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"DELFIN” CURIOSO – DA DOVE ARRIVA LA NOTIZIA CHE LA HOLDING DEI DEL VECCHIO POTREBBERO LIQUIDARE IL…
CHI SALVERA' LE BANCHE VENETE? SCRICCHIOLA L’INTERVENTO DI SISTEMA - IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CRT, GIOVANNI QUAGLIA: “NON ESISTE, ABBIAMO GIA' DATO” – TITUBANZE DA INTESA E UNICREDIT - TROPPO ALTO IL CONTO DA PAGARE: TRA POCHE SETTIMANE, L'ESBORSO POTREBBE SALIRE A 20 MILIARDI, A FRONTE DEL MILIARDO E 250 MILIONI CHIESTO OGGI...
1 - BANCHE VENETE:QUAGLIA,INTERVENTO SISTEMA? NON ESISTE
Da Ansa
"Non esiste, abbiamo già dato per la nostra banca". Così il presidente della Fondazione Crt, Giovanni Quaglia, ha risposto ai giornalisti su un possibile nuovo intervento di sistema per le banche venete. "L'imperativo categorico è differenziare. Non ha senso concentrare tutte le risorse nello stesso settore", ha aggiunto Quaglia a margine della presentazione del primo progetto nazionale sul social impact bond per il reinserimento sociale lavorativo dei detenuti. "I soldi li metteranno i veneti".
2 - POP VENETE QUANTO TEMPO PERSO
Stefano Righi per “l’Economia - Corriere della Sera”
Una grande confusione. La notizia, non smentita, che il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan abbia interessato Intesa Sanpaolo e Unicredit del salvataggio di Popolare di Vicenza e Veneto Banca - nei fatti chiedendo loro di accollarsi gli 1,25 miliardi che ancora mancano per ottenere il via libera dai vigilantes europei alla ricapitalizzazione precauzionale - apre una serie di ipotesi non tutte rassicuranti.
Il punto di partenza è, fuori di ogni dubbio, la posizione del ministro Padoan quando, tre settimane fa, assicurava risolutamente che il bail -in non è una ipotesi allo studio nella vicenda delle due ex popolari del Nordest.
Ancora non si è capito qual è l' asso nella manica del governo italiano, di certo non sembrava poter essere l' intervento delle due big del credito nazionale: il ceo di Intesa, Carlo Messina, ha più volte ribadito che non è interessato ad alimentare l' esperienza del Fondo Atlante, né si è mai detto in Ex popolari Venete Fabrizio Viola, amministratore delegato della Popolare di Vicenza e presidente del comitato esecutivo di Veneto Banca interessato ad un intervento diretto sulle due venete.
piercarlo padoan margrethe vestager
Una linea che condivide con uno dei maggiori azionisti della banca, la Fondazione Cariplo guidata da Giuseppe Guzzetti. Dall' altra parte, in casa Unicredit, a fronte di una timidissima apertura del vice di Jean Pierre Mustier, Gianni Franco Papa, diversi grandi azionisti esteri, i più provati dal recente aumento di capitale, probabilmente neppure sanno localizzare Vicenza e Treviso...
URGENZE
La situazione permane ai limiti del crollo. Così qualcuno sta riconsiderando la propria posizione. Non Margrethe Vestager, che pare irremovibile sulla richiesta di denari privati, anche per la debolezza della posizione italiana: le prospettive elettorali e soprattutto post elettorali inducono i rappresentanti di Roma alla cautela e a Bruxelles possono quindi fare la voce grossa. Così il bail in, allontanato a parole, viene riproposto con alcune variazioni sul tema. Con particolare riguardo alla circonferenza dell'«in». Se inizialmente si considerava l' insieme degli shareholders, ora «in» significa soprattutto i partecipanti al sistema bancario.
È indubbio ci siano state in passato delle deficienze nei controlli che hanno impedito la sana autoregolamentazione del sistema, carenza questa già evidenziata all' epoca della rielezione di Giuseppe Mussari alla presidenza dell' Abi, come è altrettanto chiaro che il meccanismo consortile della tutela dei depositi fa si che già oggi l' insieme delle banche sane sia chiamato a porre rimedio, in caso di insolvenza, ai guai causati dalle due venete.
Calcolatrice alla mano, i 1.250 milioni cash oggi necessari, potrebbero in un domani molto vicino moltiplicarsi per dieci. Questione di settimane, non di mesi. Un' ipotesi nella quale avrebbero tutti da perdere, le banche private che dovrebbero in base ad accordi già sottoscritti raccogliere i cocci delle venete e garantire i correntisti, fino alle casse pubbliche che si troverebbero a dover garantire gli 11 miliardi di bond recentemente emessi dalle due banche per soddisfare esigenze di liquidità.
Un conto già così superiore ai venti miliardi di euro, a cui aggiungere le ricadute economiche sul territorio e quelle occupazionali. In sintesi, un disastro ben peggiore dell' attuale. Che fare? A fronte di una prospettiva simile, tutto è permesso. Anche una repentina marcia indietro da parte dei due big del settore: nell' interesse di tutti talvolta è più opportuno perdere un poco la faccia che perdere miliardi di euro.
Il week end è iniziato con gli sherpa al lavoro. Finalmente si è compreso che il fattore tempo, come ha insegnato recentemente il Banco di Santander in Spagna, è una variabile centrale nella riuscita di un business plan. Si stanno cercando soluzioni rapidamente praticabili e condivise, ancorché a denti stretti. Domani è il giorno di Sant' Antonio da Padova, città a metà strada tra Vicenza e Treviso. C' è chi spera nel miracolo.
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