DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luigi Grassia per “la Stampa”
Ci sono grandi novità su Tim: l' azionista francese Vivendi cerca di riavviare il dialogo con gli altri due soci, Elliott e Cassa depositi e prestiti, e apre alla possibilità di una rete unica con Open Fiber. La stessa Vivendi propone però di revocare i 5 consiglieri d' amministrazione di Tim espressi dal fondo americano, e indica una lista di nomi (classificati come «indipendenti») per sostituirli; fra questi figura Franco Bernabè, e sarebbe proprio su di lui, anche in virtù del curriculum da top manager nelle telecomunicazioni, i francesi punterebbero per la presidenza; non avanzano invece pretese sull' amministratore delegato, e questo spiana la strada alla conferma di Luigi Gubitosi.
Il momento della verità sarà il 29 marzo con l' assemblea dei soci; al momento Vivendi ha la maggioranza relativa con il 23,9% mentre sull' altro fronte il fondo d' investimenti americano Elliott ha il 9,5% ma - secondo fonti finanziarie - potrebbe salire al 15%; e se si considera che la Cassa depositi e prestiti ha il 5% ma ha già annunciato di poter crescere al 10%, a conti fatti i due azionisti Elliott e Cdp potrebbero mettere assieme il 25% scavalcando Vivendi.
FRANCO BERNABE' ARNAUD DE PUYFONTAINE
L' apertura di Vivendi alla possibilità di rete unica Tim-Open Fiber rende più concreto il progetto di fusione caldeggiato dal governo ma che divideva i principali azionisti di Telecom Italia. Il gruppo guidato da Arnaud de Puyfontaine pone alcune condizioni: una vaga (chiede che l' operazione venga realizzata «a condizioni corrette ed eque da un punto di vista operativo, finanziario e normativo») e una molto precisa, cioè la supervisione di «un consiglio composto in maggioranza da amministratori indipendenti».
I francesi hanno da ridire sulla «inadeguata gestione» degli amministratori indicati dal fondo Elliott, che ha «portato Tim in una situazione precaria». La proposta di Vivendi «per restituire valore a Telecom Italia» è spiegata in un documento di 48 pagine pubblicato nel quadro di una sollecitazione di deleghe di voto. I francesi propongono (fra l' altro) di revocare i cinque membri del consiglio di amministrazione (su un totale di dieci) designati da Elliott, per sostituirli con cinque amministratori indipendenti, fra cui quattro italiani «e nessuno con l' ambizione di candidarsi alla carica di amministratore delegato».
singer fondatore fondo elliott
Le cinque persone che Vivendi vorrebbe revocare sono Alfredo Altavilla, Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti e Dante Roscini. Al loro posto vorrebbe Franco Bernabè, Gabriele Galateri di Genola, Flavia Mazzarella, Rob van der Valk e Francesco Vatalaro. La nuova composizione del cda, secondo Vivendi, «ristabilirà le condizioni e le garanzie necessarie a consentire una governance adeguata e a mantenere le promesse», visto che il fondo americano, sempre secondo Vivendi, avrebbe provocato «una distruzione di valore» di Tim, mettendo in pericolo la stabilità finanziaria e provocando il deprezzamento delle azioni.
Solo un consiglio d' amministrazione indipendente, dicono i francesi, «potrà godere della credibilità e della fiducia di tutti gli azionisti, condizioni necessarie per implementare in modo obiettivo qualsiasi piano industriale strategico». In concreto che cosa si dovrebbe fare? I francesi si dicono disposti a discutere «qualsiasi proposta che si riveli nel miglior interesse a lungo termine di tutti gli azionisti degli altri stakeholder di Tim», inclusi «modelli di business alternativi di rete fissa» e «iniziative di riduzione del debito, potenziale vendita di asset non strategici, semplificazione della struttura del capitale». Obiettivo ultimo è tornare a distribuire dividendi, che non si vedono da anni.
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