DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Paola Pica per il Corriere della Sera
L' obiettivo ultimo è chiaro e da ieri sera è anche nero su bianco in una breve nota diffusa a interrompere la lunga attesa dei mercati. Intesa Sanpaolo valuta l' ipotesi di dar vita con le Assicurazioni Generali a un campione nazionale del risparmio in grado competere in Europa e, ancor prima, di arginare l' avanzata straniera, e in particolare francese, in un settore strategico e già provato solo poche settimane fa dal passaggio al gruppo d' Oltralpe Amundi della società dei fondi comuni di Unicredit, Pioneer.
La parola chiave, per Intesa è «combinazione industriale». Ancora non sarebbe stato decisa, tuttavia, la modalità con la quale, la prima banca italiana, tra le meglio posizionate per patrimonializzazione e redditività sulla piazza internazionale, possa combinarsi con la compagnia leader, a tutt' oggi partecipata al 13 per cento da Mediobanca.
Le ipotesi allo studio sono diverse e tutte destinate a cambiare gli equilibri del capitalismo italiano. Nessuna di queste possibilità sarebbe stata fin qui formalizzata al consiglio di amministrazione, convocato venerdì con un ordine del giorno sul budget stabilito alcune settimane fa, come assicurato ieri dal presidente Gian Maria Gros-Pietro.
La mossa preventiva , e in chiave anti-scalata delle Generali guidate dal manager francese Philippe Donnet, che lunedì a sorpresa ha comprato il 3% dei diritti di voto della stessa Intesa Sanpaolo, ha costretto la Consob a convocare a Roma, in audizione, alcuni dei protagonisti della partita aperta tra le grandi manovre sui titoli in Piazza Affari.
Oltre ai rappresentanti di Intesa e del Leone di Trieste, la Commissione che vigila sulla società e la Borsa ha chiesto lumi anche a Unicredit. E come mai proprio Unicredit? Guidata anch' essa da un francese, Jean-Pierre Mustier, Unicredit siede in cima alla catena di influenza su Mediobanca della quale è il primo azionista con quasi il 9%.
Una quota che la Bce avrebbe suggerito di alleggerire, o di dismettere, ai fini del rafforzamento patrimoniale che vede Unicredit prepararsi ad affrontare, nelle prossime settimane, una maxi ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro.
Il quadro è a dir poco in movimento e tra gli scenari presi in (seria) considerazione da analisti e banche d' affari c' è pure quello di un ingresso di Intesa in Mediobanca, via Unicredit. Potrebbe essere questa l' alternativa assai suggestiva, e non priva di controindicazioni, al piano più lineare e scontato: il lancio di un' offerta di scambio sulla larga maggioranza del capitale di Trieste, almeno il 60%, dopo le regole sugli incroci di partecipazioni stabilite dal Testo Unico sulla Finanza e scattate dopo l' acquisto del 3% di Intesa da parte di Generali. Al di là dell' efficacia dell' eventuale manovra, l' idea di un abbraccio di Intesa e Mediobanca, i due mondi a lungo distanti e opposti, scatena le scommesse in Borsa, mentre qualcuno comincia a fare i conti.
philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali
Carlo Messina, il manager chiamato alla guida della banca nell' autunno del 2013, si è preso ancora qualche ora di riflessione. Questa mattina è in volo verso Mosca per un incontro al Cremlino con il presidente Vladimir Putin: la banca italiana era in prima fila, con un finanziamento fino a 5,2 miliardi di euro a supporto dell' operazione formato da Glencore e il fondo sovrano del Qatar hanno acquisito il 19,5% del capitale del big del petrolio Rosneft.
Al suo ritorno, Messina celebrerà con il fondatore Giovanni Bazoli e gli azionisti storici della banca il decimo compleanno dalla fusione degli istituti di Milano e Torino. E forse scioglierà i nodi sul prossimo possibile salto in avanti, con la creazione del gruppo da 60 miliardi di capitalizzazione e oltre 800 miliardi di risorse amministrate, il polo che potrebbe nascere dalla combinazione industriale con Generali.
philippe donnet gabriele galateri di genola
Le condizioni irrinunciabili, per Messina, sono indicate in modo esplicito nel comunicato diffuso ieri sera: qualunque operazione dovrà avvenire «secondo stringenti criteri di preservazione della leadership di adeguatezza patrimoniale e coerentemente con la politica di creazione e distribuzione di valore dei propri azionisti».
Bisogna infatti ricordare che la maggioranza dei soci del gruppo è rappresentata da investitori istituzionali prevalentemente esteri. Qualunque scelta sulle Generali non potrebbe dunque rientrare nei vecchi schemi di racconto della finanza, ma sarà valutata sulla base delle prospettive di redditività che potrà offrire.
Ieri il fondo Harris che ha il 2,8% di Intesa ha sottolineato i rischi di un' eventuale fusione. Secondo le nuove regole, i coefficienti previsti nel caso di investimento assicurativo sono infatti più stringenti. Dopo la distribuzione di un dividendo da 3 miliardi nel 2016, la cedola promessa da Messina e per l' esercizio in corso è di 4 miliardi.
Un bonus al quale gli azionisti non vorranno rinunciare. Il piano industriale in corso, viene comunque ricordato nella nota, prevede proprio la crescita nel risparmio e nel private banking anche se questa potrebbe essere perseguita anche con «partnership internazionali» e non solo con le acquisizioni come pure proposto «dalle banche d' affari».
Chi tra gli altri si è esercitato ieri sugli scenari possibili sono gli analisti di Equita per i quali al lancio di un' offerta di scambio sulle Generali potrebbe essere preferito l' ingresso in Piazzetta Cuccia. Con l' acquisto della quota di Unicredit e il successivo lancio di un' offerta su Mediobanca stessa: in questo modo, Intesa Sanpaolo, oltre a controllare un business «più affine» diventerebbe indirettamente il primo socio di Generali con il 13% e potrebbe coagulare una minoranza di blocco in chiave anti-scalata, difendendo così il Leone dalle mire di potenziali pretendenti esteri, a partire da Axa .
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