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UNICREDIT DECREPIT - LA BANCA DI GHIZZONI-PALENZONA-MONTEZEMOLO HA PERSO 18 MILIARDI DI CAPITALE DALL'INIZIO DELL'ANNO: 2,2 EURO È SUI MINIMI STORICI (NEL 2007 VALEVA 38 EURO!) - LOTTA SULL'AD: MORELLI ED ERMOTTI SI SONO TIRATI FUORI, PALENZONA SCHIERA IL COMPAGNO DI MERENDA NAGEL (UNICREDIT E' IL PRIMO AZIONISTA DI MEDIOBANCA...)

1. BORSA: MILANO CRESCE ANCORA (+1,8%) TRAINATA DALLE BANCHE

FEDERICO GHIZZONI E GIUSEPPE VITA FEDERICO GHIZZONI E GIUSEPPE VITA

 (ANSA) - Piazza Affari continua a crescere, con il Ftse Mib che sale dell'1,8%, trainato dalle banche. Anche le altre piazze europee si mantengono in terreno positivo. A Milano gli acquisti si concentrano su Bper, che sale del 5%, seguita da Unicredit (+4,5%), Mps (4,4%), Bpm (4,4%), Mediobanca (3,6%), Ubi (+3,8%) e Banco (3,9%). Per l'istituto di Verona, sotto aumento di capitale, bene anche i diritti (+34%). Gli unici titoli con segno meno sono Buzzi (-0,4%) e Anima Holding (-1,3%). Fuori dal listino principale, Rcs sale dell'1,2% a 0,74 centesimi (sopra gli 0,7 dell'offerta Mediobanca-Bonomi), e Cairo cresce dello 0,2% a 4,1 euro.

 

 

2. UNICREDIT, AD IN STALLO MA IL TITOLO HA PERSO 18 MILIARDI NEL 2016

Andrea Greco per “la Repubblica

 

mohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolomohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolo

Al falò dei miliardi gli azionisti Unicredit si scaldano da anni ormai. Oltre nove, da quel beato marzo 2007 in cui la banca segnò il massimo di 37,89 euro. Pure, quel che accade negli ultimi mesi è peggio: da gennaio l’azione perde il 57%, molto più delle rivali e degli indici, che comunque zoppicano. In miliardi sarebbero più di 18: quelli che distano dalla capitalizzazione di inizio anno e i 13,65 miliardi raggiunti ieri dopo il calo a 2,21 euro (-1,95%), sui minimi di sempre.

 

FONDO AabarFONDO Aabar

Quando si dice “la Borsa brucia” suona molto impersonale. Ci sono nove azionisti stabili padroni del 25% delle quote che da gennaio perdono 4,52 miliardi. Sono, dal maggiore, il fondo Aabar (5%), Blackrock (4,99%), Central Bank of Lybia (2,92%), Fondazione Cariverona (2,83%), Fondazione Caritorino (2,51%), Del Vecchio (2%), Fondazione Carimonte (1,97%), Allianz (2%), Caltagirone (1%).

 

VITA GHIZZONI AZIONISTI LIBICIVITA GHIZZONI AZIONISTI LIBICI

Sono gli stessi soci che da mesi battibeccano, tra loro e con i membri del consiglio, per trovare il sostituto dell’ad Federico Ghizzoni. Ma il mancato accordo sul nome fa dire al presidente Giuseppe Vita che la nomina arriverà «entro fine luglio». Una tempistica lunga come poche - si parla di una delle 29 banche mondiali a rilevanza “sistemica” - e che offre argomenti ai venditori e agli speculatori.

 

BIASI PALENZONABIASI PALENZONA

Il passo indietro del successore di Alessandro Profumo è avvenuto il 24 maggio, dopo mesi di mugugni di vari soci insoddisfatti proprio del rendimento dell’azione, e della banca italo-tedesca. Da allora dietro le quinte si è visto il tentativo di aggregare i consensi sulla candidatura di Marco Morelli, ben visto dai soci privati e dall’ente veronese.

 

Ma le divisioni sono ancora troppo alte: e Caritorino, nume di Mediobanca tramite il vice presidente Fabrizio Palenzona, ha buttato la palla avanti. Unicredit è infatti socio perno di Mediobanca, e il timore di ripercussioni future sull’azionariato della banca d’affari potrebbe indurre l’ad Alberto Nagel a competere per il posto di Ghizzoni.

 

alberto nagel  alberto nagel

Come secondo passo i soci, coordinati dal presidente Vita, avrebbero sondato Sergio Ermotti, ex vice di Profumo che ha risanato e guida Ubs: ma il banchiere ticinese ha detto no grazie. Siamo a giugno, e al conferimento del mandato ai cacciatori di teste di Egon Zehnder, che ora valutando il profilo ideale e tra poco lo declineranno sui nomi in partita. Chissà se ci sarà ancora quello di Morelli, che lunedì ha detto in una riunione interna a Bofa che «sta bene dove sta».

 

marco morellimarco morelli

I giorni passano e l’azione, complice Brexit o altro, va giù: nel dopo Ghizzoni fa quasi -30%. Tra i più mazziati i libici, entrati in Unicredit nel 2010 quando valeva 13 euro. O gli emiratini di Aabar, compratori nella stessa fase (e benché coperti al ribasso da opzioni). Ma anche Blackrock, che ha comprato forte circa tre anni fa, quando l’azione valeva il doppio. O l’ente scaligero, che ai valori del suo bilancio 2015 sconta una minusvalenza teorica sul miliardo (difatti è tra i soci che più criticano lo stallo attuale).

 

Sergio Ermotti Sergio Ermotti

Crt invece ha in carico a 4,38 euro la quota: se vendesse perderebbe sui 250 milioni. Più contenuta la perdita dei soci privati, entrati con l’aumento 2012, sui livelli odierni. Ma i privati, diversamente da altri, investono soldi loro. Per tutti il tonfo è ancor più sinistro considerato che tra le prime mosse del futuro capo ci sarà un altro aumento, che il mercato stima sui 5 miliardi.