FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Giorgio Meletti per il “Fatto Quotidiano”
La Carige (Cassa di risparmio di Genova) crolla in Borsa e si trascina dietro tutto il settore bancario e il listino di Milano, che chiude in rosso una giornata positiva per tutte le altre Borse europee.
L' istituto genovese, oggi controllato dall' industriale siderurgico Vittorio Malacalza , ha perso il 9,6 per cento del suo valore, chiudendo la giornata a 0,57 euro. Dall' inizio dell' anno il valore delle azioni Carige è più che dimezzato. Intanto scivolano di brutto anche Banca Popolare di Milano (-3,3 per cento) e Banco Popolare (- 4,2 per cento).
Ad agitare le maggiori banche italiane è il confronto difficile con la Vigilanza europea. Da circa un anno i maggiori istituti non sono più vigilati dalla Banca d' Italia ma direttamente dalla Bce. Il governatore europeo Mario Draghi non mette bocca e tutto fa capo alla francese Danièle Nouy , "presidente del Consiglio di vigilanza del meccanismo di vigilanza unico", secondo la dizione ufficiale.
La Vigilanza di Bankitalia era condotta sempre nella massima riservatezza, pure troppo, e in quella particolare tonalità della moral suasion fatta di colloqui, pressioni indirette e alle volte veri e propri ricatti, ma sempre nella più totale segretezza. La signora Nouy invece scrive perentorie raccomandate, e ordina al destinatario di renderle pubbliche.
Così l' amministratore delegato di Carige, Piero Montani , ha dovuto comunicare al mercato, nella tarda serata di giovedì, che il 19 febbraio scorso gli è arrivata la raccomandata.
Madame Nouy non suggerisce, ordina: entro il 31 marzo, cioè entro 18 giorni lavorativi comprendenti il periodo delle vacanze di Pasqua, deve predisporre un nuovo funding plan, cioè deve trovare nuovo capitale.
Poi con comodo, entro il 31 maggio, deve fare un nuovo piano industriale "che tenga conto del deterioramento dell' attuale scenario rispetto alle originarie previsioni" e che "rifletta nuove considerazioni sulle opzioni strategiche del gruppo".
Montani ha già ricevuto il preavviso di licenziamento da Malacalza, e si prepara a incassare una congrua buonuscita, visto che è uno dei banchieri più pagati d' Italia (1,7 milioni nel 2015). Toccherà al suo successore Guido Bastianini mettersi al lavoro con l' azionista per trovare nuovo capitale.
Qui bisogna notare un dettaglio molto significativo. Alla prossima assemblea Malacalza farà nominare anche un nuovo presidente, Giuseppe Tesauro , giurista di 73 anni che è stato presidente dell' Antitrust e della Corte Costituzionale, ma prima ha lavorato a lungo alla Corte di Giustizia Europea. Insomma, per guidare una banca oggi il requisito principale è saper trattare con le autorità di regolazione, cioè con la Vigilanza.
Per Carige i prossimi mesi saranno agitati.
Nel 2014, durante il Comprehensive Assessment, la severa revisione contabile condotta dalla Bce in vista della vigilanza europea, Carige ha chiesto e ottenuto dal mercato 800 milioni di nuovo capitale.
Non sono bastati ad accontentare la vigilanza, che a fine anno ha bocciato la banca genovese: simulando nei cosiddetti stress test un "drastico peggioramento dello scenario macroeconomico" i tecnici della Nouy hanno deciso che, nella peggiore delle ipotesi, se tutto fosse andato male anzi malissimo, Carige avrebbe avuto bisogno di altri 800 milioni di capitale. A luglio 2015 la banca guidata da Montani ha chiesto e ottenuto dal mercato gli 800 milioni di capitale aggiuntivo.
A fine 2015 la vigilanza europea aveva addirittura ridotto i requisiti di capitale per la Carige. Poi all' improvviso manda la lettera e chiede nuovo capitale. Il mercato, non sapendo se si tratti di severità insensata o se ci sia dietro la scoperta di qualche nuova brutta sorpresa nei conti Carige, corre a vendere le azioni.
Diversa ma uguale la storia di Bpm e Banco popolare. Stavano trattando per fondersi.
Una volta si andava alla Banca d' Italia e ci si metteva d' accordo più o meno. Adesso il gioco è più serio. Le due banche vanno a Francoforte dove gli vengono dettate le regole. La Vigilanza ha detto che senza un bell' aumento di capitale la fusione non sarà autorizzata.
L' amministratore delegato del Banco Popolare Pier Francesco Saviotti , banchiere di lunghissimo corso, ha battuto i pugni sul tavolo: "Se la Bce chiede l' aumento di capitale la fusione non si fa più".
Naturalmente madame Nouy non si piegherà agli strilli di un banchiere italiano ultrasettantenne e la fusione non si farà più. Come sopra: nel dubbio se sia la Nouy una tipa strana o se siano Saviotti e il suo collega di Bpm Giuseppe Castagna a fare i furbi, chi ha azioni delle due banche le vende. Chiunque abbia ragione questa appare la maniera più rapida ed efficace per finire di sfasciare le banche italiane.
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