicazione del suo licenziamento è, per lui, un fulmine […]
I suoi rapporti con alcuni membri del board si sono gradualmente deteriorati nell’ultimo anno: tutto è cominciato il 30 novembre 2022 col lancio di ChatGPT. […] una scossa […] per il vertice dell’azienda.
OpenAI non è un’impresa “normale”. E Altman non è un imprenditore tradizionale. Ha sempre mostrato sensibilità sociale e politica. Voleva fare il governatore della California, ma poi ha scelto un’altra missione: sviluppare l’intelligenza artificiale governando in modo etico una tecnologia capace di raggiungere e superare le capacità umane. E, non volendo ripetere il percorso di Google, passata dall’idealismo al turbocapitalismo una volta in Borsa, fonda il laboratorio di ricerca OpenAI […] come società filantropica.
Ma l’addestramento dell’intelligenza artificiale costa caro. Servono finanziamenti imponenti che la filantropia non può assicurare. Così nel 2019 Altman affianca al laboratorio una società commerciale: Microsoft entra al 49% con un miliardo di dollari. Per non tradire l’intento filantropico, Altman lascia la OpenAI commerciale sotto il controllo di quella no profit.
Che la Silicon Valley stia inseguendo un’altra delle sue utopie emerge chiaramente col lancio di ChatGPT. Altman […] spinge per accelerare la corsa verso il raggiungimento dell’AGI, l’intelligenza artificiale di capacità analoghe o superiori a quelle dell’uomo. Sa che ci sono rischi, propone regole, ma vuole soprattutto mantenere il primato.
Il board della no profit (6 membri) è spaccato: tre consiglieri — le ricercatrici Helen Toner e Tasha McCauley e l’imprenditore Adam D’Angelo — sono seguaci della filosofia dell’effective altruism: una corrente di pensiero, diffusa nella Silicon Valley, che spinge a usare le risorse e la tecnologia per massimizzare, in modo misurabile, i benefici per l’umanità.
Altman sottovaluta il malessere di mezzo consiglio e continua sfornare derivati commerciali di ChatGPT, GPT4 e la versione grafica Dall-E: pensa che alla fine questi «frenatori» (o doomers, quelli che temono catastrofi) avranno un ruolo di coscienza critica poco più che decorativo.
Nel board, però, c’è un quarto consigliere, Ilya Sutskever, che è anche il capo degli scienziati di OpenAI e un suo cofondatore. […] è eccitato dai progressi della tecnologia […] ma è anche terrorizzato dai rischi di abusi.
Da sempre intimo di Altman, nell’ultimo anno Ilya ha preso a criticarlo: è ossessionato dai pericoli della tecnologia che lui stesso sta creando. […] Secondo a Reuters alla vigilia della rottura il consiglio riceve da alcuni ricercatori una lettera nella quale si avverte che un nuovo filone di ricerca chiamato Progetto Q* (o Q star) promette di dare un’accelerazione improvvisa al progresso già rapido dell’AI. Alla capacità di elaborare il linguaggio si sta aggiungendo quella di risolvere problemi matematici sempre più complessi: l’AGI forse è a portata di mano.
Sam Altman in audizione al senato usa
[…] Nella partita tra doomers e boomers l’equilibrio si è spostato a favore di questi ultimi. Altman ha chiarito che rientra per rafforzare l’alleanza con Microsoft: ha investito 13 miliardi in Microsoft e, dopo il grande spavento, vuole contare di più. La governance di OpenAI cambierà: nel futuro consiglio di nove membri probabilmente ci saranno anche Altman e Microsoft.
Per ora, però, nel board emergenziale di soli tre consiglieri che dovrà riorganizzare l’azienda dopo aver svolto un’inchiesta, affidata a investigatori indipendenti, su quanto accaduto, Sam e il gigante di Seattle non ci sono. […] L’utopia filantropica è tramontata ma il partito dell’AI etica spera ancora di avere uno spazio perché stavolta la posta va oltre i confini del mondo del business. […]
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