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Carlotta Scozzari per Dagospia
Le pulizie avviate da Unicredit nel "dopo Profumo" non finiscono mai. Proprio oggi la banca guidata dall'amministratore delegato Federico Ghizzoni, che ha sostituito Mister Arrogance (ora alla presidenza del Monte dei Paschi) nell'autunno del 2010, ha annunciato una nuova ondata di svalutazioni per lo più legate a crediti concessi e, in generale, a operazioni realizzate almeno quattro anni fa.
Svalutazioni che hanno fatto lievitare le perdite segnate da Unicredit nell'ultimo trimestre dell'anno a quota 15 miliardi. Una cifra quasi inimmaginabile per una singola banca. Per provare a rendersi conto di quanto vale questo "rosso" si può pensare a quanto serve ora al premier Matteo Renzi per ridurre il cuneo fiscale: 10 miliardi. Ecco, per arrivare alla perdita registrata da Piazza Cordusio soltanto negli ultimi tre mesi del 2013, bisogna aggiungere a questa cifra ancora la sua metà .
E 15 sono anche i miliardi di aiuti che l'Europa ha deciso di concedere la settimana scorsa all'Ucraina, ovvero a un'intera nazione alle prese con una crisi violenta. Peccato soltanto però che i 15 miliardi dati all'Ucraina siano in dollari e dunque corrispondano a 10,82 miliardi di euro. In altri termini, meno della perdita trimestrale della banca.
Ma come ha fatto Unicredit a darsi una mazzata del genere? Innanzi tutto, ci sono 9,3 miliardi di svalutazioni degli avviamenti, vale a dire quel valore "immateriale" che viene caricato come attività di bilancio ogni qual volta si procede con un'acquisizione.
Adesso, il valore residuo dell'avviamento iscritto nel bilancio di Unicredit è pari ad appena 3,5 miliardi, come spiega una nota dell'istituto di credito "in linea con i livelli del 2004". Insomma, è un po' come se la maxi espansione avviata da Profumo in Germania e nell'est Europa dalla metà degli anni Duemila non ci fosse mai stata.
Il rosso di Unicredit sconta poi 7,2 miliardi aggiuntivi di accantonamenti su crediti a rischio, vale a dire su quei prestiti che adesso, con la crisi economica, fanno fatica a essere rimborsati. E anche qui il pensiero non può che andare alla vecchia gestione dell'attuale presidente di Mps, che - solo per citare un esempio - aveva concesso credito in ampia quantità ai Ligrestos.
In ogni caso le alternative sono due: o l'Unicredit di Profumo aveva commesso tutta una serie di gravi errori che adesso vengono pagati a caro prezzo, oppure ora la banca, con la scusa della vecchia e "cattiva" gestione, sta approfittando per buttare nel calderone delle perdite di tutto e di più. Tanto c'è qualcuno a cui dare, indirettamente, la colpa.
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