DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Caterina Soffici per "il Fatto Quotidiano"
Lo dicevano i sondaggi. Lo hanno confermato i voti. Il vero vincitore delle elezioni inglesi è l'Ukip, il partito indipendentista di Nigel Farage, che si impone adesso come la nuova realtà politica destinata a cambiare lo scenario britannico e i giochi delle future alleanze. Che i dati definitivi (previsti nella nottata) lo confermino primo o secondo partito, in un testa a testa di appena un punto con i laburisti, poco importa.
Il fatto è che una piccola formazione, la quale per il sistema uninominale delle elezioni nazionali (vince il seggio nella circoscrizione solo chi arriva prima, gli altri voti non contano) non è riuscita mai a mandare neppure un parlamentare a Westminster, con questa tornata elettorale farà il pieno di seggi a Bruxelles e aumenta in maniera consistente (a fine giornata si sfioreranno i 200 consiglieri in più) il già cospicuo bottino nelle amministrazioni locali.
Le schede delle europee saranno aperte solo domenica, quando chiuderanno i seggi in Italia, l'unico dei paesi dell'Ue dove si vota fino alle 23. Quindi è obbligatorio aspettare per dire l'ultima parola, ma il terremoto che scuote la politica britannica è già visibile con lo spoglio delle schede locali: si è votato per il rinnovo di 161 amministrazioni, tra cui alcuni importanti Borough di Londra (i grandi quartieri in cui è suddivisa la capitale) con 4mila poltrone in ballo.
E il responso è una doccia fredda per i partiti della coalizione di governo (i conservatori di David Cameron e i liberaldemocratici di Nick Clegg). Chi vince è chiaro, chi perde un po' meno, a parte i Libdem, praticamente dimezzati. Ma anche i labursti di Ed Miliband, che possono cantare vittoria per aver difeso Londra dall'attacco delle truppe xenofobe e nazionaliste di Farage e strappato alcuni importanti Borough ai conservatori (tra cui Hammersmith and Fulham , una delle roccaforti di Cameron nella capitale), subiscono catastrofiche sconfitte in alcune aree tradizionalmente di sinistra, come le Midlands e alcuni distretti operai del nord dell'Inghilterra.
Un segnale preoccupante, in vista delle elezioni politiche dell'anno prossimo. Sunderland, per esempio, città portuale dell'Inghilterra nord orientale, tradizionale feudo del Labour, dove l'Ukip non si era mai presentata prima, è stata espugnata con un incredibile 30 % di consensi.
Gli indipendentisti sono guidati da Nigel Farage, pittoresco personaggio che spara a pallettoni contro l'Europa e la euroburocrazia (ma verrà eletto per la quarta volta a Bruxelles, dove siede ininterrottamente dal 1999); che ce l'ha con gli stranieri (ma ha moglie tedesca); che lasciò i conservatori per fondare un partito molto più estremo, anti immigrazione e nazionalista; che vuole abbassare le tasse ai ricchi e chiudere le frontiere inglesi.
La crisi, la disoccupazione, il taglio dei sussidi e la paura che gli stranieri sfruttino quel poco di welfare state che l'Inghilterra fornisce ancora ai cittadini, le scuole sovraffollate, il taglio dei sussidi ai disoccupati e alla sanità hanno giocato a favore dell'Ukip. L'Essex Man appoggia l'Ukip, titolano i tg inglesi.
L'uomo dell'Essex è come la casalinga di Voghera: è l'emblema dell'elettore medio basso che portò al successo Margaret Thatcher nel 1989, contro l'establishment e contro ogni previsione. Così oggi Essex Man sta con Farage e il terremoto è solo all'inizio. L'affermazione del nuovo contendente a un anno dalle elezioni cambia gli scenari della politica britannica: non più un sistema tripartitico, ma a 4. E niente sarà più come prima.
Nigel farageNIGEL FARAGE UKIP palazzo di Westminster - Houses of Parliamentpalazzo di Westminster - Houses of ParliamentCAMERON, MERKEL, RENZI
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