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Massimo Sideri per “Il Corriere della Sera”
Giornata calda per Telecom Italia. Oggi il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, insieme a Giuseppe Recchi, Marco Patuano e Tarak Ben Ammar, rispettivamente presidente, amministratore delegato e consigliere del gruppo telefonico, prenderanno un volo aereo per incontrarsi con il presidente e principale azionista di Vivendi, Vincent Bolloré. Ma la destinazione non sarà Parigi. Bensì la Costa Smeralda, in Sardegna, dove il finanziere bretone ama spesso recarsi con il suo megayacht da 60 metri, il Paloma (diventato famoso nel 2007 per delle discusse vacanze dell’allora presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, e la première dame, Carla Bruni).
D’altra parte i tempi sono ormai strettissimi, il piano con anche i numeri e le diverse opzioni è più o meno nero su bianco e per mercoledì pomeriggio è già stato convocato ufficialmente il board di Telecom Italia.
L’incontro di oggi — il secondo dopo quello che si era tenuto a Parigi circa una settimana fa — dovrebbe concentrarsi su una delle questioni più delicate dell’offerta per la brasiliana Global Village Telecom di Vivendi: la governance della nuova società che si verrebbe a formare con l’integrazione di Gvt e di Tim Brasil, la società di Telecom Italia.
Proprio per questo la presenza del presidente Recchi riveste particolare importanza sia perché completa il quadro delle mosse che Telecom Italia può fare (Recchi ha diverse deleghe) sia per poter parlare a nome di una compagine più ampia e dimostrare che il piano per Gvt non è un progetto solo di Patuano. Ben Ammar è presente anche come esperto di media.
Comunque, visto che i rispettivi consigli di amministrazione devono ancora esprimersi, il confronto dovrebbe vertere più sull’architettura che sul singolo dato.
Le strade da seguire sarebbero due ma a questo punto il boccino passa in mano a Bolloré che si trova innegabilmente nella posizione privilegiata di chi può contare su due contendenti che lo corteggiano. Rimane difatti ben valida l’offerta di Telefonica che, anzi, per ora è l’unica ufficialmente arrivata e che potrebbe anche essere arricchita con un rilancio.
Le opzioni finora emerse sono due: la prima vede Telecom Italia con una quota di minoranza nella società brasiliana che nascerebbe dalla fusione Gvt-Tim Brasil e patti che le garantirebbero una posizione forte nella governance, mentre l’ingresso di Vivendi nel capitale del gruppo italiano sarebbe regolato da opzioni.
ALBERTO NAGEL E ROBERTA FURCOLO
Mentre questa ipotesi potrebbe rendere per Telecom Italia l’operazione più rapida e competitiva rispetto a quella di Telefonica, per i soci Telecom Italia sembra più interessante finanziare parte dell’acquisizione di Gvt offrendo una quota rilevante nel gruppo, pari al 15-20%, emessa in seguito a un aumento di capitale riservato. Una mossa di questo tipo, con l’aggiunta di una parte in contanti, dovrebbe consentire alla società italiana di essere invece l’azionista di maggioranza della società fusa in Brasile (il piano «Centauro» com’è chiamato in codice) e di liberarsi nel contempo dall’influenza di Telefonica, considerata da alcuni azionisti Telecom negativa.
Questa soluzione, oltre agli effetti diluitivi per i soci del gruppo italiano, potrebbe essere però meno interessante per gli azionisti Vivendi, rispetto a una semplice operazione carta contro carta Gvt-Tim Brasil, che darebbe loro azioni della nuova entità brasiliana, finanziariamente considerate più attraenti rispetto ai titoli Telecom Italia.
Un recente report di Société Generale, valuta l’equity value di Tim Brasil, di cui Telecom detiene il 67%, 8,7 miliardi di euro e quello di Gvt 6,6 miliardi. Nel caso di fusione carta contro carta Telecom avrebbe il 38% della nuova entità, Gvt il 43%.
Il rebus potrebbe essere risolto oggi stesso dal confronto .
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