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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Claudia Cristoferi per Reuters
Sembra in salita la strada di un nuovo patto Rcs, se anche Fiat, suo primo azionista, prende in qualche modo le distanze da questo progetto dicendo che per l'azienda è fondamentale la stabilità ma non è importante se questa passi per un accordo parasociale o meno.
Questa estate i soci del sindacato avevano deciso di darsi più tempo per esplorare la possibilità di una evoluzione dell'attuale patto, in scadenza il prossimo marzo, uscito fortemente modificato dall'aumento di capitale di luglio.
Oggi il presidente del Lingotto, John Elkann, ha ribadito il suo impegno nel gruppo editoriale ma ha sottolineato che le posizioni dei soci sono molto diverse e che l'obiettivo è garantire la stabilità , non necessariamente rinnovare o costruire un nuovo patto.
"Ci siamo rafforzati in Rcs per creare le condizioni per avere un assetto proprietario che dia la stabilità necessaria all'azienda in modo che possa continuare a portare avanti il suo piano", ha detto Elkann a margine di un convegno organizzato da ValoreD.
"Dopodiché, se ci sarà un patto, un patto di consultazione o non ci sarà affatto non mi preoccupa e non è quello a cui noi ci dedichiamo".
Il presidente di Fiat, che quest'estate in occasione dell'aumento d capitale ha raddoppiato la propria partecipazione in via Rizzoli al 20% circa, ha ricordato che la quota è "strategica" per il Lingotto. "Lo abbiamo sempre dichiarato, il nostro intento è garantire la stabilità di cui la società ha bisogno. Non vedo nessun vantaggio ad avere un patto o non averlo".
Sulle consultazioni in corso tra gli azionisti in vista della riunione del 7 ottobre, Elkann ha parlato di "assoluta armonia" ma ha sottolineato che "non tutti i soci hanno le stesse intenzioni". Alcuni, ha spiegato, hanno interesse a vendere, stimolati anche dal miglioramento dei risultati di Rcs dopo la recente iniezione di liquidità e per effetto del piano di sviluppo in corso; altri pensano - "e questa è la nostra ferma convinzione", ha detto - che la società "abbia bisogno di stabilità per andare ancora meglio". "Patti o non patti non mi interessano", ha ribadito.
Interpellato infine sulla contestata probabile cessione dell'immobile di via Solferino, sede storica del Corriere della Sera e luogo simbolo di Milano, Elkann non ha risposto direttamente ma ha citato il caso della Stampa: "Faccio parte di una cultura dove uno cerca di ragionare sul bene comune. Quando abbiamo avuto difficoltà nell'editoria, con La Stampa abbiamo deciso di cambiare sede, e questo lo abbiamo fatto in uno spirito costruttivo. Adesso è la migliore sede in Italia, una delle migliori al mondo per un giornale proiettato sul futuro. E' stata accolta con grande entusiasmo da parte di tutti e ha diminuito di molto i costi di funzionamento".
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