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Lady Coratella per Dagospia
È partito il Vinitaly a Verona pronta a dare, come ogni anno, il peggio di sé. Tutti a lamentarsi, ad invocare il trasferimento della fiera altrove ma, di fatto, Verona non molla e fra code quaresimali per trovare un taxi, alberghi mediocri, stipati e costosi senza motivo, organizza questo circo per la 49esima volta.
Non solo, ma negli ultimi anni si sono aggiunti partner internazionali con manifestazioni out-of come Opera Wine dove le aziende sono sempre le stesse del Vinitaly, solo che si presentano con 24 ore di anticipo in città, su selezione della rivista americana Wine Spectator che, facendo cosa gradita al comune di Verona, allunga il brodo di un giorno. Bella mossa per incrementare ulteriormente il bilancio della settimana più ricca dell'anno per la città.
Overbooking da mesi per i ristoranti che, da ultimo, hanno sposato in massa il doppio turno tassativo. Se trovi posto alle 19.15 (calcolando che la fiera chiude alle 18.30 e almeno un'ora di fila al taxi non te la leva nessuno, non ce la farai mai ad arrivare prima delle 20), sappi che alle 21.15 devi portare via il culo di gran lena. Prova a fare le tue rimostranze col titolare del ristorante se hai coraggio. Ce l'hai presente quello che può uscire dalla bocca di un veneto quando si incazza?
Migliaia fra produttori, addetti ai lavori e visitatori al prezzo di 60 euro il biglietto, stanno per provare le nuove annate in uscita sul mercato, compresa la recente vendemmia 2014 che ha fatto pena un po' ovunque (tranne poche zone fra cui la Sicilia) ma che secondo i produttori più farfalloni è un'altra annata imperdibile.
Scarsa di produzione, ma buonissima a sentir loro. Staremo a vedere ma se la stagione, come ricorderete, ha prodotto frutta scadente lo scorso anno, non si capisce come l'uva possa essere uscita buona. Forse con un miracolo in cantina, con l'intervento provvidenziale di qualche abile winemaker, quelli che come la giri, la giri, il vino lo fanno sempre uguale. E allora che prodotto della natura è? I produttori contadini che ci stanno a fare?
Tanto fra un po' spariranno anche quelli a giudicare dalla campagna acquisti degli americani nelle Langhe e alle prossime acquisizione da parte di gruppi industriali speculatori che piano, piano stanno assorbendo debiti (ovvero aziende) dei piccoli produttori che non ce la fanno più.
Nel frattempo per dare una mano a questi contadini è in arrivo una nuova imposta, l'IMU agricola: tassa sui terreni agricoli lavorati. Una sorta di patrimoniale, quando la terra dovrebbe essere considerata un bene strumentale per imprenditori agricoli e coltivatori diretti, ovvero coloro che la lavorano. Sarebbe come tassare la laurea a un professionista o le forbici a un parrucchiere. Chi lavora la terra è equiparato a chi si limita ad acquistarla. Bel regalo all'economia agricola, proprio quel che ci voleva.
Venghino speculatori esteri, venghino signori, qui c'é il vino buono. (Cit. Caparezza)
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