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Nicola Sellitti per "Affari & Finanza - la Repubblica"
La scommessa dei fondatori della app svedese, quel 23 aprile del 2006, fu di puntare tutto sullo streaming e sulla doppia formula dell'abbonamento mensile e del gratuito con pubblicità. A fine 2020 ha doppiato Apple Music.
Quindici anni per riscrivere la storia dell'industria musicale. Spotify festeggia il suo compleanno con lo sguardo rivolto ai primi anni del nuovo secolo segnati dalla pirateria, con siti peer-to-peer come Napster e Limewire che prosciugavano le tasche delle etichette discografiche negli Stati Uniti e poi in Europa.
Secondo la Record Industry Association of America (Riaa), il mercato americano aveva perduto circa otto miliardi di dollari di entrate tra il 1999 e il 2014. Dal cd, dal vinile, dalla musica fisica a quella liquida, un file audio distribuito gratis e illegalmente, scaricato in pochi attimi.
Il sistema era in crisi, senza soluzioni. Poi, il 23 aprile 2006, dagli imprenditori svedesi Daniel Ek e Martin Lorentzon, è partita la controrivoluzione. E il lancio della piattaforma, due anni dopo: un servizio di streaming audio, perché i consumatori non volevano più spendere 20 euro per un cd ma erano aperti a investire dieci euro mensili per accedere a una vasta libreria musicale virtuale. Anzi, pure gratis, accettando l'ascolto di canzoni intervallato da spot pubblicitari.
Dal via di Spotify, tutto è cambiato: lo streaming musicale che occupava il 7% del mercato statunitense nel 2010 è arrivato all' 83% a fine 2020, con i ricavi nello scorso anno a quota 12,2 miliardi di dollari (Riaa), quinto anno di fila in crescita. E il segnale del successo e della retromarcia della pirateria c' è stato su un altro mercato di riferimento, il Regno Unito: secondo YouGov, tra il 2013-2018 il download illegale è sceso dal 18% al 10% e il 22% degli interpellati che ha scaricato musica si è impegnato a non farlo più entro i cinque anni successivi.
Ma il giro di boa, la certificazione del trionfo del modello Spotify, si è avuto nel 2016, quando, dati Riaa, i ricavi dallo streaming (34,3%) hanno superato quelli dai download musicali (34%): per Spotify c' era il 44% del mercato globale, mentre Apple Music perdeva il suo predominio (il 19%), iniziato con l' arrivo dell' i-Pod nel 2001 e nel 2003 di iTunes. Quattro anni dopo, Spotify, disponibile in 171 paesi, ha fatto registrare entrate per 7,8 miliardi di dollari.
A febbraio ha raggiunto il picco alla Borsa di New York, 387 dollari per azione, con il prezzo che è aumentato del 150% nell' ultimo anno: l' esordio a Wall Street è avvenuto nell' aprile 2018 (149 dollari per azione), con capitalizzazione di mercato a 26,5 miliardi di dollari dopo il primo giorno di contrattazioni. Nel secondo trimestre dello scorso anno Spotify, secondo Counterpoint, è stato leader nel settore con il 34% del mercato globale, davanti a Apple Music (21%), Amazon Music (15%), Tencent Apps (12%), YouTube Music (5%).
La piattaforma svedese inoltre ha contato nell' ultimo trimestre del 2020 su circa 345 milioni di utenti attivi mensili (erano 68 milioni all' inizio del 2015), di cui 121 in Europa e 83 in Nord America. Mentre gli abbonati a Spotify Premium, secondo i dati di Statista, sono stati 155 milioni alla fine dello scorso anno (erano 18 milioni all' inizio del 2015), più del doppio degli avversari: 72 milioni per Apple Music, 55 milioni per Amazon Music, 30 per YouTube Music (che comprende anche il servizio YouTube Premium).
La quota principale di abbonati è europea (62 milioni), mentre 45 milioni sono dal Nordamerica.
Insomma, le statistiche di un dominio. Tra gli altri dati da sottolineare su Spotify, una libreria da 70 milioni di canzoni (stessa cifra per Apple Music e Amazon Music e Unlimited) ma 60 mila nuovi brani in aggiunta ogni giorno e un ascolto medio quotidiano sulla piattaforma di 140 minuti in Nord America - dati GlobalWebIndex - e 99 minuti in Europa.
Secondo ChartMasters (dati aggiornati a febbraio), è Shape of You dell' irlandese Ed Sheeran la canzone più ascoltata di sempre sulla piattaforma, con 2,7 miliardi di clic, mentre il rapper canadese Drake risulta l' artista più seguito: i suoi brani hanno totalizzato oltre 36 miliardi di ascolti, in classifica davanti a Ed Sheeran (27 miliardi), poi Ariana Grande (23,1 miliardi). E tra le prime posizioni si ritrovano anche Eminem (al sesto posto, 21,8 miliardi), Justin Bieber (19,7 miliardi) e Taylor Swift (16,9 miliardi). L' artista con più seguito su Spotify nel 2020 (8,3 miliardi di clic) è stato il cantante portoricano Bad Bunny.
Ma non c' è solo musica per Spotify: da qualche mese il focus è sulla produzione di podcast originali. Erano 2500 sulla piattaforma nel 2018, ora sono oltre due milioni (dati di Bloomberg), con 500 milioni di dollari spesi per acquisire le piattaforme Gimlet Media e Anchor, per consentire agli utenti di creare un podcast in autonomia.
PODCAST SPOTIFY MICHELLE OBAMA
Le entrate stimate da podcast nel 2020 sono state 659 milioni di dollari, ma margine appare ancora più alto nel 2021, contando sul traino di programmi come The Michelle Obama Podcast e di Archewell Audio, il podcast di Harry e Meghan, con prima puntata registrata a dicembre 2020. Ma Spotify punta anche sull' asse con Facebook: il progetto si chiama Boombox, ovvero un programma che consentirà agli utenti di ascoltare sia musica che i podcast in streaming da Spotify senza lasciare l' app di Facebook.
Ma non ci sono solo luci per il colosso svedese: è sul tavolo l' aumento delle royalties agli artisti.
Qualche giorno fa Apple Music ha annunciato che pagherà ai titolari dei diritti musicali un centesimo di dollaro per ogni ascolto, mentre l' app svedese, oggetto delle proteste degli artisti, oscilla ancora tra 0,3 e 0,5 centesimi.
Una rigidità che ha portato a diverse manifestazioni di protesta anti-Spotify, anche sotto la sede newyorkese dell' azienda, al culmine della campagna Justice at Spotify, lanciata nel 2018 e che ha raccolto le firme di 28 mila artisti.
Nel frattempo, Spotify diversifica: per il lancio promozionale del disco del rapper britannico AJ Tracey, ecco Flu Game, un videogioco di basket, con titolo ispirato a una famosa partita delle finali Nba del 1997 vinta dai Chicago Bulls di Michael Jordan sugli Utah Jazz, nonostante Jordan nelle ore precedenti alla gara fosse debilitato da un' intossicazione alimentare. Dunque, si prova l' ingresso in un nuovo mercato con la mission di fidelizzare i fan dei videogames alle piattaforme di streaming musicali.
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